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Lorenzo Mora: «Che gioie all’Europeo, ora punto al pass per l’Olimpiade»

di Manuel Marinelli
Lorenzo Mora: «Che gioie all’Europeo, ora punto al pass per l’Olimpiade»

Il nuotatore di Carpi: «Io e Paltrinieri? Vicini di casa e amici veri»

15 dicembre 2023
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CARPI. A Carpi ci sarà qualcosa di speciale nell’aria, senza nulla togliere alle ottime scuole nuoto. Altrimenti non si spiegherebbe che due come Gregorio Paltrinieri e Lorenzo Mora sono nati e cresciuti a 300 metri di distanza l’uno dall’altro.

Invece è tutto vero, altro che magia: dopo Greg ecco che un’altra promessa del nuoto made in Carpi è sbocciata, con l’oro nei 200 metri dorso in vasca piccola e nella staffetta 4x50 mista nell’Europeo in Romania. Il 25enne ora sogna di staccare il pass per Parigi 2024, «non più una ricerca spasmodica - dice - ma un obiettivo importante da raggiungere».

Mora, l’oro le ha dato la consapevolezza giusta per alzare l'asticella nel 2024?

«Più che l’europeo ciò che mi ha rincuorato è stato l’assoluto, dove ho fatto molto bene. Novembre non è il mese perfetto per la condizione, mi ha fatto piacere raggiungere quei tempi. All’europeo non sono partito benissimo, io volevo tornare con cinque ori ma ero lontano dai miei tempi e ne ero consapevole. Poi nei 200 in vasca corta, la gara su cui punto quest’anno, è andata meglio e ho abbassato di 2 centesimi conquistando l’oro. È una grande soddisfazione, finire bene è sempre meglio, l’anno scorso era andata male in staffetta e sono tornato con l’amaro in bocca».

Com’è il rapporto con Greg?

«Ottimo. I nostri genitori abitano a 300 metri di distanza, anche se in realtà ci vediamo più spesso ora ad Ostia che non a Carpi. È una persona meravigliosa, nonché uno che ha rivoluzionato il mezzofondo, credo sia uno dei più forti di sempre. Il nuoto carpigiano ha sempre avuto delle eccellenze a livello internazionale, prima di Paltrinieri c’è stato Benatti, l’esplosione di Greg lo ha un po’ oscurato ma è stato un campione anche lui».

E lei si sente in qualche modo oscurato?

«Io di base sono timido, dunque avere un riferimento così importante che mi mettesse in secondo piano è stato d’aiuto. Poi con lui c’è un rapporto di stima e amicizia, non potrei mai essere geloso di un atleta eccezionale. Anche solo leggere il mio nome accanto al suo è motivo di orgoglio».

Tornando a Carpi: qual è l’ingrediente per avere due nomi così in 300 metri?

«Io credo che non sia solo una casualità. Come dicevo abbiamo sempre avuto grandi esponenti e il merito va sicuramente alle scuole nuoto di questa zona e in generale allo sport emiliano, un’eccellenza della regione. Adesso sto notando una forte immigrazione sportiva verso queste zone: tanta gente viene a nuotare qui in Emilia, è un fenomeno che testimonia ancor di più l’ottimo lavoro fatto in questi anni. È un vanto».

Due ori conquistati, ma l’impressione è che non sia totalmente appagato…

«Il giorno dopo aver portato a casa più medaglie tra oro e bronzo mi sono reso conto che non ero soddisfatto. I due bronzi li ho visti come una sconfitta. E questo mi ha fatto capire che la mentalità è quella giusta. Ovviamente sono contento e ringrazio per il tanto affetto che mi carica ancora di più. Ora l’obiettivo è fare un ulteriore salto di qualità, migliorare i tempi e portare Carpi e l’Italia in alto in competizioni ancora più importanti. Ma sempre lavorando con calma e portando pazienza».

A proposito di competizioni, Parigi 2024 è ormai dietro l’angolo. Si sente pronto a staccare il pass?

«A livello di tempi penso di non essere ancora al massimo, però sono fiducioso del mio lavoro e di quanto ho fatto in questi ultimi anni. L’Olimpiade l’ho sempre vissuta come una ricerca spasmodica, è il sogno di ogni bambino e anche io dopo che spegnevo le candeline esprimevo il desiderio di poterci andare. Non aver preso parte a Tokyo 2020 l’ho vissuta come una sconfitta personale, ma ora ho cambiato mentalità. Andare a Parigi è il mio obiettivo, mi faccio il mazzo per questo. Ma se non riuscissi ad andarci non la vedrei come una sconfitta. La fatica e il tempo che sto spendendo in acqua non può essere riassunta solo lì, in quel momento. Io mi sto godendo il percorso e rispetto al 2021, quando ero sicuramente più acerbo, ho molti meno pensieri. Ora è nelle mie corde».

Quindi il frutto acerbo è finalmente maturo?

«Non sono mai stato frettoloso, i miei risultati hanno anche tardato ad arrivare. Nelle giovanili non ero forte come i miei coetanei e questo mi ha reso paziente, grazie anche al mio allenatore Luciano Landi che mi ha trasmesso quei valori. Ci ho messo tre anni a vincere il primo titolo italiano, la mia carriera è stata step by step, un gradino alla volta. Poi ci sono stati exploit come ad Abu Dhabi che mi hanno dato consapevolezza. L’esperienza di quattro anni a Bologna mi ha fatto crescere tanto, così come ora che sono ad Ostia al centro federale. Passo dopo passo sono sempre più tranquillo e consapevole».