Gazzetta di Modena

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Modena, città della “libertà di statua” che poi si pente

Un monumento ed è polemica: così titolava lunedì la Gazzetta per evidenziare che, ogni qualvolta sta per essere installata una scultura monumentale in città, le discussioni diventano inevitabili. E...

29 maggio 2014
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Un monumento ed è polemica: così titolava lunedì la Gazzetta per evidenziare che, ogni qualvolta sta per essere installata una scultura monumentale in città, le discussioni diventano inevitabili. E negli anni passati quasi tutti i monumenti non hanno potuto sottrarsi alle critiche: dalle opere poste nelle rotatorie a quelle in altri spazi pubblici di grande visibilità. E visto che il buonumore non fa difetto, ci si è anche divertiti a dare loro dei nomi ironici. Ecco la "tetta tricolore" nel Parco della Resistenza, il "frullino" di piazza Manzoni... Più che a interventi mirati, si assiste spesso a risoluzioni casuali. Non è il Comune a predisporre un piano adeguato. Sono i privati che mettono i soldi e indicano il luogo dove collocare il monumento agli assessorati che, in generale, accolgono le proposte, per poi pentirsene. Così il monumento a Enzo Ferrari, posto in largo Garibaldi, veniva trasferito dopo due anni, sulla via Emilia Ovest, nel parco dedicato al Drake. Si è demandato alle aziende di fiori il compito "gratuito" di abbellire le rotatorie, per poi ritrovarsi con una "inquietante" carrozza vegetale, agli inizi della Nuova Estense. È necessaria una commissione non di politici, ma di veri esperti per poter scegliere in piena libertà l'opera idonea tra le tante proposte che solo un pubblico concorso, aperto agli artisti italiani e, se possibile, stranieri, può garantire. E il "nuovo corso" potrebbe cominciare con il monumento a Pavarotti, di cui si parla da tempo. (m.f.)