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Il dato

Modena, in città dodicimila case vuote ma i proprietari non affittano

di Ernesto Bossù
Modena, in città dodicimila case vuote ma i proprietari non affittano

E in provincia sono 80mila: «Si preferisce il mercato turistico»

04 gennaio 2024
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MODENA. Nel 2021, secondo dati pubblicati recentemente dall’Istat, erano 12.330 le case non occupate nella sola città di Modena. Un dato pari al 12,9% del totale, con le restanti 83.472 abitazioni occupate.

Una situazione che, di primo acchito, appare paradossale. Non fosse altro per il fatto che la percezione, la quale in realtà trova solide fondamenta se calata nella realtà, racconta una storia diversa secondo cui le case, a Modena, non si trovano.

PROBLEMA AFFITTI

Qui la prima importante distinzione: la vera missione (quasi) impossibile è quella di trovare appartamenti in affitto. Prendiamo il portale più affidabile in questo senso, cioè immobiliare.it. Al suo interno le offerte di case in affitto a Modena, da intendersi come città, sono poco più di 260 e, come vuole la spietata regola del mercato, a prezzi esorbitanti. Tradotto: offerta bassa sommata a una domanda elevata dà come risultato poche locazioni disponibili pagando cifre esorbitanti.

Ma perché? È anzitutto cruciale notare che tra le abitazioni non occupate in modo permanente sono incluse non solo le strutture disabitate ma anche le seconde case, aspetto importante soprattutto per le mete turistiche quali Modena.

Come spiega Raffaele Vosino, rappresentante di Fimaa Confcommercio, l’associazione di categoria che raduna i mediatori come gli agenti immobiliari, «tra Modena e provincia si è assistito, negli ultimi anni, a un picco di turismo, che non ha certo favorito il mercato delle locazioni a lungo termine».

Dunque chi possiede due o più case in città preferisce relegarle a una funzione di bed and breakfast o adibirle a stanze con affitti a breve termine. Questo porta con un vantaggio non indifferente: economicamente il settore del turismo permette guadagni più alti.

Avere a che fare con turisti, infatti, significa evitare di incappare nel rischio di gestire inquilini magari ritardatari nei pagamenti, per i quali sarebbe necessario una procedura di sfratto, con tutti gli iter burocratici e spese economiche seguenti.

IN PROVINCIA

Sparse lungo la provincia si possono invece trovare altre 250 abitazioni circa. Le più sono concentrate tra bassa modenese e distretto ceramico ma, anche stavolta, sono poche e a prezzi elevati. Le case in vendita sono invece di più, «ma a causa di interessi altissimi sui mutui e un’inflazione generale, il ceto medio-basso fatica a investire sull’acquisto di un’abitazione», specifica il rappresentante di Fimaa.

In tutta la provincia sono 80.432 le abitazioni non permanentemente occupate, mentre 303.333 sono quelle occupate stabilmente. Ciononostante, secondo Vosino «non si può parlare di un’emergenza abitativa vera e propria. O meglio: la si è vissuta negli scorsi anni, ma adesso qualcosa si trova, complici anche i nuovi accordi territoriali che da settembre 2023 sono stati rinnovati». Tutto questo, però, non basta: «Servirebbe una legislazione che garantisca la certezza del diritto stesso – sottolinea Vosino – in modo tale che sia tutelato, negli affitti, tanto l’inquilino quanto il proprietario; e, in aggiunta, andrebbe regolato in maniera più efficiente il mercato degli affitti brevi».

I dati della provincia di Modena evidenziano poi un ulteriore aspetto. Nel corso degli ultimi decenni si è assistito a uno spostamento progressivo – anche se non sempre lineare – della popolazione dalle aree interne verso le zone più centrali del paese, in cui sono presenti più servizi e più opportunità lavorative, oltre a tecnologie migliori. Questo movimento incide su numerose variabili, una delle quali è proprio la disponibilità di abitazioni. Da un lato, infatti, nelle zone più attrattive ci si trova di fronte a carenze abitative, data la scarsità di case disponibili. Dall’altra, nelle aree più distanti dai poli, ci sono strutture non abitate oppure sfruttate come seconde case.

È il caso del nostro Appennino, dove in gran parte delle località – Fiumalbo, in questo senso, detiene il record negativo – la percentuale di case non occupate in maniera permanente è intorno al 70%. «Non è ancora il tempo di parlare di desertificazione della montagna – chiosa Vosino – ma certo è che per invertire la rotta serve un cambio di passo: una politica espansiva, e non stringente, da parte della Banca centrale europea, una tutela dell’occupazione, un’inflazione calmierata e tassi di interesse più favorevoli, oltre a incentivi per i giovani che vogliono acquistare casa».