Il “Carpigate” non è un reato: assolto Morelli, ex vicesindaco
Scagionato anche l’ex attivista della Lega Soranna Il sindaco Bellelli li aveva accusati entrambi di tentata diffamazione
Assolti dall’accusa di tentata diffamazione perché il fatto non costituisce reato. Con questa formula ieri mattina il giudice Federico Maria Meriggi ha messo un punto alla bufera “Carpigate”, che per mesi aveva tenuto banco nella città dei Pio. Parliamo del presunto “dossier” che, secondo l’accusa, voleva screditare il sindaco Alberto Bellelli in vista delle elezioni e che aveva visto sul banco degli imputati Simone Morelli, ex vicesindaco di Carpi, e Stefano Soranna, ex attivista della Lega. I due si sono sempre difesi sostenendo di non avere prodotto documenti falsificati per i giornalisti.
A giugno era stato il pubblico ministero a chiedere l’assoluzione per i due, nell’ultimo filone della vicenda che, all’epoca dei fatti – che si sono verificati nel 2018 – fece estremamente discutere. Per mesi non si parlò d’altro in città. Andiamo con ordine. Era stato l’attuale sindaco Alberto Bellelli a puntare il dito contro quello che allora era di fatto il suo braccio destro , l’ex vicesindaco Simone Morelli, accusandolo di tentata diffamazione. Anche l’ex attivista della Lega Stefano Soranna era finito al centro della bufera, accusato di avere cercato di diffondere il presunto “dossier” incriminato ai giornali.
Un processo lungo, che ha visto sfilare in aula numerosi testimoni, che ha visto interventi da più parti e che ieri è approdato alla sentenza dopo che a giugno c’era stato il primo colpo di scena con la richiesta di assoluzione per i due avanzata dal pubblico ministero.
Le vicende di quello che fu denominato “Carpigate”, risalgono a cinque anni fa. Era il 2018 quando, secondo l’accusa, Morelli inviò ai giornali alcuni documenti nei quali si leggeva di un presunto scambio di favori tra il sindaco a un costruttore edile. Documenti inviati con richiesta di pubblicazione, questa era l’accusa. Si parla di quello che è stato denominato nella ricostruzione fornita dall’accusa “dossier”,
I fatti contestati risalgono ormai a qualche anno fa. Era il 2018 quando, sempre secondo l’accusa, Morelli inviò ai giornali con richiesta di pubblicazione alcuni documenti che riferivano di un presunto scambio di favori tra il sindaco e un costruttore edile. In particolare, questi documenti, secondo la ricostruzione, si riferivano all’acquisto di un immobile da parte della moglie di Bellelli.
Bellelli, muovendo proprio da quest’accusa, decise di querelare Morelli sostenendo che quei documenti fossero falsi e diffamatori. In particolare, l’accusa di tentata diffamazione (tentata, perché quei documenti non furono pubblicati dagli organi di stampa), è stata mossa per le “allusioni” ad un presunto vantaggio economico che avrebbe permesso alla moglie di Bellelli di acquistare una casa ad un prezzo inferiore a quello di mercato a fronte di una corsia privilegiata di una lottizzazione commerciale in cui era interessato anche l’immobiliarista proprietario dell’appartamento poi ceduto. Anche Soranna (assistito dall’avvocato Chiara Costetti), come detto, era finito sotto accusa e anche lui ieri è stato assolto con la stessa formula: il fatto non costituisce reato. In particolare, lui era stato accusato di avere tentato di consegnare quei documenti ai giornali. Un processo “fiume” durante il quale si sono alternati in aula numerosi teste. A novembre, in aula era stato ascoltato Alessandro Iacovelli, che all’epoca dei fatti era capitano dei carabinieri e che aveva riferito di quelle intercettazioni in cui avrebbe captato Morelli mentre faceva richiesta ad altri di pubblicare quei documenti.
Il pm aveva chiesto l’assoluzione per i due e con la sentenza di ieri il caso si è sgonfiato: tra novanta giorni il giudice depositerà le motivazioni. «Soddisfatto per l'assoluzione, sempre sicuro della mia innocenza – commenta Stefano Soranna – Dopo 4 anni è arrivata la sentenza che mi aspettavo. Grazie alle tante persone che mi hanno sostenuto in questi anni, oggi ancora di più stridono gli entusiasmi giustizialisti di alcuni noti esponenti politici locali, come anche l'isolamento messo in atto da persone a me vicine. Attendo le motivazioni e valuterò ogni possibile profilo». Ad assistere Bellelli c’era l’avvocato Nicola Termanini.