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Ballotta fa festa: la bandiera del Modena compie 60 anni

Luca Tronchetti
Ballotta fa festa: la bandiera del Modena compie 60 anni

Viaggio tra i record del portiere, oggi dirigente al Terre di Castelli

05 aprile 2024
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È il giocatore più anziano ad aver disputato a 44 anni, 3 mesi e 8 giorni, una partita di Serie A (11 maggio 2008, Genoa-Lazio 0-2) e quello più longevo ad aver giocato un incontro in Coppa Uefa a 43 anni e 253 giorni.

Un dodicesimo di lusso con le maglie di Parma e Lazio, decisivo nelle competizioni italiane e europee vincendo lo storico secondo scudetto coi biancazzurri, tre Coppa Italia, una Supercoppa italiana, due Coppe delle Coppe e altrettante Supercoppe Europee oltre, si fa per dire, a due promozioni in Serie A (Modena e Reggiana) e due in B (sempre con i canarini).

E dopo la carriera da professionista Marco Ballotta ha continuato a stupire e a divertirsi nel calcio pane e salame dei dilettanti dove ha giocato sino a 51 anni e disputato persino un paio di stagioni come centravanti diventando nel 2009 capocannoniere con 24 reti con il Calcara Samoggia in Prima Categoria per poi tornare tra i pali a 47 anni nel San Cesario, sino ad alternarsi nei due ruoli a seconda delle necessità delle varie squadre: «Sino al 2022 sono stato tesserato come terzo portiere dal Castelvetro in Eccellenza, allenandomi pur senza mai giocare, e quest’anno faccio il dirigente al Terre di Castelli 1907 che lotta per conquistare la Serie D».

I FESTEGGIAMENTI

Mercoledì "nonno" Ballotta – soprannome affibbiatogli ancor prima dei trent’anni per quell’incipiente calvizie – ha festeggiato in famiglia i suoi 60 anni: la classica torta, la bottiglia di champagne magnum rosé brut e un rimpianto: «Come portiere avevo il tocco felpato, ero un pioniere con la palla tra i piedi e oggi, con la costruzione dal basso, mi sarei divertito molto di più. Forse, solo l’altezza mi avrebbe penalizzato. Sono 181 centimetri e adesso se non sei almeno 1 e 90 non ti fanno neanche scaldare. Manca l’agilità, lo scatto, l’armonia nei movimenti che avevano i portieri della mia generazione abituati all’oratorio a divertirsi praticando contemporaneamente più di uno sport».

GLI ESORDI

Ballotta è nato e vive a Casalecchio. Campagna, agricoltura, sagrato della chiesa e zero pressioni dai genitori: «Mio babbo Roberto era un contoterzista, possedeva mezzi agricoli e trattori per lavorare la terra e mia mamma Giuseppa l’aiutava in cantina. Non sapeva neanche cos’era il football. Io li aiutavo nel lavoro e quando ero alle giovanili del Bologna lui veniva una volta l’anno a parlare con i dirigenti. È entrato in uno stadio quando avevo 21 anni e già giocavo da professionista nel Modena».

L’oratorio è stata la sua palestra di vita: «In parrocchia c’erano il campo di calcio, il parquet in cemento per il basket e la pista di pattinaggio. La mia formazione è stata completa. Non c’erano regole, anzi una c’era: se non andavi al catechismo o non aiutavi il sacerdote nelle funzioni religiose non potevi giocare».

PORTIERE PER LUTTO

La prima squadra è stata il Crespellano, paese a 12 chilometri da Casalecchio: «Lì ho fatto di tutto: dal difensore al terzino sino all’attaccante. Avevo 13 anni e giocavamo nella categoria "Piccoli Azzurri" quando in un incidente stradale muore il nostro amico portiere Iovino. Mi dirottarono in porta. Destino vuole che giochiamo con i ragazzi del Bologna e io risulti il migliore tanto che, qualche tempo dopo, un osservatore rossoblù venne a vedermi. Ma in quella gara anziché la maglia numero 1 indossavo la 11 e lui fu costretto a organizzare un provino». Visto e preso: «La mia fortuna è stata quella di trovare, a 14 anni, un maestro come Pietro Battara, grande numero 1 e capostipite della scuola dei preparatori dei portieri». 

ULIVIERI E LA SCARAMANZIA

Dopo le esperienze nei dilettanti a Casalecchio e San Lazzaro la svolta arriva a Modena, il club in cui ha collezionato 224 presenze con due promozioni in B e una in Serie A. Nel 1989-90 vince il campionato di C1 con i gialloblù subendo 9 reti in 34 partite, un altro dei record che resiste da 34 anni. L’allenatore è Renzo Ulivieri: «Un perfezionista scaramantico come pochi. Aveva un cappotto color cammello lungo e pesante che indossava anche a giugno perché sosteneva portasse bene».

SCALA, ERIKSSON, ROSSI

Con Scala al Parma un inizio sofferto: «Ero il secondo di Taffarel, ma il mister non mi faceva giocare neanche in Coppa Italia. Così chiedo di andar via. Ma a Cagliari il portiere brasiliano viene espulso e io prendo il suo posto facendomi notare per un paio di interventi decisivi. La settimana successiva in Coppa Italia con il Foggia il mister mi schiera tra i pali e io resto due stagioni con i ducali e vinco il mio primo trofeo europeo». Sven Goran Eriksson, il suo allenatore ideale: «Mi ha schierato nelle partite più importanti l’anno dello scudetto. Un grande gestore di campioni». Delio Rossi è stato il suo ultimo tecnico: «Tre anni stupendi con 39 gare da titolare complice anche gli infortuni a Peruzzi. E una grandissima soddisfazione: lui, squalificato, mi fece dirigere il riscaldamento prima della partita dicendo ai compagni di squadra di seguire le mie direttive».

IL MITO ZOFF

Nel derby con la Roma del 2005, Ballotta supera il record di più anziano calciatore di Serie A detenuto dal suo mito Dino Zoff: «Lui per me era un idolo. Quando, da presidente, mi volle alla Lazio firmai il contratto senza interessarmi dell’importo. "La cifra ce la metta lei: mi fido ciecamente" gli dissi».

L’AVVERSARIO PIÙ FORTE

L’avversario più forte «Sicuramente Batistuta. L’ho rivisto qualche tempo fa e gli ho detto che per me è stato il più forte attaccante di tutti i tempi». E Ballotta, centravanti nell’età della maturità, di goleador se ne intende.

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