Gazzetta di Modena

In tribunale

Accusato di pedopornografia, assolto con formula piena a Ferrara

Accusato di pedopornografia, assolto con formula piena a Ferrara

Massimo Restivo Caponcello non ha commesso il fatto

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Ferrara Assolto per non aver commesso il fatto. «Quei filmati non li ho mai visti», aveva detto in aula durante il processo e, a quanto pare, non mentiva. Massimo Restivo Caponcello, 65 anni, è stato dunque assolto ieri da un’accusa pesante, molto pesante: detenzione di materiale pedopornografico. Ieri pomeriggio il giudice Marco Peraro ha emesso sentenza, dopo due anni di processo.

Nel mese di maggio del 2023, la Procura di Bologna aveva chiesto al tribunale felsineo l’emissione di un decreto penale di condanna. Tre mesi di reclusione, convertiti in 2.250 euro di pena pecuniaria, ridotti a 1.800 in caso di pagamento immediato, senza opposizione. Massimo Restivo Caponcello, che si presenta come delegato Onu, ha fatto opposizione. All’uomo venivano contestati quarantuno video interi e tre frammenti di video che ritraevano minori in atteggiamenti sessuali espliciti, conservati in un computer portatile trovato in suo possesso nel corso di un’indagine per un presunto raggiro ai danni di un’anziana signora, per il quale sempre ieri è andato a processo. Caponcello, difeso dall’avvocato Claudio Mazzoni del Foro di Roma, aveva negato ogni responsabilità: «Quei filmati non li ho mai visti», aveva detto rispondendo alle domande del pm Ciro Alberto Savino, spiegando anche di non avere «mai scaricato o condiviso in rete quale tipo di materiale». Restivo aveva spiegato che il pc sul quale sono stati trovati i video è quello fornito in dotazione dalla Ong di cui oggi è commissario straordinario, la Ico United Planet, che nel periodo a cavallo tra metà dicembre e metà gennaio 2021, lui era andato a Kiev, dove ha sede la Ong, e aveva lasciato per alcune settimane il computer ai tecnici, i quali scaricavano e caricavano i programmi necessari al lavoro. «L’ho lasciato in azienda dal 20 dicembre a poco prima di partire», ha detto. Poi ha spiegato che la password per l’accesso al pc era quella fornita dallo stesso staff tecnico e che era anche scritta in un adesivo che lasciava attaccato al monitor o in un cassetto. Il tutto in un contesto in cui la sede dell’organizzazione, è parso di capire anche da due testimoni della difesa sentiti ieri, sarebbe un open space con alcuni uffici, utilizzati però anche da altre organizzazioni e quindi da altre persone, che in teoria, avrebbero potuto avere libero accesso al suo computer di lavoro. Alla fine ieri pomeriggio è arrivata la piena assoluzione per non aver commesso il fatto: Massimo Restivo Caponcello effettivamente quei video non li ha mai scaricati ed è stato quindi assolto per non aver commesso il fatto.