Gazzetta di Modena

Operazione Leonida

La difesa dell’imprenditore: «Benedetti? Una persona seria non un procacciatore di escort»


	Enrico Benedetti e la figlia Margherita
Enrico Benedetti e la figlia Margherita

Il legale del patron di Esa: «L’ipotesi prostituzione è offensiva»

19 aprile 2024
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Reggio Emilia Pochi minuti: il tempo di avvalersi della facoltà di non rispondere (così come la figlia) e di andarsene, con smorfie eloquenti nell’aula a porte chiuse davanti al gip Luca Ramponi e al pm Valentina Salvi. È stato rapidissimo l’interrogatorio di garanzia di Enrico Benedetti, 60 anni, presidente e socio unico di Esa Spa (Ecologia Soluzioni Ambiente) di Bibbiano, travolto dall’inchiesta “Leonida” della Guardia di Finanza che ha disvelato una modalità di fare affari secondo la procura «aggressiva e disinvolta»: escort, mazzette, regalìe e consulenze “in nero” a tre militari in cambio di affidi diretti di commesse per smaltire residui bellici nello stabilimento dell’Esercito di Noceto (Parma).



Sono cinque le persone finite nei guai: oltre a Benedetti, ritenuto il motore di tutto, la figlia 32enne Margherita Benedetti ha il divieto di dimora nelle province di Reggio e Parma e l’interdizione dall’attività di impresa per un anno, mentre gli ufficiali presunti corrotti – l’ingegner Luigi Brindisi (39 anni), il colonnello Luca Corrieri (55) e il brigadier generale Giulio Botto (62) – sono sospesi dal servizio per un anno (Brindisi) e per otto mesi.

L’avvocato difensore dei Benedetti, Salvatore Mannino di Milano, per l’imprenditore non ha avanzato alcuna richiesta: resta ai domiciliari. Per la giovane figlia – che è parsa molto provata, preoccupata e commossa – il legale ha chiesto la revoca del divieto di dimora. Il giudice si è riservato e deciderà entro cinque giorni.

«I capi d’imputazione sono gravi, ma il mio assistito respinge totalmente gli addebiti – ha esordito la difesa, che oggi depositerà dei documenti – In particolar modo sullo sfruttamento delle prostituzione a nostro avviso la ricostruzione dei fatti è all’opposto».

Non ci sta, l’imprenditore, a passare per l’anfitrione di festini a base di escort. «Le intercettazioni telefoniche profilano un quadro sulla corruzione che noi qualificheremo in modo diverso. Sulla presunta corruzione avrei molto altro da dire, ne tratteremo nelle sedi opportune», ha detto l’avvocato.

È evidente che a far imbestialire l’indagato è lo sfondo osé. «L’accusa di sfruttamento della prostituzione secondo noi tracima dal processo – ha proseguito il difensore –. Il reato è davvero odioso, oltre a essere offensivo nei confronti di un imprenditore serio, un self made man che con le sue sole forze e il supporto di familiari perbene e dediti al lavoro ha costruito un’azienda sana. Un conto è essere un uomo che va a cena fuori con belle donne, un altro conto è essere dipinti come un procacciatore di prostitute. Tra l’altro di queste donne una è una consulente di Esa per i rapporti con l’estero, un’altra è un architetto: è davvero eccessivo e imbarazzante qualificare queste donne che lavorano come escort di lusso. Qui stiamo contestando degli illeciti penali o stiamo guardando dentro al buco di una serratura? Il confine mi pare piuttosto labile». l

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