Gazzetta di Modena

L’OMAGGIO A MARANELLO

Toccante amarcord per Roversi

di Chiara Bazzani
Toccante amarcord per Roversi

MARANELLO. Il Poesia festival ha chiuso i suoi appuntamenti con un ricordo a più voci di Roberto Roversi, scomparso due anni fa, poeta bolognese, libraio nella sua libreria Palmaverde. Stefano Benni...

29 settembre 2014
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MARANELLO. Il Poesia festival ha chiuso i suoi appuntamenti con un ricordo a più voci di Roberto Roversi, scomparso due anni fa, poeta bolognese, libraio nella sua libreria Palmaverde. Stefano Benni (foto), Gianni D'Elia e Michele Smargiassi, in dialogo con Alberto Bertoni hanno ridato vita e memoria «a quel grande intellettuale che era, scrittore e persona straordinariamente disponibile come mai non ho incontrato», ha commentato Bertoni, introducendo l'incontro. Roversi, uomo severo, di grane levatura morale ma anche di grande umiltà, è stato stimato da tutti coloro che lo hanno conosciuto. «Roversi non era un uomo facile, giudicava, e raramente si pentiva – ha aggiunto Smargiassi - Era aperto, ma non significa che si concedesse. Mi riceveva sotto un ritratto di Giuseppe Verdi, o forse era Mazzini, non ricordo perchè io guardavo lui. In fondo anche lui era un uomo dell''800». Un uomo anche di grande ironia. «Volevo parlare dell'allegria di Roversi – ha esordito Benni - C'è questa immagine di lui come persona severa, ma io perchè andavo alla Palmaverde? Perchè mi divertivo. L'allegria c'era quasi sempre». Tra aneddoti e letture dei suoi versi è stata dipinta un'immagine di Roversi molto delicata e curiosa. «Lui amava fisicamente i libri e quando li vendeva faceva dei pacchi bellissimi – ha ricordato Benni - e diceva “Come poeta non sono un granchè ma come faccio i pacchi io...Umberto Eco questo pacco non lo sa fare così bene”». «Diceva Roversi che vendere libri era la parte più dolorosa del mestiere di libraio – ha ricordato Smargiassi - perchè ogni vendita era per lui una perdita, e infilava delle piccole poesie tra le pagine di quei libri. Mi diceva che cercava spesso di ricomperare i libri che aveva appena venduto». «Lui soffriva a vendere i libri – ha confermato Benni - e c'era una serie di persone a cui non li vendeva. Una volta entrò alla Palmaverde uno, prese un libro e disse “E' pesante”. Roversi mi disse: "E' un cretino", e non glielo vendette. La scusa era sempre quella, "E' già riservato per il professor Yamamoto"». «Avrei tante cose da dire su Roversi – ha dichiarato D'Elia - ma ne dico una: gli devo tutto. E' stato detto che era un uomo che giudicava. Secondo me invece non giudicava, capiva». «Chi usciva da quella libreria era pieno di entusiasmo, e in questo era unico - ha concluso Benni - Non mi si dica che qualcuno a livello istituzionale ha aiutato Roberto Roversi a salvare la Palmaverde perchè è una bugia ipocrita e vile. E io su questo ho ancora un conto aperto con Bologna e non glielo perdono, perchè di lui è stata notata solo la vena polemica e non tutto il bene che aveva fatto».