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Scandalo in Vaticano, il maggiordomo del Papa coinvolge il vescovo di Carpi. "Sconvolto e dispiaciuto, ma pronto a difendermi"

Scandalo in Vaticano, il maggiordomo del Papa coinvolge il vescovo di Carpi. "Sconvolto e dispiaciuto, ma pronto a difendermi"

C’è anche il nome del vescovo di Carpi Francesco Cavina (ora alla diocesi di Carpi ma in precedenza alla Segreteria di Stato), tra le persone con cui Paolo Gabriele, l’ex maggiordomo papale accusato del furto di documenti riservati, aveva contatti e scambiava confidenze su problemi riguardanti la Santa Sede

03 ottobre 2012
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Ci sono i nomi di cardinali, come Angelo Comastri e Paolo Sardi, vescovi come Francesco Cavina (ora alla diocesi di Carpi ma in precedenza alla Segreteria di Stato), e persone in passato molto vicine al Papa come l’ex segretaria Ingrid Stampa tra le persone con cui Paolo Gabriele, l’ex maggiordomo papale accusato del furto di documenti riservati, aveva contatti e scambiava confidenze su problemi riguardanti la Santa Sede. È quanto emerge dall’interrogatorio reso il 6 giugno scorso da Gabriele al giudice istruttore Piero Antonio Bonnet e citato oggi nella seconda udienza del processo. Il promotore di giustizia Nicola Picardi ha chiesto conto a Gabriele di quanto detto nell’interrogatorio sul fatto di essersi sentito «suggestionato» dalla «situazione ambientale», parlando di vicende che costituivano «scandalo per la fede», e delle «confidenze che scambiava, è stato ricordato con il card. Comastri, mons. Cavina, il card. Sardi, che aveva definito »una specie di guida spirituale«, e Ingrid Stampa. Il magistrato gli ha anche chiesto se c’era solo »suggestione« e anche »collaborazione«. Gabriele ha però risposto di non riconoscersi in tale ’ricostruzione», frutto di una «estrema sintesi di un discorso molto più ampio» su quanto l’aveva spinto a fare quello che ha fatto. Ha ricordato che i suoi rapporti con prelati partivano dai primi tempi del suo lavoro in Vaticano, in particolare alla segreteria di Stato, dove quello con Sardi era stato un «primo approccio» con una persona poi da lui individuata come «un punto di riferimento». «Poi negli anni - ha aggiunto le cose sono cambiate e ora ritengo di non poterlo più definire come una guida spirituale». L’ex maggiordomo ha contestato si potesse usare la parola «suggestione» in relazione alle persone citate, e tanto meno si potesse parlare di «collaborazione». «Anche perchè dovrei fare altri nomi», ha aggiunto. E anche quando in istruttoria gli era stato chiesto con quante persone parlava, la risposta era: «Dovrei dire un numero enorme di persone». Gabriele ha quindi ribadito di «non aver avuto altri complici» nell’appropriazione e nella fotocopiatura di documenti.

La replica del vescovo Paolo Gabriele sembrava «un padre di famiglia normalissimo. La sua è una bella famiglia di buoni cristiani. Quando è uscita la notizia del suo arresto sono trasecolato. Forse ho avuto a che fare con una persona dalla doppia personalità, uno che ora mi vuole infangare». Così Francesco Cavina, vescovo di Carpi, indicato da Gabriele come uno dei monsignori che avrebbero spinto l’ex maggiordomo a trafugare i documenti di Benedetto XVI. Intervistato da Repubblica e Messaggero, Cavina si chiede come Gabriele «abbia potuto affermare che sarei uno lo avrebbe indotto a fare quello che ha fatto. Sono sconvolto e dispiaciuto, ma anche sereno e pronto a difendermi a tutti i livelli, anche davanti ai giudici, se vorranno sentirmi». Cavina ammette di aver frequentato Gabriele ma, assicura, «non abbiamo mai fatto cenno ai nostri ambiti lavorativi. Sapevo che svolgeva un delicato ruolo vicino al Papa e non mi sono mai permesso di fargli domande in merito».