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Max Mara nelle strade moscovite in negozi di imprenditori locali

Max Mara nelle strade moscovite in negozi di imprenditori locali

La griffe dell’abbigliamento ha in Russia uno dei mercati principali Oltre trenta boutique, però la proprietà non è della famiglia Maramotti

20 aprile 2022
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REGGIO EMILIA Se c’è un settore che è tra i primi a essere finito in “trincea”, che paga le conseguenze del conflitto nato dall’invasione russa in Ucraina non c’è dubbio che è quello dell’abbigliamento e della moda. Dalle piccole e medie aziende del fenomeno pronto moda del Distretto “made in Carpi” a giganti fashion come il gruppo reggiano Max Mara.
 
Da anni per il gruppo di abbigliamento della famiglia Maramotti la Russia è un mercato di primaria importanza, dove le esportazioni delle collezioni incidono in modo importante sui ricavi del gruppo. A Mosca e nelle altre più importanti città della Russia Max Mara Fashion Gruppo ha una presenza punteggiata di decine di boutique. Sono trenta quelle solo con il marchio Max Mara, di cui ben sette dalle parti della Piazza Rossa, nelle strade moscovite più esclusive.
C’è però un particolare che evita a Mmfg la paralisi sul quel mercato. Le boutique che vestono le donne in Russia, ma anche quelle aperte negli anni in Ucraina, non sono controllate direttamente dall’azienda dei Maramotti. Si tratta infatti di boutique in franchising, di proprietà di imprenditori locali con cui, come di solito fanno i grandi gruppi della moda, si sono stretti accordi commerciali.
 
Una soluzione che, come per altre aziende presenti in Russia, a questo punto diventa un’àncora di salvezza sul piano delle vendite, della possibilità di continuare a lavorare perché quelle boutique, quei punti vendita con brand legato al gruppo reggiano non potranno essere chiusi ed essere soggetti alle sanzioni decise dall’Ue. Stop a cui, invece, devono ad esempio ubbidire altri player del mondo del lusso come Lvmh, Prada, Hermes, Chanel, Richemont, Sephora, Kering, Gucci, Balenciaga, Bottega Veneta... Va comunque detto che le conseguenze anche per il gruppo Max Mara si faranno sentire sul piano delle vendite e dei ricavi, e pure che la maison reggiana è stata chiara nel prendere posizione sul conflitto dichiarando la condanna della guerra e annunciando una donazione all’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati.
 
GLP