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Modena, porta a porta bocciato da tutti i candidati: «Stop ai sacchetti»

Luca Gardinale
Modena, porta a porta bocciato da tutti i candidati: «Stop ai sacchetti»

Il faccia a faccia in redazione alla Gazzetta

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Una cosa che li mette tutti d’accordo c’è: i... rifiuti. Perché sulla necessità di cambiare la modalità della raccolta differenziata, pur tenendo fermi gli obiettivi, tutti e 7 i candidati a sindaco per Modena sono sulla stessa linea. Posizioni illustrate ieri mattina, durante il faccia a faccia nella redazione della Gazzetta che ha visto protagonisti i 7 nomi in campo per le elezioni comunali di sabato e domenica, ovvero Chiara Costetti (Respiriamo Aria Pulita), Daniele Giovanardi (Modena Cambia), Marco Meschiari (Movimento 3 V), Massimo Mezzetti (centrosinistra), Maria Grazia Modena (Modena X Modena), Luca Negrini (centrodestra) e Claudio Tonelli (Modena Volta Pagina-Up-Possibile), introdotti dal direttore della Gazzetta Cristiano Meoni. Un dibattito di cui riportiamo uno stralcio, ricordando che chi volesse vederlo integralmente lo può riascoltare sulla pagina Facebook della Gazzetta.

Uno dei temi al centro della campagna è la sicurezza: quali sono le vostre proposte?

Giovanardi «Io vengo dall’esperienza dei centri di permanenza, quindi ho vissuto quell’epopea, quando cercammo disperatamente di prendere i clandestini malavitosi e di espellerli, ma non ci siamo mai riusciti. Oggi questi centri non li vuole più nessuno, mentre queste persone arrivano sempre più numerose e vengono distribuite nelle città e nei quartieri. Una soluzione ce l’ho: quando queste persone vengono prese dopo aver commesso un reato, devono essere portate in un posto idoneo, e finché non dicono nome, cognome e nazionalità restano dentro».

Mezzetti «Io rifiuto l’assioma migrazione-criminalità. Certo, a volte i reati sono legati all’immigrazione irregolare e non controllata, anche perché oggi c’è un grande limite: dopo 45 anni di fenomeno della migrazione nel nostro Paese noi continuiamo a parlare di emergenza, ma dobbiamo metterci in testa che i flussi di migratori dai Paesi più poveri o in guerra ci saranno sempre verso quelli più ricchi, affrontandoli con politiche organiche. Parlando di sicurezza, la competenza sull’ordine pubblico spetta agli organi dello Stato, ma dall’altra parte c’è un comune che può e deve organizzare meglio il ruolo della polizia locale sul territorio, avere più agenti sulla strada e introdurre anche altre figure e convenzioni con gli istituti privati per vigilare alcune zone della città. Per quanto riguarda le mafie, tema finito al centro di una polemica, quello che ho detto lunedì in Pomposa è che su questo tema vedo troppa poca attenzione, non solo da parte delle forze di destra, ma anche dal centrosinistra».

Negrini «Per noi la sicurezza è un tema centrale, per cui riteniamo necessario istituire un assessorato alla Sicurezza specifico. In questi anni è mancata un’idea di sicurezza vera e propria, lasciando spazio ad approcci ideologici. Per quanto riguarda le mafie, sono d’accordo sul fatto che ci sia un grande problema, ma 5 anni fa ad esempio fummo noi a sottolineare il problema della mafia nigeriana, che controlla determinati traffici in maniera molto dura. Sono però d’accordo con Mezzetti sul fatto che l’idea della mafia non possa dividere, ma deve unire tutte le parti politiche. Cosa può fare il sindaco sulla sicurezza? Mentre va avanti l’iter per la Questura in fascia A, il Comune deve mettere in campo le sue competenze, togliendo gli agenti della polizia locale da compiti che si possono affidare al mondo del volontariato, portandoli nei quartieri e dotandoli degli strumenti necessari, a partire dal taser, che per noi è fondamentale perché spesso le aggressioni vengono fatte con armi da taglio, e quindi è necessario un certo distanziamento».

