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Mirandola, mani al collo del prof per un brutto voto

di Chiara Marchetti
Mirandola, mani al collo del prof per un brutto voto

L’agguato è avvenuto nel cortile della scuola Galilei, lo studente 18enne sarà denunciato

04 giugno 2024
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Mirandola Sembra non ci sia pace per i docenti dell’istituto Galileo Galilei, dove lunedì 13 maggio si è verificato un altro brutto episodio di violenza.

Nel cortile della scuola, durante uno degli intervalli dalle lezioni, un alunno di quarta 18enne ha infatti aggredito un suo insegnante mettendogli le mani al collo: si è trattato di un vero e proprio agguato. Alla scena hanno assistito altri studenti, il motivo del gesto del ragazzo sembra essere tra i più banali: un disaccordo su un’insufficienza.

«Deunciato»

«All’uscita da scuola – si legge nella nota disciplinare pubblicata quella mattina sul registro elettronico della classe – lo studente afferra per il collo il docente. Lo studente verrà denunciato per aggressione a pubblico ufficiale».

Un episodio che sembra testimoniare il clima difficile che si respira tra le mura dell’istituto mirandolese. Di certo non un caso isolato, visto quanto accaduto a un altro insegnante solo pochi mesi fa.

Il precedente

In quell’occasione, una studentessa si era rifiutata di portare a termine la verifica di matematica e uscendo dall’aula aveva spinto il docente contro il muro. Dopo qualche minuto, un alunno di un’altra classe era arrivato davanti al prof gridando: «Lasci stare la mia ragazza e non le metta più le mani addosso», aggiungendo «prof di mer...». Un’aggressione fisica e verbale cha ha portato l’insegnante a sporgere querela alla polizia, mentre la ragazza è stata sospesa per tre giorni.

Il commento

«La violenza subita da un docente – commenta Antonietta Cozzo, segretaria generale Cisl Scuola Emilia Centrale, categoria con 7mila iscritti – non è solo fisica, ma costringe ogni collega che crede nella missione delicata del suo lavoro a interrogarsi sulle condizioni da prima linea nelle quali troppi insegnanti oggi sono costretti a operare». Per Cozzo, negli anni sono cambiati sia l’ambiente scolastico che le famiglie e «non è un luogo comune affermare che spesso sono i genitori i primi a proteggere i loro figli fino alla negazione dell’evidenza».

Il punto, però, è un altro: «La scuola non deve essere una caserma ma una comunità, dove ci sono regole da rispettare. Il tasso di violenza degli studenti è sensibilmente aumentato e se viene meno il patto tacito tra docenti e alunni occorre intervenire a ricostruire la civiltà dei rapporti». Non dimentichiamo che «è compito della scuola insegnare ed educare alla vita le nuove generazioni. Non si tratta di punire i giovani, ma di aiutarli a crescere in un mondo che trasmette loro messaggi pericolosi. Nello specifico, il Consiglio di classe decide in materia di provvedimenti disciplinari e non possono esserci interferenze dei dirigenti scolastici». Per far fronte alla problematica, senza voltarsi dall’altra parte, è necessario «costruire una rete tra le scuole che hanno affrontato i casi di violenza nei rapporti tra studenti e tra studenti e docenti. Come Cisl Scuola – conclude Cozzo – siamo aperti a un confronto. Il problema della violenza c’è. Non neghiamolo, ma affrontiamolo insieme».

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