MODENA «Ogni giorno è così, subiamo quotidianamente ingiurie e minacce da parte di vere e proprie baby gang. Conoscevo gli aggressori: tutte le mattine stazionano davanti all’ingresso tirando calci alle porte. Ma questa volta hanno superato ogni limite: mi sento un ostaggio». La voce, ancora provata per quanto accaduto nemmeno 24 ore prima, e non potrebbe essere altrimenti, arriva direttamente dal policlinico di Modena. A parlare è l’operatore scolastico che giovedì è stato brutalmente aggredito all’interno dell’istituto tecnico Corni di largo Moro. E che ora fa i conti con un’anca e una mano fratturate. Pugni sul viso, violenti calci sul bacino e poi all’improvviso il nero: li ha vissuti così quei concitati attimi in cui si è ritrovato accerchiato da un gruppo di cinque giovanissimi. Che l’hanno colpito più volte, senza freni, nell’atrio della scuola. Della sua scuola, il Corni, dove lavora come bidello. Ma quella di ieri l’altro è stata solo – purtroppo – la punta di un iceberg molto più profondo: «Noi bidelli stiamo affrontando un brutto momento – confessa – Siamo continuamente sottoposti ad una vera e propria guerra psicologica. Obbligati a subire troppo spesso episodi violenza, sia fisica, come in questo caso, che verbale. Episodi a cui non possiamo reagire in alcun modo». Parole da cui evapora uno sconforto giustificato ma che non è accettabile. Non possono e non devono esistere lavoratori costretti a sopportare situazioni così. A maggior ragione in una scuola. Dove nell’ultimo si sono verificati ben quattro episodi in cui l’unico protagonista è stata la violenza: «Mi sento ostaggio di questi ragazzi – dice – e non possiamo nemmeno opporci». Non è infatti la prima volta che lui, 39enne di origine napoletana e trapiantato a Modena, finisce nel mirino di questo gruppo di bulli. «Sono volti che avevo già visto – afferma – Stazionano sempre davanti all’atrio: danno e fastidio e sferrano calci alle porte intralciando il normale svolgimento delle lezioni. Quando qualcuno prova a interferire o a dirgli di smetterla, viene pestano». Lui ci ha provato, ha provato a difendersi e a difendere l’istituto per cui lavora «e infatti sono stato aggredito». Un punto a cui non si sarebbe dovuti arrivare. È questo l’aspetto principale su cui le forze politiche e i sindacati puntano il dito: com’è possibile che cinque ragazzi riescano a entrare in un istituto durante l’orario scolastico e prendere a pugni un operatore scolastico? «Hanno usato un escamotage – racconta – Uno degli aggressori ha detto a una collega che voleva scusarsi con me per alcuni episodi precedenti (i calci alle porte e i disagi citati prima, ndr). Invece era lì per studiare l’aggressione nei minimi dettagli. Infatti dopo poco è tornato: stava solo aspettando il momento giusto. Quello in cui mi sarei trovato da solo». Così dopo poco si è ripresentato davanti all’entrata, questa volta non da solo: «Mi ha istigato e minacciato – prosegue il bidello – urlandomi: “Mi hanno detto i miei amici che volevi picchiarmi”. Io ho fatto finta di nulla, anche perché ovviamente non corrisponde al vero. Così lui ha incalzato: “Dai fammi vedere come fai, cosa sai fare”. Io a quel momento gli ho risposto che stavo lavorando e non doveva interferire. Lui però ha insistito e quattro suoi amici mi sono saltati addosso tenendomi fermo. Da lì è partita l’aggressione». Momenti filmati da un telefonino di qualcuno che, in quel momento, si trovava nell’atrio della sede di via Largo Moro e che hanno fatto velocemente il giro dei social passando da cellulare in cellulare. «Ho ancora tantissimi dolori – racconta – sono stati attimi durissimi. Il referto medico dice “frattura all’anca” e sto aspettando l’esito degli esami per una probabile frattura allo scafoide della mano destra e al bacino. In più ho ancora l’occhio nero. Spero domani (oggi per chi legge, ndr) di poter tornare a casa». Questi i segni di quella che – stando alle testimonianze della vittima – sembra assumere i connotati di un’aggressione premeditata verso un obiettivo già deciso e preso di mira da tempo. «È impossibile fermarli – conclude – o sbarrargli la strada. Ci sentiamo impotenti».l &nbsp;

MODENA «Ogni giorno è così, subiamo quotidianamente ingiurie e minacce da parte di vere e proprie baby gang. Conoscevo gli aggressori: tutte le mattine stazionano davanti all’ingresso tirando calci alle porte. Ma questa volta hanno superato ogni limite: mi sento un ostaggio». La voce, ancora provata per quanto accaduto nemmeno 24 ore prima, e non potrebbe essere altrimenti, arriva di...

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Anca e mano fratturate per l’operatore scolastico colpito con calci e pugni  «Minacce quotidiane: quei ragazzi mi hanno preso di mira. Era un agguato»

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Modena. Il caso Corni, il bidello dall’ospedale: «Io, ostaggio degli aggressori»

Anca e mano fratturate per l’operatore scolastico colpito con calci e pugni «Minacce quotidiane: quei ragazzi mi hanno preso di mira. Era un agguato»

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