Gazzetta di Modena

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L’inchiesta

Maxi frode fiscale da 62 milioni a Reggio Emilia, perquisizioni anche a Modena

Maxi frode fiscale da 62 milioni a Reggio Emilia, perquisizioni anche a Modena

L'operazione denominata “Titano” ha permesso di scoprire un giro di fatture false e società cartiere. Cinquanta indagati, diverse province del Nord Italia coinvolte. Blitz di Guardia di finanza e polizia

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MODENA. Dall’alba di oggi, mercoledì 19 giugno, Guardia di Finanza e polizia di Stato stanno dando esecuzione - su delega della procura di Reggio Emilia e sotto la direzione del procuratore capo Calogero Gaetano Paci - a un decreto di perquisizione e a due decreti di sequestro preventivo relativi ai proventi illeciti di un’ingente frode fiscale emessi dal gip del tribunale reggiano Luca Ramponi.

L’indagine, denominata Titano, ha permesso di individuare una serie di società cartiere riconducibili principalmente ad un soggetto residente in provincia di Reggio Emilia - già coinvolto nell’operazione “Billions” unitamente ad altri soggetti coinvolti nella medesima inchiesta e colpiti all’epoca da misure cautelari - costituite al solo di scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti nei confronti di terze società, presunte utilizzatrici delle stesse, al fine di consentire alle medesime l’evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva, a beneficio della consorteria criminale.

Nell’indagine sono coinvolte principalmente le province di Reggio Emilia, Modena, Parma, Mantova, Brescia, Bergamo, Milano, Napoli, Roma, Torino e Verona.

Le cartiere risultavano esercitare formalmente attività di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, macchine per l’edilizia, imballaggi, computer e software, fabbricazione di articoli metallici e commercio al dettaglio di prodotti via internet, mentre le società utilizzatrici operano nel campo del commercio all’ingrosso degli imballaggi, dell’edilizia e dell’abbigliamento.

Il provvedimento di sequestro preventivo riguarda 8 società presenti sul territorio nazionale e di 9 dei rappresentanti legali e/o amministratori delle stesse società, per le quali il giudice ha statuito che, grazie alla frode perpetrata, hanno conseguito un profitto illecito di 6.000.000 di euro.

Al termine delle attività d'indagine, è stato appurato che le 44 società interessate hanno utilizzato, nelle rispettive dichiarazioni annuali ai fini dell'Iva e delle Imposte dirette, fatture per operazioni inesistenti ricevute dalle società cartiere per circa 62milioni di euro, in un arco temporale che va dal 2018 al 2022. Si parla di 50 persone indagate.

Contestualmente all'esecuzione del decreto di sequestro, sono state effettuate 80 perquisizioni nei confronti dei soggetti – con l'ausilio anche del cane “fiuta-banconote” della Finanza – che, sulla base dei riscontri investigativi eseguiti anche per

mezzo delle banche dati in uso alla Guardia di finanza, risultavano essere destinatari delle fatture emesse dalle società cartiere coinvolte. Le perquisizioni nei confronti dei presunti utilizzatori (sia persone fisiche che giuridiche), sono state eseguite con la finalità di individuare e sequestrare, per finalità probatorie, la documentazione comprovante l'utilizzo nelle dichiarazioni obbligatorie dei documenti fiscali tacciati di fittizietà, da parte di tutti i correi individuati.