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Bucchi: «Il mio ritorno al Modena? Questa volta ci avevo sperato...»

di Claudio Romiti
Bucchi: «Il mio ritorno al Modena? Questa volta ci avevo sperato...»

L’intervista al grande ex, ora accostato alla panchina della Reggiana dopo l’approdo di Nesta al Monza: «Sembravano essersi allineate alcune situazioni»

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MODENA. Finalmente i pianeti del calcio si erano allineati, ma anche questa volta il sogno di Cristian Bucchi non si è realizzato. Il sogno, come spiega in questa intervista, di approdare sulla panchina del Modena. Di quella squadra nella quale si era espresso ai suoi massimi livelli nella Serie B 2005/06, l’unica per lui in gialloblù, chiusa con 30 gol (in 112 anni, meglio di lui solo Remo Galli con 32 nel 1933/34), ma anche il rimpianto di una promozione in A sfumata. Insomma, un sogno ancora una volta non realizzato per Bucchi, il cui nome viene ora accostato alla Reggiana.

Bucchi, dopo il Sassuolo, ora la Reggiana? Continua a girare intorno a Modena, solo intorno…

«I calciatori e gli allenatori sono professionisti, quindi può capitare di lavorare per una squadra, poi per quella che è la sua rivale più acerrima. Con la Reggiana ci sono stati contatti».

In passato aveva espresso il desiderio di tornare a Modena come allenatore.

«Ci sono stato benissimo, non sarei andato via neanche allora, ma per la società era impossibile rifiutare i 4 milioni e mezzo del Napoli. Dopo, come allenatore, col Modena, non ci siamo mai trovati allineati. Quando era in B io stavo in D o in C, poi è fallito ed è ripartito dalla Serie D mentre io ero salito in A o in B. Risolto il mio contratto con l’Ascoli, ci siamo allineati, ci speravo, ma la chiamata non è arrivata».

Per la sostituzione di Bianco era corso anche il suo nome.

«No, non ho avuto nessun contatto».

Lei ha visto spesso il Modena. Che idea si è fatto?

«Alla fine ha fatto il campionato che doveva fare, chiuso con un buon decimo posto».

Per diversi mesi però è rimasto dentro alla zona playoff e alla fine un po’ ha rischiato.

«In effetti ha avuto un cammino un po’ strano. Probabilmente è partito molto forte, fin troppo e questo può avere illuso tutti sulla reale forza dell’organico. Così, quando la serie di partite senza vittorie si allungava sempre più, si è cominciato a vedere tutto nero, più anche di quanto fosse logico. Se avesse intervallato maggiormente risultati positivi e negativi, forse Bianco non sarebbe stato esonerato».

Come si può valutare una stagione così?

«Credo che la gestione di Bianco non si debba considerare un’esperienza solo negativa. Ha anche consentito di misurare il valore dell’organico in prospettiva futura».

Domanda a un ex centravanti: quanto il Modena ha pagato le difficoltà degli attaccanti, appena 18 gol in sei?

«Sicuramente ha pagato, i numeri sono oggettivi. Dall’esterno però è difficile capire i motivi. Ho imparato che capisci il reale valore di un giocatore solo allenandolo, infatti a volte sei costretto a rivedere l’idea che ti eri fatto. Poi ci sono annate in cui tutto va bene, altre tutto male, e incide pure il modo di giocare in relazione alle caratteristiche di ogni attaccante».

Qualche giocatore l’ha colpita in modo particolare?

«Ovviamente Gerli, bravo in tutte le fasi del gioco, infatti la sua assenza nel finale ha pesato. Poi Zaro, cresciuto tantissimo, uno dei difensori più forti».l