MODENA. Daniele Paganelli ha 36 anni e il suo hobby sono... i dati. Li analizza quotidianamente perché di professione fa lo sviluppatore di software per strumenti scientifici in un’azienda. «Ma sono laureato in Chimica per lo sviluppo sostenibile e ho un dottorato in Ingegneria dei materiali», racconta. Quello che non dice di sé è che è anche un cittadino con un forte senso civico che lo ha spinto a redarre una corposa analisi sull’inquinamento provocato dal termovalorizzatore di Modena le cui conclusioni dicono che nei giorni in cui l’impianto è spento «la percentuale degli ossidi di azoto (NOx) si riduce del 16,5%»[[atex:gelocal:gazzetta-di-modena:modena:cronaca:1.38432019:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.gazzettadimodena.it/modena/cronaca/2020/02/06/news/modena-arpae-limiti-rispettati-dall-inceneritore-piu-spegnimenti-in-inverno-sarebbe-peggio-1.38432019]]Ha inviato lo studio alla Gazzetta non senza perplessità, consapevole di non avere un ruolo ufficiale nella comunità scientifica, ma anche forte dell’analisi dei dati che ha ricavato online dai siti di Hera e Arpae, ovvero la proprietaria dell’impianto di via Cavazza e l’ente controllore.«Non dico che il mio studio sia oro colato - spiega - ma vorrei solo metterlo a disposizione di Hera, di Arpae e della comunità scientifica». E così, anche grazie al nostro contributo, è stato. Tanto che Hera, pur evidenziando che le conclusioni della ricerca «siano prive di validità scientifica», lo ha invitato per un incontro. (Qui trovate la posizione completa della multiutility).[[atex:gelocal:gazzetta-di-modena:modena:cronaca:1.38432025:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.gazzettadimodena.it/modena/cronaca/2020/02/06/news/hera-l-inquinamento-e-l-inceneritore-di-modena-l-impianto-viene-utilizzato-con-la-massima-attenzione-1.38432025]] «Sono felice dell’invito - rivela Paganelli - Ho accettato con entusiasmo, perché so che potrò avere quelle risposte che mio padre non ha ancora avuto». Si riferisce all’aneddoto che lo ha spinto a gettarsi in un lavoro così massiccio: «L’idea della ricerca nasce da una visita guidata che mio padre fece all’impianto una decina di anni fa. Mi aveva raccontato di aver posto alcune domande che erano rimaste senza risposta. Ad esempio aveva chiesto i volumi delle emissioni. Da allora mi è rimasto questo cruccio: quanto inquina l’inceneritore? Recentemente sono venuto in contatto con alcune persone che se ne erano occupate, allora mi sono detto perché non applicare le mie conoscenze per vedere se esistano correlazioni?».E così ha iniziato a raccogliere un corposo volume di dati dal sito di Arpae, l’altra protagonista della vicenda: «L’Agenzia mi ha aiutato nelle ricerche, fornendomi numeri che non erano disponibili online». Poi lo studio è stato anche affidato ad Arpae che, «pur non entrando nel merito della correttezza metodologica», sottolinea come tutti i parametri del termovalorizzatore rispettino i limiti autorizzati e che «il settore del trattamento dei rifiuti - e in particolare il termovalorizzatore in questione - non costituisce il principale contributo emissivo per macroinquinanti». (Accanto la replica completa). LO STUDIO Il documento si intitola “Quando l’inceneritore dorme”. Il 36enne modenese ha analizzato l’aria nei giorni in cui l’impianto di via Cavazza è spento perché «non vengono pubblicate le emissioni giornaliere effettive, ma solo le concentrazioni al camino dell’inceneritore», spiega Paganelli. In sostanza lo studio analizza quanto l’aria migliora quando l’impianto è spento: «Quando l’inceneritore è spento abbiamo la certezza che le sue emissioni sono nulle». IL PRIMO DATO Una volta chiarite le premesse, lo studio entra nel vivo con l’analisi «della variazione media delle concentrazioni ambientali tra Parco Ferrari e via Giardini dopo ogni stop di durata maggiore ad un giorno. E gli spegnimenti sono tutt’altro che rari: ammontano a un totale di ben 43 tra il 2011 e il 2019 (il periodo analizzato, ndr). Si sono isolati tutti gli eventi di chiusura ed analizzati gli andamenti di concentrazione NO2 (diossido di azoto) medi tra Parco Ferrari e via Giardini». LE CENTRALINE Paganelli sceglie le due centraline di Arpae che si trovano a Modena poiché i dati di quella di Albareto, la più vicina all’impianto, non erano disponibili online e gli sono stati forniti solo in un secondo momento. Scopre che su 24 casi in 7 l’inquinamento è aumentato, in 17 è diminuito. «Il fatto che alcuni siano positivi ed altri negativi non deve stupire: la variabilità dell’inquinamento è stagionale e locale. Il fatto rilevante è che mediamente l’inquinamento sale meno di quanto non scenda. La media tra tutti questi valori rappresenta il quantitativo di inquinamento che è - secondo Paganelli - attribuibile all’inceneritore, e che mediamente scompare ogni volta che si spegne: 6.7 μg/m3, ovvero il 19.1% della concentrazione media (35.5 μg/m3)». LA STAGIONALITA' Paganelli espone sempre il suo studio ponendosi domande e cercando di non tralasciare nulla e così si chiede quanto influenzi la stagionalità nei suoi dati. Si sa che in estate l’inquinamento scende e in inverno sale. Inoltre «la concentrazione di inquinante varia anche a seconda del giorno della settimana. La domenica presenta valori più bassi del 20% rispetto alla media; nel corso dei giorni seguenti la concentrazione sale fino al picco di venerdì, per poi riallinearsi alla media nel giorno di sabato».Tutte variabili che influenzano i suoi dati e ce ne sono tante altre: vento, pioggia, ecc. Perciò pulisce quel 19,1% ottenuto in prima istanza andando ad analizzare la situazione mese per mese e scopre che «gli spegnimenti siano sempre seguiti da un miglioramento dell’inquinamento, ad eccezione per aprile, maggio e settembre (per soli 5 spegnimenti totali). I mesi di maggiore impatto sono: dicembre, febbraio, agosto, marzo e ottobre». E allora quel 19,1% che aveva trovato scende «al 16,5%». LE DOMANDE Tra le domande che chiudono il suo studio, Paganelli si chiede come mai l’impianto non venga spento nel periodo invernale quando lo smog è alle stelle per aiutare un miglioramento dell’aria. Domande a cui Hera e Arpae rispondono in maniera approfondita: ed era proprio quello che Daniele cercava. Risposte. — &nbsp;

MODENA. Daniele Paganelli ha 36 anni e il suo hobby sono... i dati. Li analizza quotidianamente perché di professione fa lo sviluppatore di software per strumenti scientifici in un’azienda. «Ma sono laureato in Chimica per lo sviluppo sostenibile e ho un dottorato in Ingegneria dei materiali», racconta. Quello che non dice di sé è che è anche un cittadino con un forte senso civ...

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Paganelli, 36 anni, ha elaborato i dati dell’aria di Modena a impianto spento&nbsp;In sostanza lo studio dal titolo "Quando l'inceneritore dorme" &nbsp;analizza quanto l’aria migliora quando l’impianto è spento: «Quando l’inceneritore è spento abbiamo la certezza che le sue emissioni sono nulle». Hera confuta le conclusioni scientifiche ma lo invita. Lui: «Felice di confrontarmi» 

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