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Il caso

Ubriaco con grappa distillata in cella: si taglia le vene e finisce in ospedale

di Mattia Vernelli

	L'ambulanza in carcere e Roberto Cavalieri
L'ambulanza in carcere e Roberto Cavalieri

Roberto Cavalieri, garante dei detenuti dell’Emilia Romagna: «Ennesimo caso di autolesionismo al Sant’Anna, provocato anche dalla gestione errata dei detenuti a rischio suicidario. Come è possibile produrre l’alcol? Con un processo di fermentazione della frutta, pratica purtroppo in aumento»

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MODENA. Un detenuto tunisino di 29 anni è stato soccorso in condizioni gravi al carcere Sant’Anna di Modena nella serata di giovedì 9 ottobre.

Cos’è successo

Aveva commesso un atto di autolesionismo sotto l’effetto di alcol, secondo le ricostruzioni del garante regionale dell’Emilia Romagna, senza la volontà di togliersi la vita. Le lesioni hanno comportato l’incisione di un’arteria, ed è quindi stato necessario l’intervento dell’ambulanza e il ricovero in ospedale. Sono stati gli agenti di polizia a lanciare l’allarme, trovando l’uomo privo di conoscenza. L’emorragia ha richiesto una trasfusione di sangue e, nel momento in cui andiamo in stampa, l’uomo si trova all’ospedale di Baggiovara in terapia intensiva in prognosi riservata.

L’emergenza

Si tratta dell’ennesimo caso di autolesionismo che si verifica all’interno del carcere Sant’Anna di Modena, a cui si aggiungono i suicidi, 5 quest’anno, l’ultimo quello di un 24enne marocchino che si è tolto la vita il 24 settembre scorso. Una fotografia tragica del carcere modenese, aggravata dal tasso di sovraffollamento. A fronte di 371 posti disponibili, i detenuti sono 580. Nel caso di autolesionismo di giovedì sera, inoltre, si aggiunge lo peculiare dinamica dell’assunzione di alcol. «Una pratica diffusa, sicuramente in aumento – chiosa Roberto Cavalieri, garante dei detenuti dell’Emilia Romagna – l’alcol viene prodotto dai detenuti all’interno delle celle attraverso un processo di fermentazione della frutta. Viene distillata una sorta di grappa dall’alto tasso alcolemico. Viene poi consumata oppure barattata con altri prodotti contrabbandati come sigarette, sostanze stupefacenti e cellulari, tutti oggetti che entrano illegalmente attraverso i pacchi spediti all’interno dall’esterno. In recenti casi di cronaca riportati dalla stampa, poi, c’è stata anche la collaborazione occulta di alcuni agenti di polizia al traffico di queste sostanze. Le carceri, del resto, per le organizzazioni criminali, rappresentanopiazze di potenziali consumatori».

Le richieste

Tornando al caso di autolesionismo di giovedì: «È l’ennesimo caso che si verifica al Sant’Anna, provocata anche dalla gestione errata dei detenuti a rischio suicidario, che vengono collocati nella sezione medica infermieristica “I care”. I detenuti a rischio medio a Modena – classificazione che denota già serie probabilità che si compia il gesto estremo – sono 6, e a rischio lieve invece 7. Il problema – continua Cavalieri – è che sicrea una “ghettizzazione” di questi soggetti che porta al peggioramento delle condizioni psicologiche. Collocare diverse persone in uno spazio ristretto che condividono le stesse problematiche può rappresentare una soluzione a livello “logistico” e organizzativo, ma è stato dimostrato che che non porta a miglioramenti delle condizioni dei soggetti. È una soluzione che va rivista, così come va modificata in toto la gestione dei detenuti: servono maggiori attività riabilitative, più servizi di ascolto e supporto al disagio psichico».

Gli agenti

Anche Francesco Campobasso, segretario nazionale Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria), commenta quanto accaduto: «Auspichiamo interventi politici e amministrativi per migliorare le condizioni delle carceri per ripristinare il fine riabilitativo. Ricordiamo che la polizia penitenziaria scongiura, ogni anno, una miriade di eventi critici, come il caso di autolesionismo di giovedì».

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