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Premi ai medici di base, bufera sull’Ausl: «Ridicolo tagliare visite così»

di Manuel Marinelli

	L'Ausl vuole meno visite specialistiche non necessarie
L'Ausl vuole meno visite specialistiche non necessarie

Polemiche sull’accordo con la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) che prevede incentivi per chi non supera una determinata soglia di prescrizioni. Il sindacato Snami non ha firmato: «Goffo tentativo di contenere un sistema che esplode»

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MODENA. L’Ausl di Modena è in grande difficoltà. Il motivo è un accordo con cui l’azienda sanitaria si impegna a pagare i medici di base per prescrivere meno esami specialistici (quelli con liste di attesa più lunghe). Apriti cielo. L’accordo stretto tra l’azienda sanitaria e i medici di base rappresentati da Fimmg – che prevede incentivi di 1,20 euro a paziente ai medici di famiglia che non supereranno una certa soglia nelle prescrizioni – ha scatenato una bufera con pochi precedenti: c’è chi ha parlato anche di “mancette” o “paghette”. La dirigenza è finita nel mirino della politica, tra interrogazioni parlamentari e dichiarazioni pesanti, l’azienda sanitaria di Bologna ha preso le distanze, della serie “grazie per lo spunto… ma da noi questa cosa non si fa”, e i sindacati contrari non hanno esitato a scagliarsi contro l’accordo. Morale: è un tutti contro uno da cui l’azienda sanitaria sta uscendo malconcia.

L’attacco dello Snami

«L’accordo? È semplicemente ridicolo. Questa è una questione di principio, non si parli di appropriatezza della prescrizione: l’Ausl voleva tagliare le visite. Voleva farlo subito e lo ha fatto. Ma il risultato è un tentativo piuttosto goffo», incalza Roberto Pieralli, presidente regionale dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani). «Come Snami, non solo non lo abbiamo firmato: abbiamo espresso esplicito dissenso. In questo modo abbiamo impedito che questa logica venisse applicata ai medici del nostro sindacato. Il motivo è semplice: non vi è alcun criterio scientifico in quanto ha deciso l’Ausl». In soldoni, l’Ausl darà 1,20 euro per ogni paziente a quei medici che prescriveranno un numero di visite specialistiche che non superi il 25% in più o in meno rispetto a quelli prenotati nel 2024. Considerando che un medico di base ha in media 1.500 pazienti, il totale, in caso di raggiungimento dell’obiettivo, ammonterebbe a circa 1.800 euro. «L’appropriatezza è un dovere deontologico: se si ritiene che non venga rispettato si prende caso per caso e si analizza. Non si fa di tutta l’erba un fascio prevedendo un bonus, tra l’altro ridicolo, a chi rispetta la soglia del 25 per cento in più o in meno. Quello che sta facendo l’Ausl non ha alcun senso. Anche per questioni molto semplici: mettiamo caso che un medico eserciti la professione a fianco del Policlinico di Modena. Le sue prescrizioni di visite specialistiche saranno molto più alte, per ragioni logistiche, rispetto a un medico che esercita la propria professione magari a fianco di uno studio privato. Questo perché il vero tema sono le visite specialistiche indotte dagli stessi specialisti», continua Pieralli. Che poi rincara la dose: «Lo ripeto, questo è un goffo tentativo di contenere un sistema che ormai esplode. Lo sanno anche loro. Il punto è che questa filosofia è incorreggibile, non sta né in cielo né in terra. Noi siamo disponibili a discutere, entrando nel merito della questione però. La verità è che bisogna stabilire una soglia oltre la quale il sistema sanitario non copre più la spesa della visita. Se l’Ausl non è più in grado di pagare tutto lo dica e si prenda la responsabilità di dire a un paziente: “Questo esame non è a carico del servizio sanitario nazionale, vada nel privato”. Ma fare di tutta l’erba un fascio è sbagliato, bisogna analizzare caso per caso», chiude Piralli.

L’Ausl difende il piano

L’Ausl di Modena, al centro della bufera, non arretra di un centimetro. E mantiene salda la sua posizione in merito all’accordo con cui darà incentivi ai medici che prescriveranno meno visite dell’anno scorso. Accordo valido fino al 30 settembre 2026 e definito dall’Azienda «innovativo». In realtà, una dozzina di anni fa, era il 2012, l’azienda aveva previsto incentivi economici ai medici di famiglia che prescrivevano meno farmaci e meno esami. «Prescrivere visite ed esami giusti, per i pazienti giusti, ovvero quelli che ne hanno necessità, significa usare in modo responsabile ed efficiente le risorse sanitarie: è dentro a questo orizzonte che l’Azienda Usl di Modena ha siglato un accordo innovativo con i Medici di medicina generale (Mmg), rappresentati dalla Fimmg per promuovere l’appropriatezza delle prescrizioni di prestazioni specialistiche e diagnostiche», spiega l’Ausl. «Il fenomeno dell’inappropriatezza continua a rappresentare un elemento che incide notevolmente sulla capacità del sistema di garantire equità nell’offerta delle prestazioni, con il rischio che queste non siano utilizzate da chi ne ha veramente bisogno. L’accordo siglato in settembre e modificato a fine ottobre con un “addendum” per accompagnare il percorso insieme ai medici e agli specialisti, prende origine proprio dai criteri nazionali e regionali di appropriatezza, parametri che forniscono in modo puntuale le indicazioni sull’esecuzione delle prestazioni, ma che non sempre vengono rispettati: quali visite o esami sono necessari a quella tipologia di paziente, quando e perché». L’Ausl fornisce allora esempi pratici a sostegno della tesi: «C’è chi in un anno prescrive 30 visite urologiche e chi 70, e dunque la possibilità per i medici di confrontarsi con un valore mediano offre una indicazione se quanto stanno prescrivendo è troppo o, in alcuni casi, troppo poco». Allo scopo, è stata attivata una piattaforma digitale aziendale che consentirà ai medici di monitorare le proprie prescrizioni e confrontarsi con i benchmark provinciali.

Il dg Mattia Altini

«Dobbiamo garantire un uso responsabile delle risorse sanitarie che oggi più che mai sono sottodimensionate rispetto alla domanda – chiarisce il direttore generale Mattia Altini – per questo, mentre noi ci impegniamo a garantire l’offerta ai nostri cittadini, abbiamo anche il dovere di assicurarci che queste prestazioni vadano alle persone giuste, cioè ai pazienti che ne hanno davvero bisogno, perché ogni esame inappropriato viene tolto a qualcuno che invece ne avrebbe necessità. Siamo partiti analizzando gli iperconsumi di prestazioni su cui è urgente intervenire, ma l’obiettivo non è indurre i medici a prescrivere sempre “meno”, bensì fornire strumenti e dati per valutare, come singoli e come comunità professionale, come e dove si può prescrivere "meglio", incentivando ad essere virtuosi». Anche quando ciò significa dover spiegare a un cittadino che l’esame che sta chiedendo non è veramente necessario. «Quando si dice di prescrivere la cosa giusta al paziente, questo non significa per forza ridurre le attività ma in talune circostanze, anche aumentarla. Siamo convinti – conclude Altini – che il coinvolgimento diretto dei professionisti e il monitoraggio costante siano la chiave per migliorare la qualità dell’assistenza ai cittadini, e i medici lo hanno dimostrato aderendo con convinzione

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