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Foto rubate, l’interprete ferrarese di burlesque: «Maschilismo e testosterone imperano»

Stefania Andreotti
Foto rubate, l’interprete ferrarese di burlesque: «Maschilismo e testosterone imperano»

La testimonianza: «Ma nel 2025 il problema minore è mostrare il corpo»

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Ferrara Manuela Cuadra, in arte in arte Racy Ros, è di origine spagnola, ma da anni vive a Ferrara dove ha fondato la Ferrara Burlesque School Teaserama. È insegnante e interprete di burlesque, una forma di intrattenimento che mescola danza, teatro e commedia. Le performance propongono costumi elaborati e possono includere spogliarelli, spesso con una connotazione ironica e satirica. Come tante donne, si è trovata a riflettere sui siti di foto rubate.
Quanto incide quello che è emerso sulla libertà consapevole di “mettersi a nudo” per una donna?
«Il compagno di una mia allieva un giorno mi ha detto dopo uno show: “Bisogna avere coraggio per fare ciò che fai”. Perché coraggio? Svolgo un lavoro, che ho scelto liberamente, cosciente dei pro e dei contro. Coraggio ci vuole per altro. Come per perdonare chi ha fatto di te un burattino su cui a tua insaputa, completi sconosciuti, hanno avuto il permesso di dire irrazionalmente qualsiasi cosa. Coraggio ci vuole per fare questo e poi tornare a casa con un “amore, com’è andata la giornata?”. Il coraggio spero lo abbiano tante donne che sono state utilizzate per puro divertimento e senza una motivazione che non fosse altra che soddisfare un maschilismo imperante».
Che cosa significa per te quello che è successo?
«“Sono artista, sono donna, moglie e mamma”. Ogni volta che inizio uno spettacolo mi piace presentarmi così. Che ci siano ancora problemi di genere nella nostra società non è una novità e le risorse per provare a risolverle sono poche. Sono laureata in Storia e dalla storia costruisco un percorso che dall’antichità porta fino ai nostri giorni. È importante capire che non è un “nostro problema”, ma un problema storico verso cui bisogna chiedersi seriamente come affrontarlo per contribuire a diminuire la situazione».
Quale è la tua reazione?
«Come artista ho la fortuna di avere di fianco un uomo che innanzitutto mi rispetta. In questi anni come parte del mondo dello spettacolo ho imparato che lavorare con il proprio corpo come veicolo attraverso il quale parlare di certi messaggi è un’attività soggetta alla più totale relatività. Il mio mondo rimane di nicchia, perché riservato a chi ha una sensibilità adatta a capire una bellezza trascendentale e l’apertura mentale per rendersi conto che nel 2025 il problema minore è mostrare il corpo. Però diventa un problema quando sono gli altri a manipolare ciò che fai, ciò che sei».
È un problema culturale?
«Assolutamente sì. Ma non è solo legato al testosterone. Lavoro con donne che mi espongono i loro conflitti con sé stesse e conosco donne che vedono nel tuo rapporto con te stessa un motivo di invidie e litigio. La grande maggioranza tende a un rifiuto di sé e dell’altra, che invece riesce ad avere quel rapporto per intenderci. Questo tipo di rapporto col proprio corpo non è proprio del genere maschile, ma sono gli uomini che vincono il primato nella volontà di controllo verso il corpo femminile». l

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