E a Bologna si è aperto il processo di appello
Aemilia. Ieri prima udienza per i condannati in abbreviato. Quattro magistrati, sei i modenesi coinvolti
29 aprile 2017
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BOLOGNA. Una squadra di quattro magistrati a rappresentare l’accusa nell’appello, partito ieri a Bologna per 60 imputati dei riti abbreviati del processo di ’ndrangheta Aemilia. In appoggio ai due sostituti procuratori generali Umberto Palma e Nicola Proto saranno infatti affiancati i due pm che hanno seguito per la Dda l’inchiesta e il primo grado di giudizio, Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, che hanno chiesto e ottenuto l’applicazione.
Il processo davanti al Gup Francesca Zavaglia si era concluso il 22 aprile 2016 con 58 condanne su 71 imputati, con pene fino a 15 anni. Tra i 58 condannati anche sei modenesi: Giulio Gerrini, dipendente del Comune di Finale a 28 mesi, il giornalista Marco Gibertini 9 anni e 4 mesi, Barbara Nigro di Formigine un anno e 8 mesi, Paolo Pelaggi di Maranello 14 mesi, Giuseppe Manica, il tirapiedi di Pelaggi 10 e altri 8 a Antonio Frizzale di Spilamberto.
Agli appelli dei difensori dei condannati si aggiungono 17 impugnazioni totali o parziali da parte della Dda. Tra queste ci sono i casi dei politici Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl a Parma, prosciolto per prescrizione della corruzione elettorale. I pm Ronchi e Mescolini hanno chiesto inoltre di riaprire l’istruttoria dibattimentale, chiedendo di ascoltare come testimoni alcuni ufficiali di polizia giudiziaria - in particolare dei carabinieri di Modena - che hanno indagato per cercare riscontri a quanto raccontato da Giuseppe Giglio, imprenditore condannato in primo grado a 12 anni e divenuto collaboratore di giustizia ad abbreviato in corso. Analoghi riscontri sono stati forniti dai carabinieri fino a giovedì al dibattimento del processo ordinario in corso a Reggio. Riscontri che secondo i carabinieri e la Dda avvalorano le dichiarazioni di Pino Giglio.
Proprio le dichiarazioni di Giglio, sentito in fase di indagini e anche nel dibattimento in corso a Reggio Emilia per altri 150 imputati, sono gli “elementi nuovi” su cui si fonda la richiesta dei Pm, di rinnovazione dell’istruttoria e di partecipazione al processo.
La Procura ha poi presentato motivi aggiunti di appello sulle posizioni di alcuni imputati, tra cui Giulio Giglio, fratello di Giuseppe e difeso dall’avvocato Fausto Bruzzese: a fronte di una richiesta di 15 anni e otto mesi, aveva avuto una condanna a quattro anni dal Gup. Secondo l’appello dei Pm, il suo ruolo sarebbe stato sottovalutato. L’udienza di ieri è stata “tecnica”, con una raffica di questioni preliminari sulle quali il Tribunale si pronuncerà il 6 maggio, quando inizieranno a parlare i magistrati dell’accusa.
Per tutti l’appuntamento è stato ieri in piazza dei Tribunali, dove ha sede la Corte di Appello. Importanti le misure di sicurezza approntate, con divieto di parcheggio nella piazza, e controlli con scanner e metal detector per chi entra. Sono già 50 le udienze fissate, fino a settembre, tutte a porte chiuse. (ase)
Il processo davanti al Gup Francesca Zavaglia si era concluso il 22 aprile 2016 con 58 condanne su 71 imputati, con pene fino a 15 anni. Tra i 58 condannati anche sei modenesi: Giulio Gerrini, dipendente del Comune di Finale a 28 mesi, il giornalista Marco Gibertini 9 anni e 4 mesi, Barbara Nigro di Formigine un anno e 8 mesi, Paolo Pelaggi di Maranello 14 mesi, Giuseppe Manica, il tirapiedi di Pelaggi 10 e altri 8 a Antonio Frizzale di Spilamberto.
Agli appelli dei difensori dei condannati si aggiungono 17 impugnazioni totali o parziali da parte della Dda. Tra queste ci sono i casi dei politici Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl a Parma, prosciolto per prescrizione della corruzione elettorale. I pm Ronchi e Mescolini hanno chiesto inoltre di riaprire l’istruttoria dibattimentale, chiedendo di ascoltare come testimoni alcuni ufficiali di polizia giudiziaria - in particolare dei carabinieri di Modena - che hanno indagato per cercare riscontri a quanto raccontato da Giuseppe Giglio, imprenditore condannato in primo grado a 12 anni e divenuto collaboratore di giustizia ad abbreviato in corso. Analoghi riscontri sono stati forniti dai carabinieri fino a giovedì al dibattimento del processo ordinario in corso a Reggio. Riscontri che secondo i carabinieri e la Dda avvalorano le dichiarazioni di Pino Giglio.
Proprio le dichiarazioni di Giglio, sentito in fase di indagini e anche nel dibattimento in corso a Reggio Emilia per altri 150 imputati, sono gli “elementi nuovi” su cui si fonda la richiesta dei Pm, di rinnovazione dell’istruttoria e di partecipazione al processo.
La Procura ha poi presentato motivi aggiunti di appello sulle posizioni di alcuni imputati, tra cui Giulio Giglio, fratello di Giuseppe e difeso dall’avvocato Fausto Bruzzese: a fronte di una richiesta di 15 anni e otto mesi, aveva avuto una condanna a quattro anni dal Gup. Secondo l’appello dei Pm, il suo ruolo sarebbe stato sottovalutato. L’udienza di ieri è stata “tecnica”, con una raffica di questioni preliminari sulle quali il Tribunale si pronuncerà il 6 maggio, quando inizieranno a parlare i magistrati dell’accusa.
Per tutti l’appuntamento è stato ieri in piazza dei Tribunali, dove ha sede la Corte di Appello. Importanti le misure di sicurezza approntate, con divieto di parcheggio nella piazza, e controlli con scanner e metal detector per chi entra. Sono già 50 le udienze fissate, fino a settembre, tutte a porte chiuse. (ase)