Gazzetta di Modena

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Scuola 2030

La storia della Sheridan: dagli anni Settanta alla ricerca della verità

di Nichole Sawali e Martina Fiorini*

	La modenese Caterina Malavolti guida l'agenzia investigativa Sheridan
La modenese Caterina Malavolti guida l'agenzia investigativa Sheridan

La storia dell’agenzia investigativa modenese: «Lavoriamo per risolvere casi, fare chiarezza e per aiutare le persone»

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MODENA. Ma oggi chi si affida a un’agenzia investigativa? Non è una domanda banale, e la risposta non è sempre quella che ci aspetteremmo. Privati, aziende e persino compagnie assicurative si rivolgono a professionisti del settore.

Durante una conversazione con la titolare di Sheridan si è scoperto un mondo fatto di sfide quotidiane, regole stringenti e una continua evoluzione. Quando pensiamo a un investigatore privato, ci vengono in mente scene da film: pedinamenti, inseguimenti, colpi di scena. In realtà, il lavoro di un'agenzia investigativa è molto più quotidiano di quanto sembri. «Oggi lavoriamo soprattutto con compagnie assicurative, aziende e privati», spiega Caterina la titolare dell’agenzia investigativa Sheridan. Caterina Malavolti, titolare della Sheridan, racconta la fondazione della storica agenzia investigativa modenese, nata attraverso un’opportunità casuale in un'attività che, pur partendo da zero, è diventata un'azienda che opera non sono sul territorio modenese ma anche su tutto il territorio nazionale.

Gli esordi

«L’agenzia è stata fondata da mio papà attraverso un’avventura un po’ per caso in cui si è trovato a dover creare un’attività praticamente dal nulla», ricorda Caterina. La storia della Sheridan inizia nei primi anni '70, quando Marco Malavolti inizia a collaborare con una coppia di carabinieri in pensione che si occupavano principalmente di indagini commerciali. Dopo la scomparsa di questa coppia, Malavolti si trova a dover creare un'attività da zero, riuscendo a emergere nel settore delle investigazioni private e a farsi conoscere non solo a Modena, ma in tutta Italia vantando oggi oltre 60 anni di esperienza nel campo delle investigazioni private. «Il nome dell’agenzia è un nome cinematografico’ risponde Caterina ad una delle nostre domande. Il nome dell’agenzia deriva da un personaggio di una delle prime serie televisive dedicate ai detective, in cui protagonista era il tenente Sheridan, celebre per il suo impermeabile, emblema dell’immaginario collettivo associato alla figura del detective. Il nome “Sheridan” fu quindi scelto come omaggio a questo iconico personaggio. «Le assicurazioni, ci chiamano per verificare situazioni di assenteismo doloso, quando un dipendente si dichiara malato o infortunato, ma la realtà potrebbe essere ben diversa».

Certificati sospetti

Caterina sottolinea che uno dei casi più comuni riguarda le persone che, invece di andare a lavorare, si assentano con certificati medici sospetti. «Quando mio padre ha iniziato, l'attività era molto più libera», ricorda Caterina. «Per entrare in questo mestiere, la formazione è fondamentale», dice Caterina. Secondo la legge, chi vuole aprire un’agenzia investigativa deve avere una laurea in giurisprudenza, psicologia, economia o discipline affini. Inoltre, è richiesto un praticantato di almeno cinque anni presso un investigatore con licenza. Caterina è convinta che, oltre agli studi, ci siano doti personali imprescindibili. «La curiosità è la prima qualità che deve avere un investigatore – afferma – Se non sei curioso, non puoi fare questo lavoro. Devi avere la forza di non arrenderti di fronte ai primi ostacoli e la flessibilità mentale di cambiare approccio quando la situazione lo richiede».

Etica e competenza

Non si tratta solo di raccogliere informazioni, ma di essere in grado di leggere la realtà sotto una luce diversa. C’è un’immagine un po’ cinematografica dell’investigatore privato, fatta di inseguimenti mozzafiato e scoperte sensazionali. La realtà, però, è diversa. «Il nostro lavoro è molto più regolato di quanto sembri – ammette – Esistono leggi da seguire e norme che vincolano ogni nostra mossa. Non possiamo fare intercettazioni telefoniche, né usare microspie. E se facciamo delle indagini sotto copertura, dobbiamo fare attenzione a non oltrepassare il confine».

Essere un investigatore privato richiede un alto livello di etica, competenza e una continua attenzione al quadro normativo in evoluzione. «Noi lavoriamo per risolvere casi, per fare chiarezza e per aiutare le persone a trovare le risposte che cercano – afferma – Ma lo facciamo sempre con rispetto, legittimità e professionalità. La parte bella del nostro lavoro è quando riusciamo a risolvere dei problemi e a dare delle risposte. La parte più gratificante del lavoro di chi si occupa di investigazioni è, infatti, quella di riuscire a dare finalmente una risposta a chi cerca la verità. Uno dei casi risolti con successo dalla Sheridan è una vicenda tragica che, alla fine, ha trovato una risposta. Parliamo di un signore scomparso che era stato ricoverato in ospedale. All'inizio, si era parlato di un allontanamento volontario, ma la sua famiglia non ha mai creduto a questa versione e solo dopo tre anni finalmente la verità è emersa. Il corpo del signore fu trovato in una zona dell’ospedale che era stata oggetto di lavori di ristrutturazione. Un’area che, a causa dei lavori in corso, era stata trascurata, e dove il signore, infatti, aveva perso la vita. Nonostante l'esito negativo siamo riusciti a dare una risposta alla famiglia che da tanti anni cercava la verità», conclude la titolare. Grazie alla determinazione nel cercare la verità, la Sheridan è riuscita a dare una risposta che, sebbene dolorosa, ha posto fine a un lungo periodo di incertezze e sofferenza.

*studentesse del liceo Venturi, classe 4L