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Stipendio di marzo più basso: perché e come leggere la busta paga

Stipendio di marzo più basso: perché e come leggere la busta paga

A tutti i lavoratori dipendenti, così come ai pensionati, viene applicato un ritocco al ribasso a causa delle addizionali comunali e Irpef, la differenza potrebbe variare da pochi euro e qualche decina

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MODENA. Buste paga di marzo con retrogusto amaro per numerosi lavoratori e pensionati italiani. Il motivo? È presto detto: saranno più “leggere” a causa delle addizionali comunali che ritoccate con i bilanci in via di approvazione faranno sentire i loro effetti sommandosi alle trattenute già applicate da gennaio per il saldo dell’anno precedente. Questo comporterà una diminuzione dell'importo netto in busta paga rispetto ai mesi precedenti: a dicembre, infatti, non vengono applicate trattenute sulle addizionali, facendo risultare un netto più alto, mentre da gennaio ripartono le trattenute per il saldo dell'anno precedente e, a partire da marzo, si aggiungerà anche l’acconto per l’anno in corso. Il risultato? Uno stipendio inferiore rispetto a febbraio, a causa della doppia trattenuta. L’importo della riduzione dipende dall’aliquota stabilita dal Comune di residenza del lavoratore. Questo effetto, che si ripete ogni anno, può inevitabilmente finire con il creare un po’ di confusione tra i lavoratori e i pensionati. Va detto che il fenomeno riguarda tutti i lavoratori dipendenti, indipendentemente dal settore di appartenenza o dal tipo di contratto, ad eccezione di coloro che rientrano nelle fasce di esenzione stabilite dai singoli Comuni e di alcuni contribuenti che sono esenti. Anche i pensionati risentono di questa trattenuta, con un cedolino più basso rispetto ai mesi precedenti. Cerchiamo dunque di riassumere e capire come funziona e quanto incide realmente.

Come funzionano le addizionali

Il datore di lavoro, in qualità di sostituto d'imposta, trattiene dalla busta paga sia l'Irpef sia le addizionali locali secondo due modalità:

  • Addizionale regionale: trattenuta da gennaio a novembre per il saldo dell'anno precedente
  • Addizionale comunale: trattenuta sia in saldo (da gennaio a novembre) sia in acconto (da marzo a novembre)

A dicembre, invece, queste trattenute non vengono applicate, rendendo l'ultimo stipendio dell'anno più alto. L’addizionale comunale all’Irpef è un’imposta che si applica al reddito complessivo determinato ai fini dell’Irpef nazionale ed è dovuta se per lo stesso anno risulta dovuta quest’ultima. Ogni Comune ha la facoltà di istituirla, stabilendone l’aliquota e l’eventuale soglia di esenzione nei limiti fissati dalla legge statale. Per conoscere l’aliquota applicabile nel proprio Comune di residenza, è possibile consultare l’elenco aggiornato delle aliquote pubblicato dal ministero dell’Economia e delle Finanze con l’elenco dei Comuni e relative aliquote deliberate.

Chi è esente

Esentati dal pagamento dell’addizionale comunale:

  • chi non ha il domicilio fiscale nel Comune interessato
  • chi è soggetto a Ires invece che a Irpef
  • chi paga un’imposta sostitutiva e non l’Irpef (ad esempio, le partite Iva in regime forfettario)
  • chi non paga l’Irpef in quanto incapiente

Sono incapienti i soggetti il cui reddito rientra nella no tax area, ovvero la soglia al di sotto della quale non si prevede tassazione. Per dipendenti e pensionati è 8.500 euro. Chi paga l’Irpef, ma per un valore netto pari o inferiore a 12 euro (al netto di detrazioni e credito d’imposta).

Come si calcola l’addizionale

L’addizionale comunale si calcola applicando l’aliquota stabilita dal Comune all’imponibile Irpef, dopo aver sottratto eventuali oneri deducibili. L’imposta fa riferimento al Comune di domicilio fiscale al 1° gennaio dell’anno di riferimento. Ad esempio, a Milano l’aliquota è dello 0,8% con una soglia di esenzione di 23.000 euro. Se un dipendente ha un imponibile di 25.000 euro, l’addizionale comunale da pagare sarà 200 euro (25.000 x 0,8%). Nei cedolini dei dipendenti, il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, trattiene:

  • il saldo dell’anno precedente, suddiviso in 11 rate da gennaio a novembre
  • l’acconto per l’anno in corso, pari al 30% del totale, trattenuto in 9 rate da marzo a novembre
  • il datore di lavoro versa poi al Fisco l’addizionale con il modello F24, utilizzando il codice tributo 3843 per l’acconto e 3844 per il saldo.

Esempi

  • Lavoratore con stipendio lordo di 30mila euro annui – Addizionale comunale annua 270 euro, acconto (30%) circa 10 euro/mese (da marzo a novembre), saldo (70%) circa 16 euro/mese (da gennaio a novembre). A marzo, la busta paga sarà inferiore di circa 10 euro rispetto a febbraio.
  • Lavoratore con stipendio lordo di 50mila euro annui – Addizionale comunale annua 400 euro, acconto circa 13 euro/mese (da marzo a novembre), saldo circa 26 euro/mese (da gennaioa novembre).  A marzo, la busta paga sarà inferiore di circa 13 euro rispetto a febbraio.

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