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Indagini in corso

Concordia, il processo per Mohamed è vicino. Al via la “simulazione” del delitto di Alice Neri

di Stefania Piscitello
Concordia, il processo per Mohamed è vicino. Al via la “simulazione” del delitto di Alice Neri

La difesa: «Diversi tipi di analisi: i risultati fanno ben sperare»

11 gennaio 2024
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Concordia Sono iniziate nei giorni scorsi le “prove” per ricostruire il brutale delitto che ha portato alla morte di Alice Neri, la 32enne di Rami di Ravarino trovata carbonizzata nel baule della sua auto a Fossa di Concordia il 18 novembre 2022. A portarle avanti è la dottoressa Raffaella Sorropago, perito balistico che, nel caso che vede al momento un unico sospettato secondo la Procura di Modena, Mohamed Gaaloul, è consulente della difesa rappresentata dall’avvocato Roberto Ghini. La dottoressa, come detto, ha cominciato nei giorni scorsi a occuparsi della analisi con il metodo Bpa (Bloodstain pattern analysis). Analisi che, unite ad altri accertamenti, secondo Ghini, farebbero ben sperare.

ACCERTAMENTI
In sostanza, si tratta di un esame il cui obiettivo è realizzare una simulazione del delitto. Questo tipo di analisi, in genere, parte dall’esame di eventuali tracce ematiche trovate sulla scena del delitto, per arrivare alle modalità, alla posizione dell’aggressore e della vittima. Il legale di Mohamed Gaaloul, attualmente in carcere con l’accusa di avere ucciso Alice Neri dopo un tentativo di violenza sessuale, tra le sue carte da giocare ha anche questa: non sarebbero state trovate tracce ematiche sugli effetti personali del suo assistito.

L'AVVOCATO
L’esito delle analisi, che sono ancora in corso ma che avrebbero già fornito qualche elemento alla difesa, sarà una delle “carte” che Ghini giocherà in Corte d’Assise dove il 7 febbraio si aprirà il processo a carico del suo assistito. «Ovviamente – dichiara il legale – non parlo delle attività investigative e delle indagini difensiva che abbiamo svolto e stiamo svolgendo. Sono tante e sono diverse. Non c’è solo il tema dell’analisi col metodo della Bpa ma ci sono anche altre tematiche, sia tecniche sia scientifiche, e sinceramente i risultati che sono emersi fino ad oggi mi fanno davvero ben sperare per un esito favorevole in Corte d’Assise».

IL PROCESSO
La dottoressa Sorropago, che per la difesa si sta occupando di tali esami, nei mesi scorsi ha effettuato un sopralluogo a Fossa, nello spiazzo nelle campagne di via Griffona dove il corpo di Alice – madre di una bambina di soli quattro anni all’epoca dei fatti – è stato dato alle fiamme. Sempre nei mesi scorsi gli esami eseguiti dalla dottoressa Cristina Cattaneo, consulente incaricata dalla Procura di Modena di analizzare i resti della 32enne, ha redatto una perizia. Perizia dalla quale sarebbero emerse sette lesioni trovate sui resti di Alice. Per colpire la donna potrebbe essere stata utilizzata un’arma sia da punta che da taglio. L’arma del delitto non è ancora stata trovata ed è probabile che sarà uno dei temi centrali nel corso del dibattimento. In aula, come parte civile, ci saranno l’avvocato Cosimo Zaccaria (che assiste la madre, il fratello e la figlia della donna), e l’avvocato Antonio Ingroia che invece assiste Nicholas Negrini, il marito della giovane vittima di femminicidio.

I pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara sostengono che Gaaloul ha volontariamente provato la morte della donna, «attingendola con colpi d’arma bianca, per poi distruggerne il cadavere, occultandolo all’interno del vano bagagli della predetta autovettura e dandovi fuoco, a tal punto da giungere a pressoché completa carbonizzazione dei resti». Gaaloul avrebbe ucciso la donna per «motivi abietti e comunque in occasione di un tentativo di violenza sessuale nel corso del quale strappava il reggiseno della vittima».