Gazzetta di Modena

La salute dei reggiani

Medici di base, tre zone scoperte a Reggio Emilia. Entro il 2026 in pensione in 48

Martina Riccò
Medici di base, tre zone scoperte a Reggio Emilia. Entro il 2026 in pensione in 48

Greci, direttrice del dipartimento di Cure primarie: «Difficile dire quanti saranno sostituiti»

06 giugno 2023
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Reggio Emilia Da una parte frazioni senza un medico, dall’altra medici di famiglia oberati di pazienti. Sono gli estremi della situazione in cui versa la provincia reggiana, dovuta alla costante e inarrestabile “emorragia” di camici bianchi. Situazione che, con pochissime eccezioni, accomuna tutta Italia: a livello nazionale i medici di base sono passati dai 42.248 del 2019 ai 40.250 del 2021, e l’Agenas (l’Agenzia nazionale per i sistemi sanitari) stima che si arriverà ai 36.650 entro il 2025. Non va meglio in Emilia-Romagna: nel 2021 i medici di famiglia erano 2.850, entro il 2025 ce ne saranno 194 in meno. Questo perché i 969 che secondo le stime potranno andare in pensione, saranno rimpiazzati da 775 nuovi medici.

A descrivere il quadro provinciale è la dottoressa Marina Greci, direttrice del Dipartimento Cure primarie dell’Ausl di Reggio.

Dottoressa, quanti medici di famiglia sono attualmente in servizio in tutta la provincia di Reggio?

«I titolari sono 271, mentre gli incaricati sono 34. Per tre comuni però non abbiamo neppure il medico incaricato: si tratta di Novellara (1200 pazienti), Rio Saliceto (1.600), Toano (900). In queste aree ci siamo organizzati con strutture a gestione aziendale (ovvero i Nat, nuclei di assistenza territoriale), con medici della continuità assistenziale (molti dei quali sono medici ex Usca), medici di famiglia in pensione e in qualche caso con medici che operano all’interno di questa struttura con amministrativi e infermieri dell’Azienda».

Quanti medici di famiglia andranno in pensione nei prossimi anni?

«I medici che compiranno 70 anni nel 2024 sono 13; 13 anche nel 2025; mentre nel 2026 saranno 22. Dal febbraio 2022 i medici di famiglia possono restare in servizio sino a 72 anni su richiesta dell’Azienda e finché la zona non venga assegnata a un titolare. Molti medici di base, tuttavia, vanno in pensione prima del limite di età previsto (dai 65 in poi)».

Quanti medici di famiglia subentreranno nel corso del prossimo anno?

«Difficile rispondere: 48 zone carenti pubblicate per il 1° semestre del 2023 saranno assegnate tra luglio e ottobre, ma rimane l’incognita di quante ne saranno effettivamente accettate. Nelle pubblicazioni precedenti, parliamo del 2° semestre del 2022, le zone affidate sono state 12 su 23 (il 52%)».

Le “medicine di gruppo” potrebbero servire a risolvere i disagi causati dalla carenza di medici?

«Nel nuovo accordo collettivo nazionale che disciplina i rapporti con i medici di medicina generale non sono più previste forme di associazionismo quali la “medicina di gruppo” o la “medicina di rete”, ma forme più ampie di aggregazione professionale: sono le Aggregazioni funzionali territoriali, abbreviate in Aft, di cui faranno parte medici a ciclo di scelta (i nostri medici di medicina generale) e medici a ciclo orario (i medici di continuità assistenziale), con personale infermieristico o amministrativo. Così verrà garantita assistenza 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, per una popolazione non superiore a 30.000 abitanti. Sul progetto si sta lavorando a livello regionale. Nel frattempo, comunque, in provincia di Reggio sono attive 38 “medicine di gruppo”».

Cosa significa nel concreto medicina di gruppo?

«La medicina di gruppo consiste nell’associazione di più medici (da 3 a 10) al fine di dare più risposte ai cittadini in termini di copertura oraria e di integrazione tra professionisti. I medici di medicina generale condividono gli spazi, garantiscono a rotazione una estensione dell’attività ambulatoriale dall’ottava alla 12esima ora per ricettazione di farmaci urgenti e piccole urgenze. Questo è possibile perché i componenti della medicina di gruppo condividono lo stesso database di cartelle cliniche informatizzate e accedono ai dati dei pazienti in carico agli altri colleghi. La disponibilità di un medico nella struttura per 12 ore al giorno, inoltre, ha l’obiettivo di ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso. Nelle medicine di gruppo è prevista la figura di un’infermiera e di una segretaria. Il lavoro in equipe consente, poi, lo sviluppo di progetti quali la telemedicina, le ecografie generaliste e, soprattutto, favorisce il confronto e lo sviluppo professionale».

E la “medicina di rete”?

«La “rete” – sul territorio ne abbiamo 26 – assicura una copertura dell’assistenza medica per 7 ore al giorno; in questo caso i medici, non meno di 3 e non più di 10, pur dislocati in ambulatori diversi, possono accedere ai dati di pazienti seguiti dai colleghi della stessa associazione. All’interno della medicina di rete, i medici di famiglia coordinano gli orari di apertura degli studi e rendono disponibile al cittadino la settima ora di accesso ambulatoriale in fascia diurna. Questo servizio è poco noto ma è molto utile perché, ad esempio, se ho bisogno del mio medico in una fascia oraria in cui l’ambulatorio è chiuso, posso accedere, per ricette urgenti o piccole urgenze, al medico reperibile della rete». l

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