Lav Modena invoca una svolta sugli allevamenti intensivi: «Fermare l’inquinamento»
Per l’associazione occorre cambiare gli stili di vita
MODENA. L’Emilia Romagna è una delle regioni più inquinate d’Italia e tra le diverse cause vi è l’elevato numero di allevamenti intensivi sul territorio.
«Niente benessere animale, solo soldi»
Yuri Bautta, attivista di Lav Modena, ci ha descritto il panorama generale degli allevamenti intensivi presenti sul nostro territorio: «L’industria zootecnica è molto diffusa e tutto ciò viene sovvenzionato con i soldi pubblici, ricadendo sulla salute dei cittadini e la sofferenza degli animali. In un allevamento non si può parlare di benessere animale, esso infatti è un luogo in cui gli animali vengono valutati a peso e fungono da macchine da soldi».
Secondo la testimonianza dell’attivista, «il sistema dei macelli è un sistema in cui dev’essere massimizzata la produttività e il rendimento, per questo motivo i tempi sono importantissimi e per ottimizzarli gli animali subiscono trattamenti atroci quando sono ancora coscienti e vengono smembrati quando sono ancora vivi».
Un esempio molto comune è quello dell’elettrocuzione: «L’elettrocuzione, un sistema che viene usato per stordire l’animale che agisce tramite scariche elettriche sulle tempie, non viene eseguito correttamente, perché eseguito velocemente e in un punto sbagliato, quindi l’animale rimane cosciente e viene sgozzato vivo. Nel 2024 tramite un bando la regione Emilia-Romagna ha assegnato 2.400.000 euro alla suinicoltura per aiutare gli allevatori a contrastare la peste suina africana, con i soldi pubblici quindi portiamo avanti un sistema che produce sofferenza, morte degli animali e inquinamento».
Nonostante la situazione appaia scoraggiante, Yuri Bautta crede che ogni individuo possa fare la differenza: «Non posso cambiare il mondo, ma cambiando il mio stile di vita posso cambiare la vita di un animale».
«Sì alla carne coltivata»
Paolo Bernini, già parlamentare del Movimento Cinque Stelle ci svela ciò che si cela dietro questo sistema: «I maiali dopo otto o nove mesi – sottolinea – vengono caricati sui camion e portati al macello, le vacche da latte vengono inseminate artificialmente, dopo la gestazione la prole gli viene rubata, se è maschio destinato al macello, se femmina torna nel ciclo del latte fino a 5/6 anni e poi vanno al macello, i polli dopo un mese e mezzo vengono uccisi perché le gambe non reggono più il peso del loro corpo, i pulcini vengono tritati vivi perché non hanno alcun valore economico».
Paolo Bernini conclude così il suo intervento: «La carne coltivata sarebbe una valida alternativa alla sofferenza animale, ma abbiamo paura del cambiamento».
* studentessa del liceo Venturi, classe 4L