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L'iniziativa

“A cena dentro”, il ristorante dove gli chef sono i detenuti

di Paola Ducci
“A cena dentro”, il ristorante dove gli chef sono i detenuti

Cento ospiti hanno mangiato presso la Casa di reclusione di Castelfranco, tra loro anche il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. La direttrice Maria Martone: «L’idea condivisa è un modello di rieducazione che si deve incentrare soprattutto sul lavoro professionalizzante»

31 maggio 2024
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CASTELFRANCO. Tutto esaurito martedì 28 maggio per l’inaugurazione di “A cena dentro”, il nuovo ristorante nato all’interno della Casa di reclusione di Castelfranco che, in un’atmosfera sobria ma dal gusto raffinato, ha accolto un centinaio di ospiti, tra cui molte autorità civili, militari e religiose (presente il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna). Ai fornelli, guidati dagli chef Emilio Barbieri del ristorante Strada Facendo di Modena e Carlo Gozzi de l’Incontro di Carpi, e in sala, una ventina di internati del carcere che hanno partecipato ad un innovativo progetto fortemente voluto dalla direttrice Maria Martone e dalla vice sindaca Nadia Caselgrandi con il coordinamento del Consorzio Modena a Tavola.
L’area ristorazione, che per ora sarà attiva in serate prestabilite alle quali chiunque potrà prenotarsi, è stata ricavata nell’intimità di un cortiletto interno alla struttura carceraria che trova posto nell’antico “Forte Urbano”, stabile che affonda le origini a metà del Seicento.

IL PROGETTO
«Il progetto – spiega la direttrice Martone – ha preso vita grazie al coordinamento del consorzio “Modena a Tavola” sotto la supervisione di Ermanno Casari e degli chef associati ed ha il preciso scopo di creare un’ulteriore opportunità per consentire ai detenuti, che hanno partecipato ad un lungo corso suddiviso in tre sezioni (cucina, sala e comunicazione) di poter accedere a un percorso di reinserimento sociale, che avverrà con alcuni ristoranti appartenenti al Consorzio stesso. L’idea condivisa in toto con la vicesindaca Casalgrandi e tutti i partner del progetto, è quella di adempiere ad un modello di rieducazione che si deve incentrare soprattutto sul lavoro professionalizzante perché i detenuti e gli internati che hanno sicuramente sbagliato durante una parte della loro vita, hanno il diritto di essere messi nella condizione di poter migliorare la loro posizione attraverso strumenti di crescita che siano di arricchimento sia per se stessi che per la collettività».

LA SERATA

La serata, emozionante, grazie anche all’accompagnamento musicale di una giovane arpista e alla passione e cura con cui gli internati hanno svolto il loro servizio, è iniziata con l’arrivo degli ospiti intorno alle 20, accolti nel fresco cortile, immersa nel giardino interno della struttura carceraria dove è stato servito l’aperitivo a base di Parmigiano Reggiano Dop bagnato dalle gocce del nostro tradizionale oro nero di Modena proposte dalla Corsorteria dell’Aceto balsamico tradizionale di Spilamberto ed è proseguita ai tavoli con la degustazione di un ricco menù gourmet. Tra le portate anche i tortellini de la San Nicola proposti in brodo di cappone. Il tutto innafiato da lambruschi e pignoletti delle Cantine Riunite & Civ. A fine serata gli internati hanno ricevuto il diploma di partecipazione al corso professionalizzante.

«Anche oggi abbiamo fatto un’altra passo avanti per accorciare le distanze tra carcere e comunità», ha commentato il sindaco Giovanni Gargano dopo aver sottolineato il valore del progetto ed essersi complimentato per la bellezza e la riuscita della serata. «Più rieducazione – ha concluso la direttrice – significa anche più prevenzione e più sicurezza globale per un territorio».