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L'iniziativa speciale

Il centro storico di Modena invaso da 120 peluche: «Sono Teddy, cessate il fuoco»

di Gabriele Farina
Il centro storico di Modena invaso da 120 peluche: «Sono Teddy, cessate il fuoco»

Ogni pupazzetto svela la storia di un bambino segnato dalla guerra

02 giugno 2024
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MODENA. Centoventi peluche, un unico appello: «Cessate il fuoco». Ieri mattina il centro si è risvegliato cosparso di pupazzetti per bambini.
Ogni peluche ha impressa una storia. «Da grande vorrei fare l’infermiera. Spero che la guerra finisca subito – si legge su una bambola in corso Duomo – Amo tutti i bambini, non voglio che muoiano come noi».

L'iniziativa
La bambola reca la storia di una ragazzina di otto anni è stata evacuata da Gaza a Rafah. Non tutti però sono sopravvissuti. «Eileen è morta sotto le macerie della sua casa, cercando di coprire con il proprio corpo il fratellino Husam – si legge sul peluche di una balena, posizionato sulla Preda Ringadora – Era una bambina “generosa e sorridente”, dagli occhi chiari come l’acqua, infatti il suo soprannome era Maje (acqua in arabo)».
In una chiesa si trova il pupazzo di un paperotto laureato. Un riconoscimento che la bambina della storia non otterrà mai. «Il suo nome è Ward, che vuol dire fiori in arabo – il messaggio sulla rossa palandrana – È morta nel bombardamento del campo profughi a Jabalia, a Gaza City, a tre anni».
Le storie hanno tanti nomi, i peluche soltanto uno: Teddy. Si chiama così perché rappresenta l’iniziativa “Teddy non torna a casa”, portata a Modena dagli Scout cattolici (Agesci). Tutti i quindici gruppi modenesi hanno accolto l’idea della pattuglia Giustizia, pace e non violenza, che ha firmato un evento analogo a Carpi.

Il "no" alla guerra
Gli scout hanno deposto ieri alle 7 centoventi peluche in centro con un’indicazione su ogni etichetta: «Ciao, sono Teddy. Sono qui per raccontare la storia del mio piccolo proprietario, perché la sua memoria resti viva».
Segue un appello a condividere le storie sui social, utilizzando l’hashtag “#TeddyNonTornaACasa”. Un codice con cui è possibile trovare più facilmente storie di guerra oggi lontane da Modena, ma di cui la nostra città non è stata immune in passato.
Non è un caso che una signora dai capelli bianchi abbia ringraziato gli scout per il gesto. Lei ha vissuto la seconda guerra mondiale e spera che l’umanità possa imparare dagli errori del passato.
Altri hanno atteso che gli scout depositassero i peluche per avvicinarsi con cautela, incuriositi dai piccoli simboli della quotidianità e dai rispettivi messaggi.
Ogni peluche è a sua volta un testimone nel senso atletico del termine. Nell’etichetta plastificata si legge l’invito a portare il pupazzetto «in un altro luogo pubblico della città, in ufficio, a scuola, su un mezzo di trasporto».

Gli scout
Un modo per diffondere le storie e alimentare il desiderio di agire per la pace. Due sono infatti i motivi che spingono alla condivisione, come si legge ancora: «perché tutti conoscano la mia storia e perché nessun altro bambino subisca questo».
L’ultima frase del messaggio contiene lo spirito dell’iniziativa: «Cessate il fuoco». Gli scout modenesi sanno bene che i frutti dell’iniziativa difficilmente si potranno vedere dall’oggi al domani. Tuttavia, hanno voluto interpretare con il gesto nello spirito di Lord Baden Powell, fondatore del movimento internazionale: «Lasciare il mondo in condizioni migliori di quanto non l’avete trovato».
Ogni sosta davanti a un peluche, ogni trasporto da un luogo a un altro, ogni condivisione sui social assume quindi i contorni di un successo per l’iniziativa partita da Rimini e diffusasi a Modena passando anche da Carpi.
Gli scout hanno voluto sottolineare come l’appello a cessare il fuoco non riguardi soltanto la guerra in Medio Oriente, ma tutti i conflitti in atto nel pianeta.
Il messaggio di pace è universale ed è racchiuso nei peluche, simbolo dei bambini che hanno perso il sonno, la casa, la famiglia, la vita.