PROTEZIONE CIVILE

«Così aiutiamo i “fantasmi” della città»

Alessandra P. De Luca
«Così aiutiamo i “fantasmi” della città»

Concluso il percorso di “Accoglienza invernale” che ha visto la rete delle associazioni in campo per clochard e senzatetto

24 marzo 2015
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MODENA. Si è concluso la scorsa settimana il progetto “Accoglienza invernale”, piano attivo a seguito del protocollo siglato tra l'Assessorato alla Coesione sociale, Sanità, Welfare, Integrazione e Cittadinanza del Comune di Modena, l'Ausl con il Nuovo Ospedale, il Policlinico, il Centro d'Ascolto dell'Arcidiocesi, e le associazioni Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile di Modena, Porta Aperta, Fratres Mutinae, Croce Blu, Croce Rossa, Agesci, Vivere Sicuri e City Angels.

Di cosa stiamo parlando? Un progetto rivolto a tutti i cittadini senzatetto, italiani e stranieri. Una rete di comunicazione tra il Comune e le otto associazioni che fanno parte del progetto per monitorare, conoscere e gestire questo volto di Modena attraverso i vari servizi sociali di competenza. In che modo?

IL CENSIMENTO. «Preliminarmente all'assistenza diretta o all'accoglienza dei senzatetto in strutture messe a disposizione dal Comune o dalle associazioni, si svolge un vero e proprio censimento: - spiega Giuliana Urbelli, Assessore alla Coesione sociale, Sanità, Welfare, Integrazione e Cittadinanza, che venerdì scorso ha partecipato all'ultima uscita serale del Gruppo Comunale Protezione Civile - durante tutta la settimana, nel periodo più freddo dell'anno, le associazioni organizzano un'uscita serale a testa nei luoghi più frequentati dai senzatetto, prevalentemente la stazione ferroviaria, San Cataldo, il centro storico e il Parco Novi Sad».

L'obiettivo è conoscere i volti, le storie, le situazioni. Capire, insomma, chi sono i senzatetto, dove sono, di cosa hanno bisogno, se è necessario un ulteriore intervento, se sono sempre gli stessi, chi sono i nuovi.

«Ogni sera, l'associazione di turno compila un report che viene immediatamente letto dal Comune e da tutte le altre associazioni: l'obiettivo del protocollo è quello di agire in modo omogeneo e di capire, eventualmente, quali servizi sociali attivare», spiega Paolo Pellacani del Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile di Modena. Il protocollo comune è infatti una novità degli ultimi anni: il monitoraggio serale esiste da una decina d'anni, ma ogni associazione agiva singolarmente. Si tratta di un'azione sinergica: le associazioni agiscono e comunicano tra loro e con gli intermediari del Comune, che a loro volta indirizzano i cittadini senza fissa dimora ai servizi sociali, prevalentemente in casi di necessità che richiedono assistenza o accoglienza in determinate strutture.

RAGIONI SANITARIE. «L'accoglienza si attiva per ragioni sanitarie, certificate dai medici dei Pronti Soccorsi, tramite le strutture dell'Associazione Porta Aperta o del Comune, oppure in casi di temperature particolarmente rigide, attraverso parrocchie, polisportive o altre strutture segnalate dal Comune», spiega l'Assessore Urbelli.

Ma si tratta pur sempre di persone con una storia alle spalle, e a precedere tutto questo è un momento di conoscenza e di approccio alle singole situazioni. Venerdì scorso abbiamo avuto modo di partecipare all'ultima uscita serale del Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile insieme all'Assessore Urbelli: ritrovo alle ore 22 al Centro Logistico Comunale di via Morandi e assemblaggio di thè caldo, generi di conforto e coperte per il giro di ricognizione. «È importante specificare - precisa Paolo Pellacani - che il nostro obiettivo primario è la conoscenza della situazione volta a gestire questa realtà: portare generi di conforto non è lo scopo del nostro operato ma il mezzo principale con cui entriamo a contatto con i singoli casi, è un momento di conoscenza e di informazione».

REGOLE PRECISE. Un intervento strutturato, con regole ben precise sulla sicurezza dei volontari e un caposquadra che conosca la situazione e sappia riconoscere il momento giusto per avvicinarsi o andar via, nel pieno rispetto della volontà degli “spiriti liberi” (come ama chiamarli la Protezione Civile) cui il progetto si rivolge. «La novità di quest'anno - continua Pellacani - è un corso di formazione per i volontari tenuto gratuitamente dalla sezione Emilia Romagna della Sipem, la Società Italiana di Psicologia dell'Emergenza: l'obiettivo è quello di preparare e uniformare i comportamenti di uscita di tutte le associazioni ed è strutturato in una parte teorica e in una pratica».

Da dove vengono i generi di conforto? «Si tratta di prodotti integri e assolutamente edibili - risponde Rosella Quattrocchi del Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile - che, per difetti di confezione o perché rimasti invenduti, i supermercati butterebbero via e invece danno a noi».

Un beneficio anche per la riduzione dello spreco, insomma.

I NUMERI DELL'INIZIATIVA. Un po' di numeri per quanto riguarda i quattro mesi di attività del progetto Accoglienza Invernale per sostenere persone in stato di disagio che vivono sulla strada appena concluso. In tutto sono state 121 le uscite serali, che hanno visto 82 volontari messi a disposizione dalle otto associazioni che collaborano al protocollo. Il giro notturno comprende sei tappe del territorio comunale. In tutto sono stati percorsi 5 mila chilometri attraverso le vie della città per un totale di 1400 ore impegnate dai volontari. Per quanto riguarda, infine, i generi di conforto che sono stati distribuiti, questi i numeri: 5200 merendine, 400 snacks tra biscotti, barrette, cereali e cioccolata, 365 succhi di frutta, 150 scatolette di tonno, 360 litri di thè caldo, 200 bottiglie d'acqua da mezzo litro e 52 coperte. Il numero dei senzatetto che sono stati assistiti in questo modo, ogni sera per quattro mesi, mediamente, andava dai 15 ai 25.