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Il caso

Modena, torna dalla maternità e non trova la scrivania

di Ginevramaria Bianchi
Modena, torna dalla maternità e non trova la scrivania

Casi emblematici denunciati alla consulta pari opportunità. Moscardino: «Per le donne demansionamenti continui»

18 marzo 2024
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MODENA. «Signora, lei deve continuare a lavorare come prima, facendo gli stessi sforzi fisici, nonostante il certificato medico». Oppure: «Lei per caso convive? Ha figli? Intende averne?». O ancora: «Sei stata in maternità, abbiamo pensato di spostare la tua scrivania».

IL QUADRO

Queste sono solo alcune delle frasi che le donne modenesi hanno dovuto ascoltare sul posto di lavoro. Che fossero di ritorno dalla maternità, o semplicemente da una condizione di malattia, poco importa. Perché l'Italia, per quanto riguarda il lavoro, non è un paese per donne. E i numeri lo dimostrano. Nel Belpaese, le donne che lavorano sono 9,5 milioni contro 13 milioni di uomini. Nonostante ciò, “i posti di lavoro per maschi” continuano a crescere, e l’Italia resta il fanalino di coda dell'Unione europea per il più basso tasso di occupazione femminile. Modena non si discosta da questa tendenza. Nel 2023 sono state registrate alla consulta per le pari opportunità di genere di Modena ben 23 segnalazioni di violenza di genere sul luogo di lavoro; di queste, 20 sono state effettuate da donne e 3 da uomini. E i casi sono ovviamente molti di più, lo sanno bene i sindacati. Quelli riportati in queste righe sono i casi arrivati all’attenzione della consulta:«È chiaro che il mondo femminile sia ancora molto penalizzato nell’ambito lavorativo, questi dati lo dimostrano - spiega Valeria Moscardino, consigliera effettiva alle pari opportunità per la Provincia di Modena - Lo scorso anno abbiamo contato 23 accessi, sono quasi due richieste di aiuto al mese. Vorremmo che la questione si fermasse a questo numero, ma purtroppo non è così, perché la maggior parte delle persone soggette a discriminazioni tende a non segnalarle. Spesso per paura».

Dietro a quella ventina di segnalazioni alla consulta, ci sono stati due casi di mancata conciliazione tra necessità familiari e lavoro, una molestia, una progressione di carriera, una maternità e un caso di contrattazione discriminatoria. Sono tutte denunce fatte da donne.

LE CRITICITÀ

«Le donne, a Modena come nel resto d’Italia, hanno evidenti criticità che, invece, non toccano gli uomini - continua - Il tema più caldo di tutti è la maternità, ma a molte viene anche chiesto se addirittura vogliono sposarsi o andare a convivere. Mi è capitato spesso di vedere situazioni dove le donne venivano trattate in modo diverso solo in quanto tali. Mi è rimasto impresso un caso trattato lo scorso anno, nel 2023, dove a una ragazza non vennero disposti gli stessi dispositivi elettronici del suo collega uomo, che ricopriva il suo stesso ruolo in azienda».

I CASI


Nel modenese, di scenari così, ce ne sono stati tanti. Purtroppo, anche di più gravi: «Una delle donne che si è rivolta a noi, ci raccontò che al ritorno dalla maternità smise di avere all'interno del suo luogo di lavoro le sue solite mansioni - inizia a spiegare Moscardino - Non veniva più invitata alle riunioni, ad esempio. Addirittura le era stata spostata la scrivania in un ambiente molto più scomodo rispetto a quello a cui era abituata. Lo stress per questo cambiamento improvviso le causò un’ischemia. Un’altra donna, invece, dovette continuare a fare sforzi fisici nella mensa per cui lavorava, anche se il suo certificato medico li sconsigliava. Un’altra lavoratrice - continua la consigliera - aveva tra le mani una proposta contrattuale, ma senza firma del contratto. Scoprì di essere in dolce attesa, e la ditta, senza scrupoli, cancellò arbitrariamente la sua comunicazione di assunzione. Per non parlare di quella volta in cui una dipendente continuava a ricevere attenzioni da parte del suo datore di lavoro, che le spediva fiori e le mandava frecciatine continue davanti a tutti gli altri colleghi, nonostante lei gli avesse chiesto più volte di smetterla, perché queste azioni la mettevano in una posizione di disparità rispetto agli altri».

I COLLOQUI

E poi, come da prassi, le classiche domande durante i colloqui di lavoro: “ma lei vuole figli? È sposata? Quanto tempo vuole dedicare alla famiglia?”. Quesiti che non si potrebbero nemmeno porre durante una colloquio di lavoro.

«A nessun uomo viene chiesto se in futuro vorrà dei figli. Alle donne sì. Troppo spesso - sentenzia Moscardino - Non è possibile che nel 2024 le donne debbano scegliere tra la famiglia e il lavoro, perché così non le si mette nelle condizioni di poter avere pari opportunità con gli uomini. C'è bisogno di più asili e anche di una mentalità più aperta».

«Per far sì che ciò accada - prosegue - lo Stato e i datori di lavoro hanno l’obbligo di promuovere manovre contrarie a comportamenti e pratiche di violenza. Nel frattempo, noi della consulta per le pari opportunità continueremo a batterci affinché ciò accada», conclude.

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