Gazzetta di Modena

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Modena, Minniti ha deciso: il nuovo Cie in città

di Luca Gardinale
Modena, Minniti ha deciso: il nuovo Cie in città

Sarà Centro per i rimpatri. La decisione comunicata alle Regioni. Muzzarelli: «Prima i giudici e gli agenti per governarlo»

10 maggio 2017
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MODENA. Comunicazioni formali, come dice il sindaco Muzzarelli, ancora non ce ne sono, anche se la sensazione ormai è che le decisioni siano state prese: semmai, resta da vedere come e quando. Perché, come spiegato ieri dal Corriere della Sera, il ministero dell’Interno ha inserito Modena tra le 11 città italiane (unica in Emilia Romagna) in cui sorgeranno i nuovi Cpr, i Centri permanenti per i rimpatri che sostituiranno i vecchi Cie. E se il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha preferito non commentare, il primo cittadino non si è sottratto alle domande per un tema già piuttosto caldo: «Ad oggi non risultano arrivate comunicazioni formali - ha detto Muzzarelli parlando ai microfoni di Radio24 - ne ho parlato con la Regione, e anche da lì formalmente non è arrivato niente. Ovviamente con il ministro ci si parla, e per noi resta il fatto che i vecchi Cie sono seppelliti, quindi per noi l’esperienza è completamente chiusa e superata. Riteniamo opportuno - ha detto ancora il primo cittadino - confrontarsi su alcuni aspetti fondamentali: parliamo di Centri permanenti per i rimpatri, e quindi il primo punto fermo è la garanzia assoluta del rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone, che deve essere controllata anche dalle istituzioni del territorio. Il secondo punto è la garanzia che negli eventuali centri sia utilizzato personale qualificato e che non sia in alcun modo sottratto ai corpi dello Stato impegnati nella protezione dell’ordine pubblico sul territorio: quindi servono forze dell’ordine dedicate, mentre chiediamo di migliorare le misure di prevenzione e repressione dei fenomeni illegali legati all’immigrazione. Quindi - ha chiuso il sindaco - noi auspichiamo che il governo non scarichi le responsabilità ma collabori, anche perché noi in Consiglio comunale abbiamo detto ‘collaborazione con la Regione, dialogo con la nostra comunità, sicurezza e legalità, rispetto della dignità delle persone’. Ecco: a queste condizioni, noi siamo disponibili a collaborare nell’interesse del Paese, ma prima voglio un confronto con la nostra comunità». Se comunicazioni formali non ne sono arrivate, dunque, la decisione del ministero sembra presa, e Modena sembra destinata ad ospitare il nuovo Cpr: resta da capire come - Muzzarelli chiede garanzie sulle risorse economiche e sulla sicurezza, quindi con forze dell’ordine e magistrato dedicati - e quando, anche se sembra probabile che tutto possa concretizzarsi verso la fine dell’estate, tra agosto e settembre.

Nel frattempo, il consigliere regionale di Forza Italia Enrico Aimi attacca: «Il ministero dell’Interno - spiega - ha deciso la lista delle strutture individuate per i Cpr, individuando a Modena l’unica struttura per l’Emilia Romagna, visto che Bologna è già impegnata con l’hub di smistamento regionale. La notizia potrebbe apparire positiva, se non fosse che il peso di tutti i rimpatri della Regione graverà esclusivamente sulla nostra città. In buona sostanza - incalza Aimi - Modena fungerebbe da unico punto di raccordo, con una struttura comunque limitata come numero di posti per tutti i rimpatri da Piacenza a Rimini. Secondo il consigliere regionale, quindi, «a rimanere con il cerino in mano è il buon Gian Carlo Muzzarelli, che nonostante i rimbrotti lanciati verso Roma si è dovuto piegare al diktat del suo compagno di partito, il ministro Minniti. Ubi maior, minor cessat»..Perplessi anche Alessandra Di Bartolomeo e Giovanni Paglia, coordinatrice provinciale e parlamentare di Sinistra Italiana: «Esprimiamo la nostra ferma contrarietà - spiegano - e chiediamo a istituzioni, associazioni, sindacati e forze politiche civiche e di sinistra, che già nei mesi passati non avevano mancato di argomentare la propria opinione negativa, di attivarsi in maniera coordinata per impedire questo blitz dall’alto. Occorre valorizzare la gestione diffusa e dal basso tipica del nostro territorio - concludono i rappresentanti della Sinistra - coinvolgendo tutti i Comuni, anche quelli riluttanti, e piuttosto organizzare meglio l'accoglienza anziché rimettere le lancette dell'orologio indietro nel tempo e tornare ad una risposta di puro contrasto repressivo dell'emergenza».