Gazzetta di Modena

Modena

Il delitto del Secchia. Sentiti in tribunale i genitori del 35enne

Uccise la moglie a San Michele Manzini: «Sono pronto a parlare»

(ase)
Marco Manzini ieri di nuovo in tribunale a Modena Accanto, la vittima Giulia Galiotto e il garage dell’omicidio
Marco Manzini ieri di nuovo in tribunale a Modena Accanto, la vittima Giulia Galiotto e il garage dell’omicidio

21 settembre 2010
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Marco Manzini, il 35enne di San Michele che ha ucciso la moglie Giulia Galiotto, è tornato ieri davanti al giudice, che dovrà decidere se l'11 febbraio 2009 fu commesso un omicidio semplice o premeditato. Marco così ha rivisto i genitori, convocati dal giudice per fare chiarezza. Il sasso con cui Giulia è stata uccisa nel garage del suocero Mario Manzini erà già lì da tempo? Marco lo ha semplicemente raccolto durante un litigio improvviso, colpendo d'impeto la moglie 30enne, bancaria a Formigine?  O invece quel grosso sasso ce l'ha portato lui? Lo ha preso con sè proprio per colpire Giulia, dopo averla attirata in un tranello, invitandola nel garage dei genitori con la scusa che "doveva farle vedere una cosa"? Un proposito corredato dalla simulazione del suicidio della ragazza, facendola ritrovare nel greto del Secchia, fino a quando, dopo la testimonianza della sorella di Giulia, è crollato confessando?  E' su questi elementi che ieri dalle 10 alle 12, nell'aula a porte chiuse del giudice, dottor Meriggi, si è tenuto l'esame dei tre testimoni che il magistrato ha voluto convocare, per integrare l'istruttoria del processo con "rito abbreviato" che si sta celebrando, a puntate.  Quella di ieri non è stata l'ultima puntata. Il giudice ha infatti riconvocato le parti per il 13 ottobre, quando Marco Manzini, finalmente, tornerà a parlare. Lo ha chiesto lui stesso di essere interrogato, prima della sentenza.  Schivato l'ergastolo con la scelta del rito abbreviato (un rito "alternativo" a porte chiuse che prevede tra l'altro lo sconto della pena), Marco rischia 30 anni se per il giudice sarà comprovata la premeditazione. Tanti ne ha chiesti il pm Pasquale Mazzei. Se invece dovesse cadere l'aggravante della premeditazione, la condanna si ridurrebbe drasticamente, a prescindere dall'accoglimento del "vizio parziale di mente" invocato dai difensori Roberto Ghini e Maria Elena Bompani, vizio non avvalorato dal perito del giudice.  Intanto, i genitori e lo zio di Marco - Mario Manzini, 69enne, sua moglie Silvana Vandelli e suo fratello Pietro Manzini - ieri hanno risposto per due ore alle domande del dottor Meriggi. L'omicidio venne infatti commesso nel loro garage di via Casa Pifferi 5, a San Michele. Tante le domande, dalle quali non sono emerse certezze. In particolare proprio sul sasso usato per colpire Giulia. Ma neanche sul maglione di ricambio indossato da Marco dopo il delitto (se fosse suo, portato da casa, o del padre, raccolto in garage...). Ai carabinieri Mario aveva detto che in garage il sasso non c'era, ai difensori aveva poi detto che il sasso invece c'era e che il maglione non era suo. Ieri ha detto di non ricordarlo con esattezza, che di solito "li tenevamo lì", che quando ha parlato coi carabinieri era confuso, ancora molto scosso.