Tonelli: «Lascio agli altri la polemica sulla Questura in fascia A e B, che andrà avanti ancora a lungo. Basta parlare con i sindacati per rendersi conto di una cosa: a Modena gli organici delle forze dell’ordine sono insufficienti, anche perché c’è un turnover enorme, dal momento che a Modena gli affitti sono inarrivabili per lo stipendio di un agente di polizia. Per questo, per affrontare il problema servono misure molto concrete per dare una casa agli agenti. E se da una parte il sindaco non ha competenze dirette sulla sicurezza, dall’altra è anche membro effettivo del comitato ordine pubblico, con il ruolo politico di dare il là alle grandi politiche di sicurezza. Detto questo, per quanto riguarda la polizia locale la nostra proposta è di avere 7 presidi permanenti nei quartieri della città».

Meschiari «Per quanto riguarda la criminalità organizzata c’è una struttura gestita dallo Stato, mentre per quanto riguarda il vissuto quotidiano dei cittadini, ogni giorno vediamo tante persone che non fanno nulla dalla mattina alla sera, aggregandosi e diventando protagonisti di piccoli episodi di violenza. Problemi spesso riconducibili anche ai centri di accoglienza che non stanno facendo il loro lavoro, diventando di fatto dei “parcheggi” che non danno educazione né insegnano la lingua. Gestire al meglio i flussi migratori è fondamentale per la sicurezza».

Modena «Sulla sicurezza non dimentichiamo che le colpe sono qua, perché per anni questa amministrazione ha portato avanti la chimera che questa era la città dell’accoglienza. Detto questo, la sicurezza si gestisce su due punti: a livello urbanistico, riqualificando le periferie, che oggi sono le zone più problematiche, e poi gestendo meglio la polizia locale, che deve essere riorganizzata ripristinando la polizia di quartiere, che deve avere una sede vera e propria nelle diverse zone della città».

Costetti «Per noi la lotta alla mafia è una priorità, e da questo punto dobbiamo partire tutti, con un lavoro trasversale senza divisioni politiche. Anche sul nostro territorio, ce lo dicono i procuratori, ci sono grossi problemi di infiltrazioni mafiose. Per il resto la sicurezza non è solo competenza dello Stato, dal momento che il sindaco è responsabile della sicurezza urbana, può emettere ordinanze e intervenire sulla riqualificazione delle aree abbandonate. Oggi Modena ha un patto per la sicurezza che i cittadini non conoscono: bisogna farlo funzionare e intervenire nelle zone più calde della città a partire da una pianificazione migliore, che non dia vita a quartieri-ghetto».

Un altro tema centrale è quello della raccolta differenziata dei rifiuti: se sarete eletti Modena andrà avanti con il porta a porta attuale?

Costetti «Per noi il modello è assolutamente da cambiare, e non ci sono dubbi sul fatto che questo tipo di raccolta abbia creato molti problemi per i cittadini, tanto che ogni giorno vediamo i sacchi abbandonati e degrado inaccettabile. E poi c’è un inceneritore che per noi deve andare verso lo spegnimento, anche perché siamo assolutamente contrari al fatto che l’impianto riceva rifiuti da altre province: ai modenesi viene chiesto un sacrificio, quello di tenere l’immondizia in casa per una settimana, ma dall’altra parte non c’è un ritorno né in termini di qualità dell’aria, perché l’inceneritore brucia rifiuti da altre province, né dal punto di vista della tariffa. Sul porta a porta, la nostra proposta è quella di reintrodurre i cassonetti carta e plastica nei primissimi giorni di governo della città».

Modena «Il problema centrale è Hera, una spa che specula sulla gente e guadagna moltissimo, facendo guadagnare anche il Comune a fronte di un aumento dell’inquinamento. Se sarò eletta, lavoreremo per spegnere l’inceneritore entro 5 anni: bisogna riciclare, non bruciare, e ridurre al minimo possibile la quantità di rifiuti inceneriti».

