Gazzetta di Modena

La mostra

La Radio, affascinante strumento che ha fatto la storia e farà il futuro

Cristiana Minelli
La Radio, affascinante strumento che ha fatto la storia e farà il futuro

Dal 27 aprile a Montefiorino un percorso alla scoperta di un oggetto non solo di intrattenimento. L’esposizione celebra anche il ruolo cruciale che ebbe nella lotta della Resistenza

16 aprile 2024
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Montefiorino La radio, primo tessuto connettivo sociale magicamente parlante, ha compiuto un secolo. Può aver perso un po’ di smalto, ma mai il suo fascino e, soprattutto, ha sempre mantenuto intatto il suo mordente. La Rocca di Montefiorino, grazie a una collaborazione fra Comune, Pro Loco e Associazione culturale Radio Ramingo – progetto dell’associazione Ramingo APS che si muove sul web coinvolgendo tre Comuni: Palagano, Montefiorino e Frassinoro – per celebrare gli 80 anni della Resistenza del paese, (quando i partigiani occuparono la Rocca il 17 Giugno 1944), i 70 anni della nascita della Rai Radiotelevisione Italiana (3 Gennaio 1954), i 100 anni della radio in Italia (nata URI, Unione Radiofonica Italiana il 6 Ottobre 1924) e i 150 anni della nascita di Guglielmo Marconi, padre della radio, (25 Aprile 1874), le dedica una mostra evento, accompagnata da un catalogo, «La radio di Sauro da Marconi a Ramingo», che resterà aperta il 25, 27, 28 e 30 aprile, l’1, il 4 e 5 maggio dalle 10 alle 18 in sala consiliare. Il 27 aprile alle 18,30 cerimonia inaugurale con Radio Ramingo live Show, aperitivo & more. Gran patron dell’iniziativa l’instancabile Alberto Bazzani, oste del Castello di Gusciola e tessitore di sogni per passione, coadiuvato da Laura Pelliciari, altra anima Raminga, che annuncia: «Per chi vuole sperimentarsi alle prese con la radio il 27 aprile, in occasione della festa inaugurale, la nostra postazione web sarà a disposizione».

Il primo motore dell’evento?

«È partito tutto da Alberto Bazzani – aggiunge – grande connettore di realtà, che ha visto la possibilità di offrire, con questa mostra, un viaggio dalle origini di questo strumento a Radio Ramingo».

L’allestimento – nelle giornate d’apertura il collezionista sarà presente a fare da guida – propone un centinaio di pezzi raccolti da Sauro Carnicelli, toscano di Pescaglia, in provincia di Lucca: «Da anni colleziono radio d’epoca ed apparecchi elettronici vintage – racconta – grammofoni, registratori a nastro, radio a galena, a valvole, a transistor e tutto quello che riguarda questo particolare universo».

Qual è lo scopo della mostra?

«Parlare, soprattutto ai ragazzi, della storia della radio, della nascita, dell’evoluzione e, in particolar modo, del suo uso in tempo di guerra come mezzo di comunicazione e di propaganda dei vari regimi. Per una semplice radio si rischiava la vita. A Lucca il parroco don Aldo Mei venne processato ed ucciso per aver (in aggiunta ad altre due imputazioni) nascosto nella canonica una radio sintonizzata su Radio Londra, emittente proibita in quel tempo».

Chi l’ha usata?

«Non solo il Fascismo ed il Nazismo si sono serviti di questo oggetto per la propaganda, anche in Ungheria il comunismo a suo tempo ha realizzato radio economiche perché tutti potessero ascoltare i programmi del regime. Lo stesso Hitler nel suo «Mein Kampf » scrisse : «Nelle mani di chi sa farne uso è un arma terribile». 

Quindi la radio, che oggi per noi è un innocuo oggetto di compagnia, è stata anche…

«Un vero strumento di indottrinamento per le masse».

In catalogo la storia in pillole di questo straordinario mezzo: dagli albori – in germe alla fine del’800, l’invenzione della valvola termoionica di Forest nel 1904 e della valvola triodo di Fleming del 1906 – al 1920, con le prime trasmissioni commerciali americane, fino a quando in Inghilterra Guglielmo Marconi dalla sua stazione di Chelmsfordf trasmise il primo concerto in diretta della cantante Nellie Melba. In legno, in ferro o in bachelite, i primi apparecchi erano generalmente di forma rettangolare o quadrata ed avevano un’antenna e altoparlanti esterni. «Negli anni ’30 – si legge in catalogo – la radio si aggiorna, si adatta agli arredi. L’altoparlante viene inserito al suo interno» e diventa un apparecchio di lusso che non tutti si possono permettere. Solo negli anni ’40 diventa più accessibile. Dagli anni ’50 in poi, anche grazie all’invenzione del Transistor, la sua ascesa è inarrestabile e cavalca disinvoltamente nuove tendenze, mode ed evoluzioni tecnologiche. Sempre meno ingombrante, più leggera, diventa tascabile oltre che da tavolo. Con l’invenzione dei circuiti integrati conosce uno sviluppo esponenziale. Il suo utilizzo – si legge ancora – non è sempre stato a fin di bene – diversi regimi l’hanno impiegata per la loro propaganda. La radio Balilla, nata nel ’37, era realizzata in legno con il simbolo Littorio e la scritta Radio Balilla sul fronte, nel ’33 Joseph Goebbels ministro della propaganda tedesca, propose a Hitler “una radio in tutte le case” che portava la voce del nazismo attraverso VE301, il primo ricevitore economico alla portata di tutti. Durante la guerra fu anche voce della libertà attraverso i microfoni di Radio Londra, contro l’ascolto della quale il regime aveva imposto il coprifuoco del silenzio.

Anche l’Ungheria è un esempio di come, storicamente, la radio sia passata da essere strumento di propaganda a veicolo di comunicazione contro il regime. Col simbolo Littorio, con le svastiche o la corona di Santo Stefano, con la spiga del grano e la scritta Radiorurale, abusiva, pirata, ufficiale o libera, la radio, oggi anche web, ha cento anni, ma non li dimostra. L’ingresso alla mostra è libero. Per info su visite guidate gratuite, o formazione di nuovi dj interessati a creare podcast musicali per l’estate: associazione.ramingo@gmail.com o cliccare su ramingo.org/radio.