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Detenute madri, dopo la stretta della maggioranza il Pd ritira la proposta di legge. La Lega la ripresenta

Detenute madri, dopo la stretta della maggioranza il Pd ritira la proposta di legge. La Lega la ripresenta

Nuovo scontro in tema di diritti. L’affondo dem: “La destra ancora una volta mostra la sua totale insensibilità, una vergogna”

23 marzo 2023
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Il Pd ritira la proposta di legge sulle detenute madri, la Lega la ripresenta. Nuovo scontro tra maggioranza e opposizione in tema di diritti. A determinare il dietrofront dem è la stretta messa in atto in commissione Giustizia della Camera dalla maggioranza attraverso alcuni emendamenti a firma Carolina Varchi (FdI), con il parere favorevole del Governo, che prevedono in particolare che le madri scontino la pena in carcere (e non negli Icam, Istituti a custodia attenuata per detenute madri) in caso di recidiva e cancellano la norma che prevede lo slittamento della pena per le donne incinte o con un figlio che abbia meno di un anno. Una modifica accolta con favore dal leader della Lega, Matteo Salvini, che via social canta "vittoria" per aver fermato "il vergognoso sfruttamento della gravidanza da parte di borseggiatrici e delinquenti. Ora ci auguriamo che il testo venga portato al più presto in aula, con il voto di tutti". Auspicio che si infrange però di fronte allo stop imposto dal Pd che accusa la destra di "incredibile disumanità" per aver "stravolto" il testo tramutandolo in una "oscenità" ed essersi dimostrata "sorda davanti alle esigenze della minoranza" (le detenute madri in Italia sarebbero una ventina).

"Se vogliono norme per più bambine e bambini in carcere si facciano da soli la legge - è l'affondo dem -. La destra ancora una volta mostra la sua totale insensibilità, una vergogna. Si è rotto il rapporto di fiducia tra minoranza e maggioranza". Ad attaccare c'è anche il Terzo Polo che, attraverso la vicepresidente Elena Bonetti, accusa la maggioranza di "comportamento immorale contro le detenute madri e i loro figli. Era e rimane una battaglia giusta su cui non si può arretrare". Per il Pd, inoltre, FI aveva presentato degli emendamenti "più garantisti dei nostri, hanno fatto una guerra fino all'ultimo per mantenere i loro e sono dovuti andare a palazzo Chigi per essere convinti a toglierli. Quanto agli emendamenti presentati da FdI, è la convinzione, "quella roba viene dal ministero", da via Arenula.

"Se questo è il futuro che attende il Paese noi ci opporremo con tutte le nostre forze", è l'avviso della capogruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani.A rispondere al fuoco di fila dem, per Fdi, è il capogruppo a Montecitorio Tommaso Foti secondo il quale "le parole con cui il Pd sta strumentalizzando i bambini sono semplicemente vergognose". Le uniche modifiche apportate da Fratelli d'Italia al testo della legge sui bambini in prigione, rimarca, riguardano le donne recidive che sfruttano la maternità per eludere il regime carcerario. "Non accettiamo lezioni di morale da chi ha avuto dieci anni per risolvere una questione così delicata e ora è capace solo di prendersela con una maggioranza parlamentare insediata da pochi mesi".

E la replica della Lega non è meno veemente. "Ritirando le firme sul ddl detenute madri il partito di Elly Schlein sceglie ancora una volta di stare dalla parte sbagliata", afferma il sottosegretario di Stato alla Giustizia, Andrea Ostellari, mentre Salvini accusa i dem di "liberare le borseggiatrici Rom che usano bimbi e gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere. Vergognatevi. La Lega aveva fatto passare la norma in Commissione Giustizia e ripresenterà subito il testo: è una questione di salute, giustizia e buonsenso". Annuncio seguito dai fatti con la proposta di legge presentata dai deputati del Carroccio Jacopo Morrone e Ingrid Bisa di modifica all'articolo 146 del Codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena. "Essere incinta e/o madre di bambini piccoli non può essere il passe-partout per le borseggiatrici abituali e professionali per evitare il carcere e continuare a delinquere", le parole dei due componenti della commissione Giustizia alla Camera.