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San Cesario S’indaga sul raid all’oratorio «Non chiamatele ragazzate»

San Cesario S’indaga sul raid all’oratorio «Non chiamatele ragazzate»

Sono in corso indagini serrate dopo quanto accaduto presso l’oratorio di Sant’Anna due giorni fa, quando una banda di giovanissimi ha messo a soqquadro il primo piano delle sale parrocchiali. Era da circa due mesi che la baby-gang si aggirava e commetteva piccole angherie ai danni dell’oratorio di Sant’Anna. Poi lunedì sera il gruppo di ha alzato il tiro, entrando nello stabile e devastando arredi e archivi.

30 giugno 2022
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San Cesario Sono in corso indagini serrate dopo quanto accaduto presso l’oratorio di Sant’Anna due giorni fa, quando una banda di giovanissimi ha messo a soqquadro il primo piano delle sale parrocchiali. Era da circa due mesi che la baby-gang si aggirava e commetteva piccole angherie ai danni dell’oratorio di Sant’Anna. Poi lunedì sera il gruppo di ha alzato il tiro, entrando nello stabile e devastando arredi e archivi.

«Non sono affatto preoccupato e non vedo perché dovrei esserlo - commenta il parroco don Gaetano Popoli - può succedere in tutte le case di essere sorpresi dai ladri». Don Gaetano, che svolge da diversi anni il suo servizio a Sant'Anna, non valuta misure particolari per arginare l'azione dei giovani. «Del caso si stanno occupando le forze dell'ordine - aggiunge - ed è giusto che sia così. Uno dei compiti dell'attività pastorale è quella di accogliere chiunque abbia voglia di farne parte. Le porte della nostra Chiesa saranno sempre aperte, anche per quei ragazzi che oggi la vessano con azioni vandaliche». «Non si possono chiamare ragazzate – commenta l’assessore alla Sicurezza, Luca Brighetti – come Comune stiamo sostenendo con ogni mezzo le indagini portate avanti dai carabinieri. La polizia locale sta collaborando nelle ricerche e siamo sicuri che i responsabili saranno presto individuati». L’assessore spiega che nella zona adiacente all’oratorio di Sant’Anna è attivo un sistema di videosorveglianza, ma non all'interno dell'area parrocchiale. «Le telecamere sarebbero un ottimo strumento - spiega don Gaetano - ma in questo momento la parrocchia non può sostenere una tale spesa. Anche se dovessero arrivare offerte dai privati, sarà il consiglio parrocchiale a decidere in merito». Le telecamere non sono però le uniche strumentazioni utilizzate dagli agenti per individuare i responsabili. Stanno infatti giocando un ruolo fondamentale anche le dirette segnalazioni di privati. «Abbiamo aumentato i pattugliamenti in zona, nelle ore in cui i ragazzi sembrano essere più attivi. Chiediamo a tutta la cittadinanza che abita nel quartiere di darci una mano nell’individuare questo gruppo di ragazzi. Chiunque veda strani movimenti in zona è pregato di chiamare tempestivamente la polizia locale. L’intento, infatti, non è solamente quello di punirli. Ma di sostenerli in una inclusione più sana all’interno della nostra comunità». Le prime incursioni dei giovanissimi, volti noti in paese, erano iniziate nel pomeriggio di lunedì, quando il capo dei bulli si era messo a zigzagare in monopattino tra le auto, costrette a frenare per evitarlo. La banda avrebbe poi lanciato una minaccia: «Ci vediamo questa notte», avevano detto i ragazzi in tono di minaccia ad alcuni presenti. l