Gazzetta di Modena

Modena

Lo studio

Difficile conciliare professione e vita privata. Il 46% di chi ha figli pensa alle dimissioni

Difficile conciliare professione e vita privata. Il 46% di chi ha figli pensa alle dimissioni

«Fondamentale promuovere politiche e culture aziendali favorevoli alla famiglia»

03 marzo 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Nell'attuale panorama lavorativo la questione del work-life balance, rappresenta un nodo cruciale, che rispecchia una crescente consapevolezza sull'importanza di bilanciare gli impegni professionali con la vita personale. Dall’ultimo rapporto realizzato dal Censis, emerge infatti che per il 62,7% degli italiani il lavoro non rappresenta la preoccupazione principale nella vita. E anzi, l’80% dei lavoratori italiani ha espresso il proprio disappunto circa il sacrificio degli interessi personali che il lavoro ha comportato in passato, a discapito del proprio benessere. Una tendenza, questa, che riflette il trend diffuso a livello globale: il fenomeno della Great Resignation, che ha preso piede soprattutto dopo la pandemia, si è legato proprio al benessere dei dipendenti, soprattutto tra i più giovani ma anche tra i lavoratori con figli.

Una recente ricerca pubblicata su People Management ha infatti evidenziato che ben il 46% dei genitori ha lasciato il proprio lavoro nell’ultimo anno o sta prendendo in seria considerazione le dimissioni. In particolare, il 40% degli intervistati pensa di lasciare il proprio impiego perché trova difficile bilanciare i propri impegni lavorativi e familiari, con una propensione maggiore dei più giovani, di età compresa tra i 25 e i 34 anni (45%), e delle madri (46%). Un dato confermato anche in Italia, dove, stando a quanto riporta l’Ispettorato del Lavoro, sono state convalidate ben 61.391 dimissioni di padri e madri nel 2022 (+17,1% rispetto all’anno precedente).

La maggior parte di queste sono state rassegnate entro i primi tre anni dalla nascita dei propri figli e perlopiù da giovani di età compresa tra i 29 e i 44 anni (79,4%) e donne (72,8%), attribuendo la causa a una sempre più accentuata difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata (63%). Inoltre a lasciare il lavoro sono in prevalenza lavoratori in attesa del primo figlio o che hanno un solo figlio. «I dati sottolineano l'importanza di affrontare in modo efficace le sfide legate alla genitorialità sul luogo di lavoro, promuovendo politiche e culture aziendali più inclusive e favorevoli alla famiglia.

È per questo che abbiamo deciso di creare uno sportello dedicato alla genitorialità per le persone di Zeta Service e per i dipendenti delle nostre aziende clienti: si chiama “Help Desk Genitorialità” e intende supportare i genitori dando loro risposte sugli aspetti burocratici, che, come abbiamo rilevato, creano non pochi problemi», ha commentato Debora Moretti, Co-CEO di Zeta Service, azienda italiana specializzata nei servizi Hr, risorse umane, e payroll. Infatti, dal sondaggio “Maternità, Burocrazia e Tempi” realizzato proprio da Zeta Service, che ha coinvolto perlopiù neomamme o future tali, è emerso che oltre la metà delle donne ha trovato difficoltà nel comprendere gli step burocratici da seguire per esempio per la richiesta di bonus, la presentazione della documentazione, il congedo obbligatorio/facoltativo.

In particolare, 9 donne su 10 avrebbero voluto ricevere più informazioni sia da parte delle istituzioni, sia da parte delle aziende. Nelle imprese dove è presente un ufficio HR, le lavoratrici non abbiano ricevuto alcun supporto nel 53% dei casi. Ma quindi un’azienda cosa può fare per supportare i dipendenti genitori? «Le parole chiave sono flessibilità e vicinanza: l’azienda deve essere realmente interessata a comprendere le necessità delle sue persone, guardandole e ascoltandole nel loro complesso, in modo da introdurre benefit che possano favorire un migliore work-life balance e avere una maggiore flessibilità, sebbene sia difficille introdurre questo cambiamento di mentalità nel nostro Paese».l