Carpigate, il sindaco sull'assoluzione: «Formula molto nebulosa»
Bellelli attacca l'ex Morelli: «Il suo unico obiettivo? Screditarmi»
Si dice «profondamente deluso per le azioni subite da una persona che consideravo amica», afferma che Morelli aveva solo l’obiettivo «di sbattere sui giornali l’avversario politico invadendo i confini del dibattito» e definisce quell’accusa di tentata diffamazione «tutt’ora avvolta nella nebbia». È un Alberto Bellelli “battagliero” quello che commenta la notizia della piena assoluzione del suo ex vicesindaco Simone Morelli, che lui stesso aveva portato in tribunale querelandolo per tentata diffamazione.
Una vicenda, il cosiddetto “Carpigate”, iniziato nel lontano 2018: «Sono arrivato a questo processo dopo una denuncia fatta contro ignoti – spiega Bellelli – Le indagini che ne sono scaturite mi hanno portato a sapere chi si celava dietro a questo progetto, un progetto atto ad infangare me e la mia famiglia. Quando è emerso che i protagonisti di tale vicenda erano attori politici, il mio approccio a questo dibattimento è mutato: sono passato dall’esclusiva necessità di tutelare la mia onorabilità all’obiettivo, che definirei etico, di difendere qualcosa che amo profondamente e che è la mia più grande passione da più di 30 anni, ovvero la politica».
Ora, che è arrivata la parola “fine”, il sindaco rimane «convinto che quella emersa durante il dibattimento sia la malversazione del concetto di politica e l’invasione di campo dell’attore politico rispetto al confine del dibattito». Per Bellelli, Morelli non ha «rispettato delle regole né tantomeno la legge, perché, di fronte a un dubbio, non sono stati utilizzati gli strumenti consoni, come, ad esempio, l’accesso agli atti o l’interrogazione». «Perché – si chiede ancora il sindaco – lo stesso attore politico non si reca davanti alle autorità giudiziarie e non si assume la responsabilità di denunciare? In questi 17 anni, come amministratore politico, l’ho fatto un’infinità di volte. E ho sempre atteso che si facesse luce su quanto segnalato, nel rispetto di tutti». Domande a cui lo stesso Bellelli si è dato una risposta: «Non ha seguito questo modus operandi non solo perché il fatto non esiste, come hanno comprovato le indagini dei carabinieri nei miei confronti, ma soprattutto perché non c’è nemmeno il dubbio. Qui si vuole sbattere sui giornali l’avversario politico, tutelando il proprio anonimato».
Accenna anche un piccolo sorriso affermando di essere «contento che questa vicenda, dopo quasi cinque anni, si sia finalmente conclusa. Da un lato, è stata confermata la falsità delle accuse nei miei confronti; dall’altro, rimane avvolto nella nebbia quello stesso tentativo di diffamazione. E la formula assolutoria lo conferma: il fatto non costituisce reato, quindi la prova è insufficiente o contraddittoria. Nel mio cuore, rimane la profonda delusione per le azioni subite da una persona che consideravo un mio amico e meritevole della mia fiducia, come è emerso chiaramente dagli atti processuali. Io amo la mia città ed amo la politica, e non posso permettere che la politica stessa, nella città che amo, sia esercitata con queste modalità. Non hanno mai contato per me le vicende personali – conclude – quanto la necessità di tutelare la correttezza del confronto dentro alla comunità che ho l’onore di amministrare».