Gazzetta di Modena

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I dieci anni di Anita, Bianca e Cecilia, le tre gemelle di Montombraro che per distinguersi indossano occhiali colorati

di Manuel Marinelli
I dieci anni di Anita, Bianca e Cecilia, le tre gemelle di Montombraro che per distinguersi indossano occhiali colorati<br type="_moz" />

La bella storia della famiglia Poggi Guidotti

10 febbraio 2024
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ZOCCA. È il 10 febbraio 2014 quando a Montombraro, borgo di cinquecento abitanti nel comune di Zocca, si verifica un caso da uno su centomila: nascono tre gemelle monozigote, perfettamente identiche e sane.

GLI OCCHIALI COLORATI PER DISTINGUERLE

È la storia di Anita, Bianca e Cecilia Poggi Guidotti, che oggi spengono 10 candeline. Un evento già di per sé raro, reso ancor più romantico e speciale per dove si è verificato: una piccola frazione dall’età media non certo bassa. Loro sono identiche, ma per distinguerle c’è un trucchetto: i differenti colori degli occhiali che indossano.

«Sono passati 10 anni e… siamo sopravvissuti – racconta mamma Giulia – È una bellissima avventura, sicuramene impegnativa ma ricca di gioia. I medici ci avevano consigliato di fare altre valutazioni, i rischi sono alti in casi come questi. Noi però non ne abbiamo voluto sapere, abbiamo optato per una gravidanza naturale e ringraziando il cielo è andato tutto per il meglio. Sì, sembrano identiche, ma non lo sono. Caratterialmente, sono molto diverse tra di loro, il che le rende uniche».

L'AMORE PER I VIAGGI

Per mamma Giulia e papà Andrea, ora quarantaduenni, la vita è cambiata per sempre, ma le loro figlie non sono mai state un peso, anzi.

Come spiega la mamma: «Hanno già fatto il giro del mondo, loro amano viaggiare, si sanno adattare e sono molto spartane, nel senso buono della parola. In questi anni siamo stati in America, in Thailandia, alle Seychelles. Non si tirano mai indietro. Ci davano dei matti – continua – ma noi non ci siamo fatti spaventare, e abbiamo fatto delle esperienze stupende. Chiaro che all’inizio era più complicato, anche una semplice passeggiata era una missione, sembrava di partire per la luna ma magari arrivavo solo in piazza con due bimbe nel passeggino e una nel marsupio».

Parte del merito va sicuramente alla rete familiare, ai “super nonni” che tanto negli anni hanno agevolato la vita dei genitori. La scelta di tornare a vivere nel borgo arroccato sull’Appennino, dopo che i due si erano trasferiti a Modena, è stata dettata anche da questo.

IL DNA MONTANARO

«Mentre molti lasciano la montagna per tornare in città, noi abbiamo fatto il contrario – conclude Giulia Poggi – trasferendoci a Montombraro. Una comunità molto piccola con dati sulla natalità sempre in calo: in tal senso abbiamo dato una mano. Qui abbiamo potuto contare sull’enorme aiuto dei nostri genitori, per loro è stata una botta di vita. Così, a parte il periodo di maternità, non ho mai smesso di lavorare. Però, credo anche nelle potenzialità del nostro territorio, quella di far trascorrere la prima infanzia in un posto come questo penso sia un valore aggiunto» conclude la madre.

Ora, per festeggiare, è in programma un mega pigiama party allargato a tutti i compagni di classe.