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Modena, sanità sempre più a pagamento: «Raddoppiata negli ultimi 15 anni»

Modena, sanità sempre più a pagamento: «Raddoppiata negli ultimi 15 anni»

L’analisi della Fondazione Del Monte e della Fondazione Gorrieri: «Il ricorso alle visite “intramoenia” è aumentato ancora»

23 aprile 2024
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Quanto ci si rivolge alla sanità privata per esigenze di salute? Quanti esami facciamo privatamente? In tempi di liste d’attesa certamente è facile conoscere la risposta, ma per darle un peso e una prospettiva era necessaria un’analisi precisa e accurata. Ci hanno pensato la Fondazione Mario Del Monte e la Fondazione Gorrieri, che hanno promosso lo studio.

Lo studio

Il rapporto costruito cerca di dare un’informazione sul peso in percentuale dei ricavi provenienti dall’attività privata dei medici su quello che una determinata azienda sanitaria ha prodotto durante il periodo d’analisi considerato. Prendendo in considerazione il periodo 2015-2022, l’Emilia-Romagna si posiziona leggermente al di sopra della media nazionale, con un peso dei ricavi da intramoenia di poco inferiore all’1,5%. Emerge inoltre una significativa differenza in termini di peso dei ricavi da intramoenia tra le regioni del Nord e quelle del Sud, con quelle meridionali che si caratterizzano per una bassa incidenza dei ricavi da intramoenia.

E a Modena?

«Replicando l’analisi - ha precisato il prof. Marcello Morciano - restringendo il focus solo sull’Emilia-Romagna, emerge che Modena e Bologna rappresentano i due territori con l’impatto più alto di ricavi da intramoenia sul totale, con il resto dei territori raggruppati al di sotto. In particolare, si nota la crescita che ha avuto il territorio modenese post-Covid, nettamente superiore agli altri territori, che l’ha portata a raggiungere Bologna al primo posto in Regione. L’analisi svolta sul numero di visite in Emilia-Romagna (dati regionali ReportER) evidenzia una forte crescita nella percentuale di viste intramoenia sul totale delle visite erogate nel territorio modenese a partire dal 2010. Anche nella percentuale di visite in intramoenia il territorio modenese si pone ai primi posti in Regione, accompagnato da Bologna. L’impennata modenese post 2010 è dovuta ad un leggero calo del numero totale di visite unito ad un numero di visite erogate in intramoenia pressoché raddoppiato».

L’analisi

«L’analisi presentata durante il convegno è stata svolta utilizzando tre diverse fonti: dati nazionali sui conti economici delle strutture sanitarie pubbliche, dati regionali Asa sull’offerta di prestazioni sanitarie in Emilia-Romagna e microdati individuali forniti dall’Ospedale di Sassuolo – continua Morciano - l’obiettivo è quello di contribuire alla ricerca sullo stato di salute della sanità pubblica, all’interno della quale l’intramoenia (la libera professione intramuraria chiamata anche “intramoenia” si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell'ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa) rappresenta una via di mezzo tra il servizio pubblico fornito “gratuitamente” ai cittadini e gli ospedali privati regolati dalle leggi del mercato. In questo senso, si è provato ad inquadrare l’Emilia-Romagna nel contesto nazionale, per poi spostare il focus sul contesto regionale, comparando il territorio modenese con gli altri territori regionali coperti da una azienda sanitaria locale. Infine, si è provato ad osservare il comportamento dei cittadini dell’Emilia-Romagna nell’utilizzo dell’intramoenia al fine evidenziare eventuali tendenze da tenere sotto osservazione in ottica della tutela dell’equo accesso alle cure sanitarie. L’analisi dei conti economici delle aziende sanitarie italiane è stata svolta utilizzando la banca dati Bdap fornita dalla Ragioneria Generale di Stato mentre, per comparare in modo credibile territori di diverse dimensioni, è stato costruito un rapporto tra i ricavi provenienti da prestazioni in intramoenia sul valore della produzione».

Il progetto

«Sono ormai trascorsi 45 anni da quando il Sistema Sanitario Nazionale è stato istituito nel 1978 e dico subito che le nostre fondazioni si collocano dalla parte dell’idea che vi era alla base – ha sottolineato il presidente della Fondazione Mario Del Monte Roberto Guerzoni, anche in rappresentanza della Fondazione Gorrieri insieme alla quale è stata promossa questa ricerca – ovvero un servizio universale e pubblico per tutti i cittadini, finanziato dalla fiscalità generale. Il progetto muove dalla forte preoccupazione che, da diverso tempo, si stia smantellando questa ispirazione originaria. In questa convinzione siamo in buona compagnia visto anche il recente appello di 14 eminenti personalità del mondo scientifico e culturale, che hanno espresso un vero e proprio grido di allarme rivolto alla politica e alla società tutta. Se a questo si aggiunge che di recente la Corte dei Conti ha scritto che “il servizio sanitario nazionale soffre di una crisi sistemica e non garantisce più alla popolazione una effettiva equità di accesso alle prestazioni sanitarie”, è evidente che è da qui che bisogna partire».

Cosa cambia

«La preoccupazione – ha proseguito - ha come fondamento elementi indiscutibili, il primo la carenza di risorse. I dati sono noti e confermati dal recente Def approvato dal governo. In Italia siamo al 6,4% del Pil per la spesa sanitaria pubblica e i prossimi anni calerà ulteriormente fino al 6,2% nel 2027: al di sotto della media europea e ben lontani da Paesi come Germania e Francia. Il secondo è la carenza di personale in servizi e specializzazioni essenziali, il terzo l’evidente allungamento delle liste di attesa per visite e prestazioni, quando questo non si traduce anche in una rinuncia alle cure. Questa situazione produce uno spostamento verso risposte e soluzioni privatistiche con evidenti discriminazioni rispetto alla condizione economica e sociale delle persone. È noto l’aumento della spesa sanitaria privata, che era 30,48 miliardi nel 2017 e ha raggiunto 40,26 miliardi. Una crescita che si accompagna ad un aumento degli investimenti e delle attività da parte delle aziende private e parallelamente alla espansione del settore assicurativo sanitario, in parte favorito da soluzioni contrattuali».

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