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La presentazione

Ghiretti, il grande rivale di Modena Volley: la monetina, la pistola e Peppino

Davide Berti
Ghiretti, il grande rivale di Modena Volley: la monetina, la pistola e Peppino

Una vita pallavolistica a Parma: «La Panini si dimostrò più forte di noi. Qualche volta abbiamo esagerato...»

13 dicembre 2023
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Le grandi storie sportive nascono spesso quando hai di fronte un grande avversario. E Roberto Ghiretti, che modenese non è, è forse nel mondo pallavolistico l’emblema del rivale per antonomasia: competente, rispettato e rispettoso, sincero nel riconoscere alla Modena degli anni Ottanta quella supremazia pallavolistica che solo lui, con la sua Parma, ha provato ad incrinare.

L’IDENTIKIT

Uomo di sport a 360 gradi, dirigente di società vincenti e inventore di eventi, organizzatore di manifestazioni, analista scrupoloso del mondo sportivo di base, Ghiretti a fine anno lascerà la sua SG Plus Ghiretti & Partners, una vera e propria azienda di consulenza per pubbliche amministrazioni, organizzazioni sportive e aziende: una cessione gratuita “ai suoi ragazzi”, che continueranno a lavorare come punto di riferimento per il mondo sportivo professionistico e non, mentre lui si dedicherà soprattutto al volontariato, donando tempo ed esperienza agli Special Olympics.

E nel suo saluto, affidato ad un libro di 183 pagine (15 euro, Kriss Edizioni) scritto con l’amico Leo Turrini come una sorta di lunga chiacchierata, Modena è più che protagonista tra curiosità, segreti e aneddoti che qui vi anticipiamo (presentazione venerdì alle ore 18 presso la Polisportiva Sacca in via Paltrinieri).

I PRIMI NOMI

Roberto Ghiretti dagli anni 70 è la pallavolo a Parma, dirigente prima con Santal e poi con Maxicono della sfida negli anni con Modena dice: «In campo gli scudetti li vinceva Modena, ma come organizzazione societaria noi eravamo avanti anni luce. La Panini tecnicamente sul campo si dimostrò più forte di noi».

Per trovare i primi collegamenti si scomoda, come è giusto che sia, la storia della pallavolo: Franco Anderlini, uno dei padri fondatori del volley, e Oddo Federzoni, allenatore dell’Italia alle Universiadi di Torino. Si susseguono eventi e narrazioni dei primi anni Ottanta fino a un altro nome modenese, Carlo Gobbi, storica firma della Gazzetta dello Sport: «A Carlo Gobbi ho voluto molto bene e la sua scomparsa, questa estate, è stata un grande dolore. Con lui si è creato un rapporto di grandissimo affetto, credo sia l’unico cronista ad aver mangiato in casa mia».

LA FAMOSA PISTOLA 

Modena e Maxicono si sfidano. «Siamo nella fase epica delle grandi sfide scudetto tra Modena e Parma. Durante una finale, Aristo Isola, che lavorava per la Panini, si accorse che il medico sociale della mia Maxicono era venuto in panchina con una pistola. Poveretto, aveva il regolare porto d’armi, si era dimenticato di lasciarla nello spogliatoio. Con la sua solita flemma Isola, nel corso del match, mi informò: l’arma era stata notata dallo scoutman di Velasco, il marchigiano Giardinieri. Io non ci volevo credere, ma era tutto vero. Chiesi immediate spiegazioni al dottore, la pistola sparì e io mi diedi da fare per evitare che la stampa riferisse la cosa, in fondo si era trattato di uno stupido equivoco».

L’ISPIRAZIONE

«Era la stagione 1981-1982. Aristo Isola aveva deciso di lasciare la Santal per andare a fare il manager della Lega Pallavolo. Io stavo completando gli studi universitari, mi ero fatto una esperienza sotto rete, ero giovane, preparato e inoltre costavo poco...». E così inizia l’avventura di direttore sportivo nella Santal Parma presieduta da Carlo Magri, poi numero uno della Fipav per lunghi anni: «Io chiesi una cosa sola: poichè era la prima vera esperienza a quel livello lì nella pallavolo, chiesi e ottenni di lavorare nell’ufficio legale dell’azienda di Magri. E sai a chi mi ispiravo? A Pietro Peia. Lui era il direttore sportivo della Panini sotto rete, ma al tempo stesso era un manager dell’azienda delle figurine. Ho sempre avuto una grande ammirazione per lui. Siamo stati avversari, la rivalità sul campo e anche fuori tra Modena e Parma è stata molto forte, talvolta un po’ tutti abbiamo esagerato. Ma Peia era una grande persona, lo ricordo con affetto sincero».

