Chi vince oggi e chi vincerà
Per la prima volta il Pd emiliano affronta col fiatone un appuntamento con le primarie, di solito rinfrancante serbatoio di partecipazione e ricarica anche emotiva per apparato e...
Per la prima volta il Pd emiliano affronta col fiatone un appuntamento con le primarie, di solito rinfrancante serbatoio di partecipazione e ricarica anche emotiva per apparato e simpatizzanti. La sfida per la candidatura a erede di Errani è nata male, proseguita peggio: prima i dubbi sul darle corso o evitarla con una scelta a monte, nel nome (inesistente) di chi poteva unire; poi il tira e molla dei pretendenti in attesa di un’investitura dall’alto (che non poteva esserci); poi il calcio al secchio tirato dalla magistratura con l’indagine sulle spese in Regione... Alla fine rimasero in due, con pochissimo tempo per dar vita a un dibattito che andasse oltre i sommi capi dei loro programmi o, meglio, delle loro intenzioni. Non ci sono sul piatto due idee diverse di Emilia Romagna. C’è da un lato, in mezzo a tante distrazioni, un progetto di rinnovamento nella continuità di un governo su cui non tramonta il sole da una vita; dall’altro, un accento critico insistito a scelte e strategie recenti della Regione con un richiamo forte al cambiamento dei rapporti di potere e dei luoghi dove viene realmente esercitato. A Balzani va il merito di aver tenuta accesa almeno un’occasione di confronto, ma quando dice: “chi vota Bonaccini vota Errani” forse involontariamente, in questa Emilia, dà un assist al suo avversario. Che non ha alcuna intenzione di rompere con un passato da cui la maggioranza degli emiliani sembra non aver ragione di separarsi. Ne chiede un adeguamento: ai tempi e alle ambizioni di questa area, nonostante tutto più felice di altre, nella competizione fra territori. Ma la riflessione su come e dove il modello Emilia debba essere al più presto sottoposto a robusto tagliando, il Pd lo rimanda, bene che vada, alla fase due della battaglia elettorale. Per ora teme soprattutto una scarsa affluenza ai seggi a battezzare un autunno del disincanto che potrebbe aprire le porte alle seduzioni M5S anche nel granitico elettorato lungo la via Emilia, giù dai colli fino al mare. La vulgata dice che chi vince oggi, vince tutto. Probabile, ma la vera partita è saper guidare l’Emilia a un futuro degno del passato.
@engraz
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