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Catia Pedrini story tra passione e mercato

di Davide Berti
Catia Pedrini story tra passione e  mercato

«La squadra crescerà, non è disturbata: fa parte del gioco Da Re? Avrei voluto risolvere tutto più tranquillamente»

02 dicembre 2013
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Carica come un treno in corsa, ma anche timida come chi sa di vivere un’avventura che tutti i giorni la mette davanti a nuove scelte. Non vuole essere sola, ha bisogno del gioco di squadra, e dice di stare facendo di tutto per costruirla. Catia Pedrini è la prima presidente donna della storia del club gialloblù, ci ha messo del suo, nel bene e nel male di queste settimane fatte di scelte.

Presidente o presidentessa?

«Presidente va benissimo, ci sono cariche che non hanno bisogno del femminile per essere comprese. Ma non sono certo quella che ha scelto di diventarlo a tutti i costi, anzi».

È successo tutto dopo l’addio di Antonio Panini e Gino Gibertini. Fulmine a ciel sereno?

«Sinceramente speravo di poter portare avanti questa avventura con quattro soci per un po’ di tempo. Sono molto dispiaciuta della loro uscita, ma la situazione si era irrigidita nel momento delle scelte. Questo non cambia i rapporti con Tonino e Gino, che sono ottimi e sono i nostri primi tifosi».

Ecco, appunto, le scelte: a mente fredda rifarebbe nello stesso modo quella di liberare Da Re?

«Io non sono venuta qui per licenziare. Non c’era nessun piano, nessun intento. Sono stati i pettegolezzi e i gossip a far precipitare una situazione che io avrei voluto risolvere tranquillamente a giugno e non in quel modo troppo veloce».

Pettegolezzi?

«Sull’arrivo di Andrea Sartoretti. Non era un mistero che fosse nei nostri piani. Bruno (Da Re) e Peter (Zehentleitner di Trenkwalder, l’altro socio insieme a Dino Piacentini) si sono parlati e di comune accordo hanno deciso che, se così doveva essere, era meglio subito».

All’esterno, in questi primi mesi, sono emerse maggiormente le ragioni aziendali piuttosto che la passione sportiva.

«Qualche errore di comunicazione lo abbiamo commesso, va riconosciuto. Ma quando si entra in un ambiente nuovo bisogna prendere le misure e non sempre è facile. Spero però che la nostra pazzia, intesa come passione per questa squadra, non sia messa in discussione: siamo qua giorno e notte, e non parlo solo di me. Siamo una società che sta diventando una squadra, dentro e fuori dal campo, e c’è bisogno del lavoro di tutti, ognuno con le sue responsabilità. Non vogliamo inventare nulla, ma semplicemente fare tutto al meglio con tre parole d’ordine: fiducia, lealtà e rispetto, dal primo all’ultimo».

Mai pensato “chi me lo ha fatto fare?”

«No, dormo tre ore per notte ma la domanda è “come posso fare meglio?”».

La domanda che si fa ai politici è questa: cosa farà nei primi cento giorni da presidente?

«Costruire il miglior ambiente possibile attorno a tutte le persone che lavorano qui, senza personalismi. In tre mesi sarebbe già un successo».

E dal punto di vista tecnico?

«La squadra è in divenire, nel senso che deve crescere».

Crescere anche con nuovi giocatori?

«Continueremo il percorso di costruzione senza sperperare denaro».

Facciamo dei nomi: Vettori, Simon, Vermiglio...

«Fateli voi».

Non è un mistero che stiate trattando. Le voci di mercato pensa che abbiano influito sugli ultimi risultati?

«Non penso. Le voci di mercato fanno parte del gioco e i giocatori sono abituati. Poi Angelo è bravissimo coi ragazzi, in ogni momento. Le voci, semmai, danneggiano la società, perché l’asta aumenta di prezzo».

Perché dopo una grande avventura imprenditoriale ha scelto la pallavolo?

«Perché la pallavolo fa sognare. Quando la conosci non la molli. È successo così con me a Bologna: impazzivo per il basket, ma da quando sono a Modena non esiste altro che la pallavolo. Merito di Antonio Barone, che mi ha trascinato nei suoi anni di volley».

E lei?

«Io ero la più piccola del gruppo, un gruppo di amici che si voleva bene. Questo clima vorrei ricrearlo qui».

Barone cosa le dice oggi?

«Cose irripetibili... - ride - È un uomo di rottura, ma profondamente innamorato di questa società. Lui non compare ma c’è sempre».

Si immagini a maggio 2014: cosa le piacerebbe dirci?

«Una cosa tipo: “avete visto? Siamo cresciuti in tutto: prima squadra, giovani, ambiente, palazzetto, aprendolo ai modenesi con nuovi locali senza far spendere un euro al Comune”».

E fra tre anni?

«Vorrei dirvi molto di più...».

@dvdberti

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