Gazzetta di Modena

Modena

Chioschi, Procura studia il nuovo piano

Chioschi, Procura studia il nuovo piano

Vito Zincani: «Un apposito consulente ci chiarirà se l’atto del Comune è conforme alla richiesta di dissequestro»

23 maggio 2014
4 MINUTI DI LETTURA





Pasticcio dei chioschi: a questo punto, la Procura permetterà il dissequestro delle baracchine in costruzione, ora che la giunta comunale ha deciso di ridimensionare il contestato progetto di riqualificazione del Parco delle Rimembranze ed è orientata a permettere ai gestori di abbattere le parti in cemento armato? La domanda interessa tutti - concessionari, Comune e anche chi è conio all’opera nonchè i promotori degli esposti - e quindi gli occhi sono puntati sugli uffici della Procura che ha il “gioco” in mano.

«CONSAPEVOLI

DELL’URGENZA»

Ieri mattina il procuratore capo Vito Zincani ha confermato: «Il Comune ci ha già recapitato gli atti e ora leggeremo attentamente la delibera. Siccome non siamo esperti in urbanistica e paesaggi, per forza di cose dovremo rivolgerci a un consulente specializzato che ci spieghi se l'atto è conforme a una richiesta di dissequestro e anche quale conseguenze potrebbe avere per il parco». Se il consulente dovesse quindi dare parere favorevole, si avvierebbe così l'iter per arrivare al dissequestro dell'area, ma l'estate è ormai arrivata e per i gestori il conto è già "salato"…

«Sì, siamo consapevoli di questa urgenza. Infatti abbiamo deciso di muoverci il più rapidamente possibile. Contiamo di prendere una decisione in tempi brevi».

Se si arrivasse al dissequestro e quindi i concessionari abbattessero i chioschi in costruzione, decadrebbero le ipotesi di reato che avevano portato al provvedimento?

«È un aspetto che dobbiamo ancora valutare fino in fondo. Si tratta di capire se resta l'abuso urbanistico che era stato ipotizzato all'inizio», ha concluso il procuratore capo Vito Zincani.

LE PRIME

REAZIONI

In attesa della decisione ufficiale sull'eventuale dissequestro arrivano i primi commenti dopo la comunicazione del Comune che richiede appunto l'abbattimento dei chiostri sequestrati, ammettendo dunque la cattiva qualità del progetto: un evidente dietrofront dopo settimane in cui il Comune, in particolare il sindaco Pjghi, aveva difeso non solo la legittimità del progetto, ma pure la sua qualità “estetica”.

Arrivano al pettine i primi "nodi". In primis l'opinione del geometra Franco Zucchini, il professionista che ha seguito alcuni progetti di riqualificazione: «Al momento - spiega - noi ancora non sappiamo molto di più di quanto ufficialmente deciso dal Comune. Quel che posso dire è che se dovremo farla sarà una demolizione piuttosto semplice. In ogni caso alla fine l'estetica dei chioschi sarà la stessa. Chi paga l'eventuale abbattimento delle colonne in cemento? Non so, ma immagino che i gestori non saranno particolarmente felici di doversi sobbarcare altre spese».

Su questo punto il Comune spiega che proprio l'anticipo dei 10mila euro a fondo perduto saranno utilizzati per l'abbattimento che secondo la visione del municipio spetta ai commercianti.

Intanto anche ieri proseguivano i lavori della riqualificazione, svolta dal Comune, sulla promenade davanti ai chioschi, l'unica attività edilizia al momento permessa dalla Procura. L'obiettivo della giunta è quello di superare la situazione, davvero intricata, che una nota ufficiale di piazza Grande definisce eufemisticamente “stallo”.

Insomma, l'amministrazione spera almeno che a settembre i tre chioschi prescelti possano aprire per salvare almeno una parte della stagione. Ma appunto siamo al momento nel campo delle pure ipotesi, fino a quando non arriverà una decisione ufficiale di Vito Zincani.

Nel progetto alternativo spedito in Procura che accompagna la delibera della giunta Pighi si sottolinea come la demolizione delle colonne in cemento a sostegno del tetto di copertura, sostituendole con montanti in legno o ferro su cui agganciare le lastre di vetro di tamponamento del volume coperto, renderà la struttura «più facilmente rimovibile, ossia smontabile, perché imbullonata e non saldata alla platea di cemento esistente, che viene mantenuta quale pavimento e quale solido aggancio necessario ai fini della sicurezza sismica».

NE RESTERANNO

SOLO TRE

All'interno della platea di fondazione - che in realtà almeno per gli ambientalisti è errata come le colonne - si trovano tutti i condotti tecnici per lo scarico delle acque chiare e nere, gli impianti elettrici e gli altri condotti che servono al funzionamento della struttura, servizi igienici e cucine. Se tutto andrà come sperano il municipio e i tre gestori “superstiti” si arriverà a un parco della Rimembranza con tre chioschi - o quattro, resta sospeso El Paseo - concentrati tutti nella stessa area. Alle altre ex “baracchine”, il Lido Park dietro al teatro Storchi ad esempio, sono state ritirate le concessioni.

Stefano Luppi