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Modena, uccise in casa la madre e poi andò al bar. Il suo avvocato: «Responsabilità dei servizi sociali»

Modena, uccise in casa la madre e poi andò al bar. Il suo avvocato: «Responsabilità dei servizi sociali»

Il legale Ghini assiste Evangelisti, figlio della donna: «È omicidio colposo»

23 maggio 2024
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MODENA «Abbiamo tutti compreso che quel nucleo familiare era stato abbandonato». A parlare è Roberto Ghini, avvocato che assiste Carlo Evangelisti, 50enne imputato per l’omicidio della madre 71enne Milena Calanchi. Ghini ieri davanti alla Corte d’Assise presieduta dal presidente Pasquale Liccardo, ha parlato di «responsabilità morale». Una responsabilità «che ricade anche sui servizi sociali».

LA VICENDA
La scorsa udienza il pm Lucia De Santis ha chiesto l’ergastolo per Evangelisti, ritenendo che l’omicidio volontario sia l’unica possibile accusa. Per Ghini non si è trattato di un gesto volontario ma di una tragedia dettata dalle condizioni in cui si trovava Evangelisti, ubriaco: e ieri il legale ha chiesto la riqualificazione in omicidio colposo. Per l’accusa il 50enne è saltato sul corpo della madre, per la difesa le è caduto addosso dopo una discussione, ubriaco. La 71enne fu trovata priva di vita della sua casa di via Dei Manzini il 16 novembre 2021. «Questo – così Ghini ieri ha preso la parola – è stato un processo di sofferenza. Abbiamo tutti compreso che quel nucleo familiare era stato abbandonato. Sono stati fatti 40 interventi, 50, 60. Se vogliamo risalire a una responsabilità non giuridica ma morale, è una responsabilità che forse abbiamo tutti eccetto qualche vicino di casa che ha richiesto interventi. Una responsabilità che ricade sui servizi sociali che hanno sottostimato questa situazione».

In una delle scorse udienze è stata ascoltata in aula un’agente della polizia locale che all’epoca era in forze al Nucleo di prossimità: era emerso che tra il 4 giugno 2021 e il 15 novembre dello stesso anno – il giorno prima della morte di Milena Calanchi – erano state fatte alle forze dell’ordine oltre quaranta richieste di intervento.

Ghini nella sua arringa ha posto l’accento su questo: «Sarebbe bello che questo processo servisse anche a accendere un campanello di allarme alle forze di polizia». Il legale ha ricordato una telefonata fatta alla polizia locale da una vicina dei due: qualche giorno prima durante una lite l’anziana era stata vista in giardino con un coltello in mano. La vicina aveva spiegato all’operatrice di temere che i due si facessero del male, poi madre e figlio avevano temporaneamente cessato la discussione.
«Va bene – aveva risposto l’agente – se riprendono mi dice, la tengo un attimo in sospeso».

L'AVVOCATO
Su questo Ghini si è concentrato: «L’operatore ha avuto questa reazione per scarsa preparazione e assenza di protocollo». I rapporti tra Evangelisti e la donna erano fortemente compromessi; lui era uscito dal percorso di recupero in comunità per la dipendenza da alcol. In cui è ripiombato trovandosi senza una casa (il suo appartamento era occupato da un’amica) e con una madre che non lo voleva. Al punto da farlo dormire su una brandina tra soggiorno e garage, vicino al cane. Non un contesto di maltrattamenti da parte di Evangelisti secondo la difesa, ma un contesto di forte disagio.
«Quella notte Carlo Evangelisti – così Ghini al termine dell’udienza – era rientrato a casa verso le 23 in condizioni di intossicazione alcolica. Poco dopo durante uno scontro è precipitato sulla madre. La signora Calanchi soffriva di numerosissime patologie e questa caduta ha provocato, indirettamente, la sua morte. Era una donna con evidenti difficoltà anche respiratore ed il peso del figlio sul petto della madre ha portato rapidamente quest’ultima a perdere conoscenza e, poi, ha provocato la morte per asfissia. Non sono state riscontrate lesioni da autodifesa nella madre, nessuna lesione ad organi apparentemente vitali (nessun segno di strangolamento o di soffocamento mentre meno l’utilizzo di armi o corpi contundenti). Si è trattato purtroppo di una concatenazione di cause. Di certo il mio assistito che non era mai, e ripeto mai, stato violento con la madre non voleva farle del male. E chiaramente nemmeno provocarne la morte».