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«Codess, coop dove paghi per lavorare»

«Codess, coop dove paghi per lavorare»

Cgil denuncia la cooperativa sociale che lavora a Formigine e Castelfranco: «Sfruttamento e sconcertanti gabelle»

10 gennaio 2015
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La prima denuncia da parte del sindacato risale a un anno fa. Poi la promessa ufficiale da parte dell'azienda di fare un passo indietro. Ma oggi si torna a parlare della Codess sociale, la cooperativa di Padova che gestisce strutture socio-assistenziali in tutta Italia e nella provincia modenese a Formigine e Castelfranco.

La cooperativa è di nuovo nel mirino del sindacato Funzione Pubblica di Cgil Modena a causa della Tam, la tassa di ammissione a fondo perduto che i lavoratori della coop sono costretti a pagare, pena la mancata assunzione. Una tassa che, secondo il sindacato, i lavoratori stanno ancora pagando. I lavoratori assunti da Codess, indipendentemente dalla durata e dalla tipologia di contratto a cui sono sottoposti, sono obbligati a diventare soci della cooperativa. Questo obbligo si traduce non solo nel versamento della quota sociale, cosa pienamente legittima. Ma comporta anche l'obbligo di versare somme a fondo perduto per oltre 1.500 euro, cosa che la Fp/Cgil ha già contestato fortemente, ottenendo la restituzione delle somme indebitamente versate. In risposta alla prima denuncia della Fp/Cgil, la cooperativa Codess aveva dichiarato che per evitare il protrarsi di polemiche non avrebbe più associato i lavoratori assunti nel modenese, assumendoli come semplici dipendenti.

«Solo patetica propaganda per cercare di salvare la faccia - afferma Marco Bonaccini, segretario Fp/Cgil Modena - perché tutto questo continua anche più di prima, non solo nei confronti dei lavoratori assunti a tempo indeterminato, ma anche e soprattutto per apprendisti e lavoratori a tempo determinato». Un lavoratore neoassunto associandosi alla cooperativa sottoscrive infatti una quota di adesione pari a 3.000 euro, un contributo a fondo perduto per l'assunzione denominato TAM pari a 1.000 euro, un contributo a fondo perduto chiamato “Fondo di potenziamento aziendale” che varia dal 2% al 4% della retribuzione mensile, un ulteriore contributo a fondo perduto chiamato “Fondo di solidarietà” pari allo 0,3%. Inoltre è costretto a regalare alla cooperativa i primi due giorni di lavoro, ovvero non vengono retribuiti.

«Questa serie di gabelle (e non sono le sole) sono indispensabili per potere lavorare - continua Bonaccini - Si può vedere come siano sempre più onerose le trattenute a fondo perduto per i lavoratori assunti». A lasciare esterrefatti è che allo stesso trattamento sono sottoposti lavoratori apprendisti e a tempo determinato.

«Una politica aziendale ingiusta e irrispettosa dei lavoratori – aggiunge Alessandro De Nicola della Fp/Cgil - Ricordiamo che gli apprendisti sono lavoratori sotto-inquadrati che percepiscono una retribuzione ridotta, mentre i lavoratori a tempo determinato hanno contratti di lavoro che raramente superano i sei mesi».

La Fp/Cgil ha assistito lavoratori a tempo determinato che in sei mesi di lavoro hanno versato alla cooperativa 1.600 euro a fondo perduto, ricevendo una retribuzione mensile netta di circa 800 euro. In pratica su 6 mesi di lavoro è come se avessero “lavorato” due mesi gratis. «Lavori 6 mesi, ma sei pagato per 4 mesi – continua Giada Catanoso della Fp/Cgil - e in particolar modo nella struttura per minori di Castelfranco abbiamo riscontrato violazioni del contratto nazionale di lavoro, delle norme sul part-time e della legge sull'orario di lavoro, con il mancato rispetto dei riposi settimanali fino al paradosso di contratti individuali di lavoro che non prevedono neanche un giorno di riposo, ma 7 giorni su 7 per 6 mesi consecutivi».