LA MONETINA

«Come faccio a dimenticare la storia della monetina di Kim? Ancora oggi, ad oltre quarant’anni dall’episodio, quando mi vede Stefano Bonaccini mi punta il dito contro. E mi fa: Ghiretti, come la mettiamo con la monetina? Primavera 1982. All’andata vinciamo 3-0. La serie era due su tre. Ritorno sotto la Ghirlandina. A Modena c’era ancora il vecchio palasport di viale Molza. Clima incandescente, tensione altissima. La rivalità tra i due club emiliani poteva rivelarsi molto aspra. Ad un certo punto, dagli spalti, cominciarono a piovere diverse monetine. Alcune lanciate di taglio. Una ferì al labbro Kim. Ero in panchina. Il coreano era terrorizzato. Per lui, per la sua cultura, incentrata sulla disciplina e l’educazione, fu una esperienza davvero sconcertante. Avvilente a livello emotivo, ecco. Kim dovette abbandonare la partita per un po’. Venne medicato e quindi contro il parere dei sanitari pretese di rientrare in campo».

La partita la vinse la Panini. «Sì, ma presentai ricorso. Il match era stato alterato da un gesto teppistico. L’arbitro aveva indicato con precisione il fatto nel suo rapporto e il commissario di campo era stato molto preciso nella descrizione della dinamica. Rifarei quello che ho fatto. All’epoca non c’erano troppi avvocati. Neanche c’erano treni veloci. Andai a Roma in vagone letto e stesi il ricorso. La mattina era pronto per la discussione».

LA COPPA CHE BRUCIA E PEPPINO

Parma perde con il Cska la Coppa dei Campioni e a Modena si festeggia: «Eh, la rivalità! Ma io ho un debito di gratitudine nei confronti di Peppino Panini, il re delle figurine. Nonostante anni di sfide arroventate, nel 1993, quando lasciò la pallavolo, volle invitarmi alla grande cena d’addio. Ero l’unico non modenese. Fu un gesto che mi commosse».

GIOCATORI, UOMINI E VALORI

Ghiretti, nella sua chiacchierata-intervista con Leo Turrini ne ricorda molti: «Hugo Conte è stato un fuoriclasse assoluto e dalla carriera lunghissima, pensa che ha fatto in tempo a giocare persino con suo figlio Facundo, anche lui titolare nella nazionale argentina»...

«Lucchetta e Zorzi hanno incarnato un’epoca. Lucky era più esuberante, più esplosivo. Ma lui e Zorro arrivavano a tanti, se non a tutti».

L’ARRIVO DI GIANI

«I nostri amici della Panini erano sicuri di portarlo a Modena, l’imberbe Giangio. Isola e Peia avevano seguito i loro canali, attivati da un arbitro, parente del medesimo Peia, che aveva diretto una partita con Andrea in campo. E Peia e Isola erano molto ottimisti sull’esito della trattativa. Io avevo capito che era importante puntare sulla società e sulla famiglia. E la famiglia si fidava molto di me, al punto che una volta concluso il trasferimento il padre mi chiese un incontro riservato. Avevo paura che le influenze modenesi rimettessero tutto in gioco, ma in realtà Giani senior voleva dirmi che si fidava molto di me».

TENSIONI FINALI

«Tra Parma e Modena avevamo esagerato. In parte fu anche colpa mia. C’era troppa tensione. Avevamo esagerato tutti ed è giusto ammetterlo. Per farti un esempio, quando andavamo a giocare a Modena c’era un distinto professore universitario che prima della partita mi veniva ad abbracciare. Ma appena cominciava il match si trasformava e dagli spalti mi gridava di tutto. Non appena cadeva l’ultima palla, tornava tranquillo e veniva a salutarmi affettuosamente. Andava così, però alla fine è anche giusto riconoscere la grande bellezza di una rivalità che ha contribuito al decollo della pallavolo italiana. Furono davvero anni ruggenti, e chi non li ha vissuti da dentro non potrà mai capirli fino in fondo».