Modena, il caso Barozzi: professori “interrogati” a Bologna e nuove ispezioni
Acquisiti documenti, ascoltata una delegazione del consiglio di classe e i sindacati. Una cinquantina di insegnanti chiede le dimissioni dei rappresentanti dei docenti
MODENA. Tre professori finalmente - è il caso di dirlo - ascoltati. Poi i sindacati, che in un lungo incontro, terminato a pomeriggio inoltrato, hanno spiegato la loro posizione. Tutto questo mentre l’ufficio scolastico regionale ha organizzato una ispezione a scuola al fine di acquisire nuovi documenti.
Il caso Barozzi continua a fare parlare e una volta per tutte, a parlare ufficialmente, sono state le persone che meglio conoscono la vicenda, ovvero gli insegnanti di Damiano Cassanelli, il ragazzo sospeso dodici giorni per i contenuti di una intervista rilasciata a fine novembre al nostro giornale.
L’audizione è andata in scena a Bologna, nella sede dell’ufficio scolastico regionale. La delegazione del consiglio di classe ha portato prima di tutto un punto: il verbale del consiglio stesso, che già si era espresso all’unanimità ben prima del consiglio di istituto che poi portò alla sospensione di Damiano. È quel foglio di carta, non banale, che il dirigente bolognese Bruno Di Palma aveva detto in una intervista alla Gazzetta di non avere mai ricevuto. Gli insegnanti hanno invece ribadito la loro posizione, già espressa nei giorni scorsi: non solo quel foglio era stato regolarmente depositato e protocollato lo scorso 21 dicembre, ma una copia era già stata inviata, insieme a tutto l’altro materiale, anche nei giorni scorsi in una mail di memoria ufficiale inviata a Bologna.
Il colloquio ha dato la possibilità agli insegnanti di manifestare tutti i punti che non tornano, secondo loro, in questa vicenda: la data clou è quella del 18 gennaio, quando sul registro di classe compare una nota ai danni di Cassanelli per l’intervista rilasciata al nostro giornale, sui cui contenuti si era già espresso il consiglio di classe. Questa è, invece, la nota che poi darà il via a tutto il procedimento ai danni del ragazzo.
Tornando alle audizioni di Bologna, ieri pomeriggio è stata anche la volta dei sindacati, Cgil Cisl e Snals, che con i delegati regionali e provinciali hanno spiegato la loro posizione davanti a Di Palma. All’ordine del giorno soprattutto il clima che questa vicenda, al di là delle responsabilità, ha portato nella scuola: situazione tesa e diversi insegnanti che potrebbero chiedere il trasferimento.
L’ispezione che l’ufficio scolastico ha annunciato tra sabato e domenica e che potrebbe proseguire anche nei prossimi giorni per avere ulteriore documentazione sulla vicenda, cercherà di fare chiarezza. Ieri l’ispettore, insieme al nuovo dirigente scolastico provinciale, era al fianco del dotto r Di Palma nell’ascoltare tutti i testimoni chiamati al tavolo. Sono stati incontri cordiali, ma certamente si è entrati nel merito di alcune vicende che fino ad oggi non erano state sviscerate a dovere.
Un nuovo passo ufficiale, prima della manifestazione di sabato prossimo al Novi Sad che porterà la solidarietà di tutto il mondo scolastico a non a Damiano, lo si potrà forse avere già domani.
Al momento, infatti, è ancora convocato un collegio dei docenti che all’ordine del giorno avrà, tra gli altri punti, anche la richiesta di dimissioni degli eletti tra i professori. Un atto piuttosto forte, sottoscritta da almeno una cinquantina di insegnanti. Se il documento reggerà fino a domani, quando inizierà l’assemblea prevista al Raffaello, si potrebbe assistere ad un nuovo colpo di scena.
Tutto questo iter che la dirigenza scolastica regionale sta ora portando avanti, non cambia per il momento ciò che potrà accadere sul piano dei ricorsi. Per l’avvocato Cavazzuti la strada è quella del Tar, come ha sempre detto: «Damiano ha semplicemente fatto espresso, nella sua qualità di rappresentante degli studenti, le molteplici criticità portate alla sua attenzione dagli studenti della scuola. Non ha mai diffamato, calunniato, ingiuriato, denigrato la dirigente, la vicepreside Paola Tirelli o altri membri della scuola, né l’istituzione scolastica. Dimostrarsi critici nei confronti delle decisioni organizzative assunte dalla scuola non significa denigrare, ledere la dignità altrui, ma semplicemente esercitare diritti e doveri strettamente connessi alla figura di rappresentanza della collettività degli studenti».
Le piste da battere sono due: la correttezza delle procedure burocratiche e l’entità delle dichiarazioni del ragazzo in merito alle perquisizioni.