Gazzetta di Modena

Modena

Clan dei Casalesi ed estorsioni a Modena: due condanne

Carlo Gregori
Clan dei Casalesi ed estorsioni a Modena: due condanne

Per il caso del centro estetico di via Respighi a Modena il tribunale ha condannato a 7 anni di carcere Sigismondo Di Puorto e a 6 anni e mezzo il contabile Paolo Raviola. La gang di Alfondso Perrone "'O Pazzo" aveva taglieggiato sia la titolare che un artigiano che aveva svolto lavori. Per loro fissata una provvisionale di 75mila euro. Raviola è stato assolto dall'accusa di estorsione all'estetista

02 dicembre 2015
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MODENA. Il caso delle estorsioni al centro estetico di via Respighi - l’ultimo importante processo al Clan dei Casalesi a Modena - si chiude con due condanne per gli imputati che non sono ricorsi al processo abbreviato: il tribunale di Modena ha condannato a sette anni di carcere e settemila euro di multa Sigismondo Di Puorto, braccio destro di Alfonso Perrone detto ’O Pazzo, e a sei anni e sei mesi di carcere oltre a seimila euro di multa per Paolo Raviola, il contabile che secondo le ricostruzioni giudiziarie era affiliato al gruppo che operava a Modena e provincia con estorsioni e intimidazioni.

Per entrambi gli imputati, i giudici hanno riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso (Articolo 7). I giudici hanno fissato una provvisionale di 50mila euro per la parte civile, il muratore meridionale minacciato e picchiato e di 25mila euro per l’estetista vittima dell’estorsione. La cifra minore per l’estetista è dovuta al fatto che Raviola è stato assolto dai giudici dall’accusa di estorsione nei suoi confronti: non ci sono prove che abbia partecipato alle minacce e al ritiro di denaro frutto dell’intimidazione e dei pizzi successivi.

Non per questo la difesa, avvocato Giuseppe Inglima, demorderà: già ora, in attesa delle motivazioni (tra tre mesi), annuncia ricorso in appello. Raviola era stato condannato solo un mese fa a 11 anni per altri episodi estorsivi del Clan Casalese guidato da Perrone. Soddisfatta la parte civile, assistita dall’avvocato Ettore Ponno, che ora procederà con il risarcimento in sede civile.

L’accusa, pm Enrico Cieri della Dda di Bologna, aveva chiesto 7 anni e sei mesi per ciascuno comprendenti l’aggravante mafiosa. La vicenda del centro estetico di via Respighi, risalente alla fine del 2008, era del tutto sconosciuta ed è emersa solo perché rivelata da Perrone stesso, quando ha iniziato a dar segno di collaborare con la giustizia, mettendo nei guai i suoi ex subalterni, a cominciare da Di Puorto.

L’artigiano, ora parte civile, aveva svolto lavori per l’estetista chiedendo un conto di 180mila euro, ma l’estetista si era rivolta ai casalesi. Oltre a minacce e botte all’artigiano, per l’estetista è iniziato un periodo da incubo con pagamenti continui. Ma, a differenza dell’artigiano, non ha mai denunciato quanto subiva.