Meschiari «Io sono convinto che se il porta a porta è fatto bene, di conseguenza non ci sono troppi problemi di degrado nei quartieri. Del resto, differenziare è il modo principale per avere la minima quantità di indifferenziato. L’obiettivo deve però essere lo spegnimento dell’inceneritore, ma per questo serve una politica molto decisa, anche a monte, ad esempio modificando gli imballaggi, che non devono essere misti carta-plastica».

Tonelli «Per noi bisogna togliere subito i sacchetti dalle strade, perché questo è un cattivo porta a porta, sintomo di una cattiva organizzazione. Ovviamente siamo favorevoli al porta a porta in sé e alla tariffazione puntuale, ma occorre adottare modelli virtuosi: Aimag a Mirandola sta facendo bene, quindi non dobbiamo andare tanto lontano per vedere modelli virtuosi in cui non si obbligano i cittadini a tenere i rifiuti in casa per giorni. Vorrei però alzare lo sguardo: nel 2011 votammo il referendum per l’acqua pubblica, che pose per la prima volta il tema delle multiutility, per essere poi totalmente disatteso. Per noi la gestione delle risorse territoriali non può più essere delegata completamente al mercato. La conseguenza è che in Emilia Romagna abbiamo 8 inceneritori, con un’offerta di combustione nettamente maggiore della produzione di rifiuti solidi urbani: per questo poi arrivano rifiuti da fuori, altrimenti gli inceneritori non si sostengono economicamente. Per quanto riguarda l’impianto, quando scadrà l’autorizzazione integrata non deve essere rinnovata, perché l’inceneritore è da chiudere, mentre dall’altra parte serve un’azienda a controllo pubblico che gestisca i beni comuni, acqua, rifiuti e qualità dell’aria».

Negrini «Noi siamo stati i primi a denunciare un problema che avrebbe portato alla paralisi della città, anche perché l’avevamo visto da poco a Bologna. Per noi Hera non può impattare così tanto sulla vita dei cittadini: deve essere a servizio dei modenesi, e non viceversa. Per questo bisogna cambiare le modalità di raccolta, reintroducendo i cassonetti per carta e plastica in tutta la città, inserendo la tariffazione puntuale e lavorando in direzione dello spegnimento dell’inceneritore. Anche perché oggi viviamo un paradosso: abbiamo l’inceneritore pieno, le strade colme di rifiuti e paghiamo una delle Tari più alte d’Italia».

Mezzetti «Pochi giorni dopo aver accettato la proposta di candidatura, ho detto pubblicamente con un’intervista alla Gazzetta che l’obiettivo della differenziata è giusto e bisogna continuare a perseguirlo, ma bisogna distinguere l’obiettivo dal metodo, e il metodo è evidente che in una larga parte della città non ha funzionato, quindi va cambiato. Il metodo dei sacchetti può funzionare in alcune zone, ma pensare di utilizzare un unico metodo in tutta la città è stato l’errore originario. Per quanto ci riguarda, l’obiettivo è andare al superamento della raccolta fatta con i sacchetti, e introdurre due metodi: o quello dei bidoncini carrellabili dove ci sono gli spazi per ospitarli, eliminando lo “spettacolo” dei cumuli di sacchi, oppure, dove non ci sono gli spazi, reintrodurre i cassonetti, con la raccolta di plastica e carta tracciabile, perché abbiamo bisogno di arrivare alla tariffa puntuale».

Giovanardi «Su Hera e sulla differenziata siamo tutti d’accordo. Vorrei però soffermarmi su un altro aspetto: lunedì siamo andati a dare solidarietà ai lavoratori Seta in sciopero, che vivono un momento terribile come il trasporto pubblico locale, con il personale che se ne va. Del resto, oggi il trasporto pubblico non ha risorse, e le cose peggioreranno nei prossimi anni, dal momento che andiamo dritti verso la guerra, e le risorse del Paese rischiano di finire tutte in armi. Per questo è fondamentale fare tutto il possibile per fermare questa guerra». l