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Oltre 15mila a letto con l’influenza a Modena, ma il picco non è ancora arrivato

di Ginevramaria Bianchi
Oltre 15mila a letto con l’influenza a Modena, ma il picco non è ancora arrivato

E il Covid non molla la presa. A rischio gli over 65 e i bambini al primo mese di vita

06 gennaio 2024
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MODENA. Virus delle alte vie respiratorie in circolazione e scarsa prevenzione: una combinazione che compromette interi reparti d’ospedale e mette a dura prova le prestazioni dei medici.

Non è solo una semplice influenza stagionale, ma la sinergia di più patologie delle vie aeree, tra cui virus sinciziale e Covid, che sembra non voler proprio scomparire dalle scene della sanità nazionale.

IN 15MILA A LETTO CON L’INFLUENZA

La preoccupazione inizia a salire anche tra coloro che non portano il camice bianco e i numeri, dal canto loro, non calano. Sono 19.15 i casi ogni mille assistiti durante la penultima settimana del 2023 e, per finire in bellezza, 21.44 casi nell’ultima settimana dell’anno: numeri che per Modena e provincia significa che ci sono almeno 15mila persone con l’influenza, si tratta di numeri che non si vedevano da tempo, neppure nel periodo pre-pandemico. E non siamo nemmeno al picco che, verosimilmente, si prospetta per le prime settimane di gennaio.

«Siamo in un periodo dell’anno che favorisce la trasmissione dei virus delle vie aeree – spiega Giovanni Guaraldi, virologo del Policlinico e professore di Unimore – Parliamo di patologie che si trasmettono sia per via diretta, che indiretta. È dunque difficile sfuggirgli. La trasmissione aerea diretta avviene attraverso i cosiddetti droplets, ossia quelle gocce create dalla vibrazione delle corde vocali che si propagano quando si tossisce, starnutisce o si pronuncia una parola di troppo, arrivando a toccare un raggio di diffusione di oltre un metro. Se si parla di trasmissione indiretta, invece, si fa riferimento all’airborne, ossia quando le particelle del virus rimangono per svariate ore nell’aria dopo essere state rilasciate, arrivando a infettare soggetti sani».

I PAZIENTI PIÙ A RISCHIO

«Il clima ci costringe a ritrovarci in spazi chiusi e soprattutto le festività appena passate sono state occasione di contatti interpersonali, perciò non mi stupisce che si stia riscontrando un picco così alto proprio in questo periodo. Basta stare attenti e tenere alla larga dai contesti mondani i soggetti a rischio, per evitare che anche un banale raffreddore possa aggravarsi – prosegue – Sono molto suscettibili i pazienti che soffrono di un immunodeficit e quelli che superano i 65 anni. I soggetti più colpiti, però, sono i bambini attorno al primo mese di vita. Fatta eccezione per questi casi, le patologie delle vie aeree si palesano nell’organismo come le classiche infezioni virali acute a cui siamo abituati».

«Sintomatologicamente parlando – aggiunge Guaraldi – possiamo notare che il periodo di infezione dura fino ai quattro giorni e si manifesta in tre sintomi principali: febbre, tosse e dolori muscolari. Solo una piccola percentuale, al di sotto del 10%, soffre di disturbi gastroenterici. Nel caso del covid, invece, è più facile imbattersi nella anosmia e nell’ageusia, ossia la perdita dell’olfatto e del gusto».

I FARMACI CONSIGLIATI

Nel kit di sopravvivenza di ognuno di noi, per sconfiggere questi malanni stagionali, non possono mancare i farmaci sintomatici come Paracetamolo e Ibuprofene. Nei soggetti più vulnerabili, però, bisogna agire differentemente, perché spesso non si tratta solo di una comune infezione: «In questi casi bisogna fare una diagnosi eziologica e, successivamente, si somministrano farmaci specifici di non facile reperimento. E ciò è grave. Parlo di dell’Oseltamivir o del Paxlovid, ormai quasi scomparsi dagli scaffali delle farmacie. Questi quattro anni di Covid ci hanno aiutati molto nella gestione di queste dinamiche. Noi medici siamo molto più veloci con le diagnosi e sul commercio non mancano i tamponi rapidi a domicilio, tra l’altro non troppo esosi, che permettono a ogni paziente di essere consapevole del proprio stato di salute».

«Inoltre – conclude il professor Baraldi – ormai le misure di prevenzione per la diffusione dei virus sono conosciute e date per assodate: essenziale l’uso della mascherina se si è a contatto con un paziente a rischio o infetto e l’uso dei gel alcolici adibiti alla disinfettazione delle mani. I numeri dei contagi continuano a crescere e la prevenzione continua a essere l’unico modo che abbiamo a disposizione per proteggere noi stessi e coloro che ci stanno vicino. Prestate attenzione, mi raccomando».