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ECONOMIA

Così le aziende possono evolversi per non estinguersi

Così le aziende possono evolversi per non estinguersi

Villa Teresa, immersa nel verde della campagna di Gargallo è stata la sede del convegno “Evolversi per non estinguersi”, organizzato dalla P&B Servizi di Po&Bergamaschi, in collaborazione di...

28 settembre 2014
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Villa Teresa, immersa nel verde della campagna di Gargallo è stata la sede del convegno “Evolversi per non estinguersi”, organizzato dalla P&B Servizi di Po&Bergamaschi, in collaborazione di Apvd. L’appuntamento è stato un mosaico composto da tante storie imprenditoriali che hanno impartito ricette su come affrontare la difficoltà del momento, non dettata soltanto dalla crisi, ma da calamità naturali quali alluvione e terremoto. Una nuova idea di fare impresa, quindi, in una giornata introdotta dal sindaco Alberto Bellelli, che ha visto avvicendarsi professionisti come: Chiara Po e Margherita Po Quattrini dello studio Po&Bergamaschi, Stefano Serini, presidente Sinergon, Giovanni Arletti, presidente Chimar, Maurizio Boschini, HR Manager Gruppo Ima Bologna, Andrea Righetti della Q&O change&coach, Monica Selmi della Apvd, Federica Tagliazucchi di Nuova Tesi, Pier Paolo Bedocchi di Informatica 80 Group e in rappresentanza del settore bancario Massimiliano Villa, area commerciale Carpi Unicredit e Luigi Zanti, prossimo direttore area territoriale Carpi-Mantova-Brescia Bper. Tra le esperienze più significative, interessante la testimonianza di Giovanni Arletti, presidente di Chimar, ditta di imballaggi con sede a Limidi e diverse filiali in provincia, che ha dovuto fare fronte sia all’alluvione, sia al terremoto, senza dimenticare la crisi economica globale senza precedenti. «Il nostro obiettivo è che la nostra impresa duri nel tempo – ha esordito Arletti – un obiettivo che non si raggiunge con la mera ricerca del profitto, bensì con la sostenibilità. Cosa significa ciò? Vuol dire lavorare in modo che il profitto prodotto oggi non comprometta la possibilità di creare profitto domani. La crisi non è ancora finita, ma in questi anni duri non abbiamo licenziato nessuno. Anzi, quando abbiamo raddoppiato il capitale sociale le banche hanno creduto ancora di più in noi. Prima del terremoto, avevamo acquistato una ditta a Cavezzo che realizza scatole di cartone: nel maggio 2012 è crollata. In più, per quanto riguarda i contributi Inps lo Stato ha preteso il pagamento dopo pochi mesi di sospensione. A dicembre di quell’anno ci siamo trovati di fronte al dilemma: paghiamo i dipendenti o lo Stato. Ebbene, abbiamo pagato sia i contributi sia i dipendenti. Crediamo fortemente nel processo di formazione che abbiamo esteso a tutti i dipendenti e abbiamo invitato 40 concorrenti a vedere la nostra azienda. Ma proprio perché crediamo nella necessità di allargare il nostro orizzonte culturale, abbiamo creato Aitec, un’associazione che permette di socializzare, insieme ad altri imprenditori, la conoscenza del nostro mondo». Entusiaste del convegno realizzato, Chiara Po e Claudia Bergamaschi, socie dello Studio Po&Bergamaschi. «Siamo nati come studio di consulenza del lavoro ma, con l’avvento di una crisi che ha colpito duramente le aziende del nostro territorio, ci siamo immediatamente rese conto della necessità di evolvere». (s.a.)