Errore medico a Ferrara, una famiglia risarcita con 814mila euro
Accordo Sant’Anna-eredi. Contenziosi: chirurgia sopra tutti
Ferrara Nei giorni scorsi l’ospedale Sant’Anna ha ufficializzato la sottoscrizione di un accordo di transazione economica per un caso di colpa medica che prevede uno dei più alti risarcimenti versati negli ultimi anni, con questa modalità, ai familiari ed eredi di una paziente ferrarese: 814mila euro. La donna era stata visitata due anni fa e dopo le dimissioni era deceduta.
Quella somma andrà a compensare, con una somma concordata in un contesto legale finalizzato al raggiungimento di un’intesa extragiudiziale, il danno economico subìto dai congiunti. L’inchiesta penale fu archiviata, è quindi seguita una trattativa sugli aspetti di natura civilistica. Nelle conciliazioni di questo tipo non è necessaria l’ammissione di colpa, l’accordo può infatti dipendere da una scelta prudenziale mirata alla riduzione del danno se la sentenza si prospetta incerta.
Per motivi di riservatezza sull’identità delle vittime o dei pazienti danneggiati queste notizie faticano ad emergere, ma le aziende sanitarie, comprese quella ferraresi, spendono milioni di euro ogni anno per casi di colpa medica. All’esito dei processi penali è legata solo una parte di questo valore. Questi procedimenti si concludono frequentemente con verdetti di assoluzione o con l’archiviazione. Il risultato dei contenziosi aperti sul fronte civilistico è meno prevedibile e, come in questo caso, l’esito può essere positivo per i ricorrenti, con risarcimenti anche elevati non strettamente collegati alla responsabilità professionale.
La colpa medica è una questione anche politica che riscalda da tempo i rapporti, in particolare, fra i sindacati dei medici e il parlamento. Nei giorni scorsi l’Anaao, che rappresenta i medici ospedalieri, è tornata sul tema chiedendo l’introduzione in Italia di un modello diverso di composizione delle controversie, basato esclusivamente sui ristori economici. Un percorso sostenuto durante i lavori di un recente convegno, come ha riportato il sito “Quotidiano sanità”, e che permetterebbe «ai pazienti di ottenere un risarcimento per danni derivanti da trattamenti medici senza dover dimostrare la loro colpa e ai professionisti di lavorare con maggiore serenità». Pierluigi Api, coordinatore locale del sindacato, conferma che si tratta di un’iniziativa perseguita concretamente ma «in questa fase dal punto di vista legislativo e parlamentare non registriamo passi avanti nella direzione auspicata».
Nel corso dello stesso convegno, riporta sempre il sito on line, sono stati forniti alcuni dati dalla stessa Anaao, da cui risulta che «1 medico su 3 ha ricevuto una denuncia. Di tipo penale nel 43,6% dei casi, civile nel 30,8% e addirittura di entrambe le tipologie nel 25,6%. È la chirurgia ad essere nel mirino della magistratura con oltre l’82% dei casi segnalati. I più colpiti sono gli uomini over 55 che lavorano in ospedali con meno di 500 posti letto». Tra le specializzazioni più interessate dai procedimenti ci sono: Ginecologia: 70%, Cardiochirurgia: 70%, Chirurgia generale 66,2%; Ortopedia 65,2%, Pronto Soccorso: 53,3%, Cardiologia: 44,9%, Medicina interna: 42%, Radiologia: 38,6%, Anestesia: 37,3%, Direzione medica di presidio ospedaliero 38,5%, Psichiatria: 16,3%. La distribuzione geografica segna una prevalenza al Sud e nelle Isole con un tasso del 39,8%. Al secondo posto il Centro Italia (38,2%), al terzo il Nord (27,2%).
Gi.Ca.
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