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Modena. Con il reddito di cittadinanza rifiutano un lavoro: 1.300 multe

Giovanni Medici
Modena. Con il reddito di cittadinanza rifiutano un lavoro: 1.300 multe

I dati del Centro per l’impiego: sanzionati anche i disoccupati

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Circa 1300 persone che percepiscono sussidi di diverse tipologie sono state sanzionate da luglio ad oggi in provincia di Modena perché non si sono presentate ad un colloquio di lavoro organizzato dal Centro per l’Impiego. In epoca di richieste pressanti di persone disponibili al lavoro da parte del tessuto imprenditoriale questo è un dato che fa pensare. Marco Melegari, Dirigente servizio Centro 2 Ambiti territoriali di Modena e Reggio Emilia dell'Agenzia regionale per il lavoro, presente ieri mattina al primo convegno organizzato dal Comune nell'ambito del neonato Welfare DataLab, ha offerto alla platea i numeri, spiegando come i Centri per l’Impiego modenesi abbiano convocato tutti i percettori di questi strumenti di sostegno (Naspi e Reddito di Cittadinanza in primis).

«Nonostante si pensi che siamo spettatori inerti cerchiamo di essere molto attenti nel campo delle politiche attive per il lavoro: non so in altre zone d’Italia se è lo stesso – ha sottolineato Melegari – Queste sanzioni amministrative, si chiamano Eventi di condizionalità; possiamo dire che hanno riguardato per il 50% percettori di Reddito di Cittadinanza e 50% di Naspi (indennità mensile destinata ai lavoratori con rapporto subordinato che hanno perduto involontariamente l'occupazione, ndr). Non sono in grado di dare una percentuale ma rispetto al totale degli aventi diritto è un numero abbastanza significativo, elevato. La sanzione è progressiva, può andare dalla mancata erogazione ad esempio di alcuni giorni di Naspi – ha concluso - fino alla decadenza totale del sostegno».

La normativa prevede comunque sanzioni non solo in caso di assenza ingiustificata al colloquio di lavoro proposto dal Centro per l’Impiego ma anche in caso di mancata accettazione di offerte di lavoro congrue.

Chi sono le persone sanzionate? In molti casi sono individui che non hanno troppa dimestichezza con la nostra lingua e le procedure burocratiche che stanno dietro alle politiche attive per il lavoro. Basta non aprire una raccomandata postale che invita al colloquio per un’eventuale assunzione ed ecco che l’iter dell’evento di condizionalità si avvia. Conoscere per intervenire - dati, analisi e politiche per il welfare locale, questo il titolo del convegno di ieri, ha visto riempirsi la sala Leonelli della Camera di Commercio: obiettivo del Welfare Datalab è quello di raccogliere in un unico database tutte le informazioni possibili sulla realtà socio-economica della città, allo scopo di aggiornare le scelte di politica sociale dell’amministrazione su dati certi e conseguentemente allocare le risorse economiche in modo mirato. Il tutto grazie alla collaborazione di ricercatori e docenti di Unimore. Lo ha ricordato anche il sindaco Gian Carlo Muzzarelli aprendo i lavori, esternando le sue preoccupazioni per la tenuta del sistema socio-sanitario in un contesto post-Covid in mutazione accelerata.

«Sono raddoppiate a Modena le persone aiutate dai servizi. Non vorrei si tornasse alla carità nel sociale e alle mutue nella sanità – ha concluso - ma l’aria che tira non mi piace». Non c’è una Banca dati nazionale che possa fungere da infrastruttura informatica da mettere a disposizione dell’agire pubblico.

Modena con il Welfare Datalab sta provando ad andare in questa direzione coordinando Comune, Dipartimento di economia Enzo Biagi di Unimore, AUsl e le sedi locali di Agenzia Regionale per il lavoro Emilia-Romagna e di Inail. E non aiuta nemmeno il fatto che finora i decisori politici non abbiano mai considerato i dati per elaborare le politiche pubbliche. «Ci si muove “ad intuito” – la stoccata è di Tito Boeri, direttore del Dipartimento di Economia dell’Università Bocconi di Milano e già presidente dell’Inps, collegato da Milano con la sala del convegno - Si veda quanto avvenuto dopo quattro anni di funzionamento del Reddito di Cittadinanza con i recenti provvedimenti decisi dal Governo».

D’altronde anche a Modena non c’è una mappa completa degli interventi di welfare messi in campo dai tanti soggetti che operano in questo campo. «Non c’è una conoscenza completa del fenomeno, magari c’è chi è beneficiario di due progetti e c’è invece chi non è sostenuto da nessuno. L’insieme è troppo frammentato. Ecco perché – ha tenuto a sottolineare l’assessora alle Politiche sociali del Comune Roberta Pinelli – è necessario conoscere per intervenire, anche per fare emergere le povertà latenti. Il Welfare Datalab è dunque un investimento economico ma anche culturale e ci auguriamo che anche altri soggetti possano mettere a disposizione i dati, magari pure i comuni dell’area vasta modenese».